Gli effetti negativi del cambiamento climatico potrebbero farsi sentire anche sul cibo. E’ l’ipotesi avanzata da un gruppo di scienziati secondo cui questo fenomeno potrebbe addirittura ridurre il valore nutritivo di alcune colture a livello globale, con conseguenze rilevanti per la nostra salute.
Diminuzione della quantità di nutrienti
In particolare, si legge sul sito Futurism, i ricercatori hanno sottolineato che, se si analizza il valore nutrizionale di molte colture, nel corso degli ultimi 70 anni il contenuto di minerali, proteine e vitamine si è ridotto notevolmente. Un trend suffragato già nel 2004 da uno studio in cui risultava che, dal 1950, queste sostanze erano bruscamente diminuite in diversi alimenti di origine vegetale.
Come avviene la riduzione
Ma a livello molecolare come si spiega questo processo? Secondo i ricercatori un’elevata concentrazione di CO2 fa aumentare la velocità del processo di fotosintesi e le piante in queste condizioni assumono più carboidrati e minori quantità degli altri nutrienti come proteine, vitamine e minerali.
Un tema su cui cresce l’interesse
La questione sta iniziando a suscitare un certo interesse. Secondo il sito Politico.com i ricercatori del dipartimento dell’agricoltura degli Stati Uniti hanno potuto avere accesso a delle varietà di riso, soia e frumento risalenti al periodo compreso tra il 1950 e il 1960 e le hanno piantate nei luoghi dove erano state coltivate in passato. Gli studiosi potranno così confrontare le quantità di nutrienti e l’impatto della CO2.
Le problematiche correlate
Gli alimenti vegetali sono un’importante fonte di proteine nei Paesi in via di sviluppo e l’impatto del cambiamento climatico potrebbe essere disastroso. Entro il 2050, secondo i ricercatori, circa 150 milioni di persone potrebbero rischiare una carenza di proteine, mentre 138 milioni di persone potrebbero essere a rischio per una carenza di zinco. Questa sostanza ha un ruolo fondamentale per la salute materna e dei bambini. A ciò si aggiunge il fatto che in alcuni Paesi il ferro potrebbe diminuire in modo significativo impattando sulla salute di circa 354 milioni di bambini e 1 miliardo di madri.
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