Geotermia i lavori del Tavolo ministeriale su DM a circuito chiuso e “in parallelo” a circuito aperto

Comunità energetiche e abbattimento delle emissioni cittadine, ma aleggia sul comparto il tema della assicurazione a copertura del rischio di perforazione

Investire in una filiera industriale interna in grado di produrre energia a impatto zero. No, non stiamo parlando di nucleare, ma di geotermia. E’ una battuta sottile, solo per addetti ai lavori forse, ma di fatto significa oggi valutare a livello di sistema Paese lo sviluppo concreto di una tecnologia che è rinnovabile.

C’è un ma però. La percentuale di rischio e di costo iniziale è paragonabile a un impianto di petrolio o gas,  in quanto per realizzare una centrale geotermica senza scendere troppo in profondità è necessario che ci siano: acqua, permeabilità del terreno e anomalia termica.

Di queste la permeabilità è quella più difficile da prevedere, “perché deve essere la più alta possibile”, chiarisce a Canale Energia Luca Xodo, global sales & partner director lead project advisor di Steam group a margine dell’evento Italian Geothermal forum che si sta svolgendo a Roma dal 11 al 12 marzo.

Tavolo della geotermia su DM a circuito chiuso e “in parallelo” a circuito aperto

Per questo il Tavolo di lavoro sulla geotermia che vede aziende ed esperti seduti insieme al Mase sta cercando di migliorare le asperità del primo Decreto del Ministero della Transizione Ecologica n. 378 del 30/09/2022 dedicato ai circuiti chiusi. Ma è al lavoro anche sui circuiti aperti, affermano i partecipanti al tavolo. Uscirà per forza di cose prima la rettifica sui circuiti chiusi. Non ci sono ancora date ma l’impegno è “lavorare in parallelo” per quanto possibile, chiarisce in sede di conferenza Nunzia Bernardo, Gabinetto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Segreteria Tecnica del Ministro.

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La geotermia nelle comunità energetiche

“Stiamo lavorando per incrementare la geotermia nelle città, anche perché non ha limiti aereali. Il che in un settore altamente emissivo come quello cittadino sarebbe una soluzione importante” aggiunge Bernardo.

Un ruolo importante spetterà anche alle comunità energetiche geotermiche, perché sottolinea la Bernardo “c’è la possibilità di arrivare a quelle aree interne dove l’accesso all’energia non è così semplice, come in altre aree di Italia. Quindi favorirebbe anche un’azione sociale di tutela dei settori e delle aree più vulnerabili“.

Non solo, rimarca a margine dei lavori Nicolandrea Calabrese, responsabile laboratorio efficienza energetica negli Edifici e Sviluppo Urbano di ENEA, in vista del recepimento della direttiva europea EPBD per l’abbattimento delle emissioni degli edifici, su cui assicura l’ente è già al lavoro da diversi mesi, le comunità energetiche rappresentano una chiave di Volta importante. E’ solo un pò più complicata la contabilizzazione del calore, ma non è impossibile “con gli smart meter ormai facciamo tutto” taglia corto Calabrese.

Assicurazione contro il rischio di perforazione: un tema sul tavolo

Tra i temi su cui il Tavolo di lavoro sta ragionando, oltre a una maggiore fluidità autorizzativa e la non pertinenza del DM aree idonee per questa tecnologia “in quanto la geotermia può essere fatta solo in alcune aree specifiche” per dirla con le parole di Emanuele Emani, consigliere Consiglio Nazionale dei Geologi e coordinatore Piattaforma Geotermia. Per questo auspica una “interlocuzione a livello regionale” più che nazionale.

La proposta più ambita sul Tavolo, è proprio il caso di dirlo, è stanziare una sorta di assicurazione in grado di aiutare le aziende a sostenere il rischio delle prime perforazioni. Pensata in parte su modello francese a cui in epoca G7 aveva accennato lo stesso Ministro Fratin.

Qui è operativa dal 1981, con un fondo da 10 milioni di euro. Nata inizialmente solo per l’Ile de France, il successo del modello ha portato ora la Francia ad ampliare il sistema su tutta la nazione, ma anche a investirci sopra maggiori risorse, chiarisce a margine dei lavori Philippe Dumas, segretario generale EGEC. Siamo nell’ordine dei 200milioni di euro.

E’ qualcosa che va oltre l’aiuto statale o l’ormai poco apprezzato alle orecchie di italiani e politici “incentivo“, ma serve a sostenere il rischio di indagine sul suolo in quanto un pozzo geotermico “non è come il fotovoltaico, se lo fai nel posto sbagliato non produci nulla” per dirla sempre con le parole di Emani.

L’aspettativa è che ora che al termine dell’assestamento portato dal rinnovo delle concessioni degli impianti il mercato sia più sereno e propenso a investire. Tutti temi che probabilmente saranno affrontati dai diretti interessati nel corso della consultazione pubblica per la disciplina del meccanismo di incentivazione degli interventi di produzione di energia termica da fonti rinnovabili di grandi dimensioni, attraverso procedure di accesso competitive che ha aperto proprio oggi, un buon segno?

Geotermia e bioeconomia

C’è tutto un aspetto infine come ha sottolineato la Nunzia Bernardo nel suo intervento, il documento per la Strategia nazionale per la bioeconomia, rilasciato a dicembre, prevede al suo interno un ruolo per la geotermia nei processi della bioeconomia, appunto.

“Quindi non è solo una questione puramente energetica ma di filiere integrate e di simbiosi industriale” conclude.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.