Perché un consumatore efficiente dovrebbe pagare meno Iva

Abbassare l'Iva a chi consuma in modo virtuoso, la proposta di un Ege

Gli Ege come dice la sigla sono figure esperte in gestione energia per le imprese, grandi impianti e perché no anche in ambito domestico. Quindi, occupandosi di efficienza ma anche di riduzione della spesa energetica, a chi ne ha viste tante come si potrebbe dire, viene immediato fare due calcoli e guardare con concretezza al problema dei costi energetici domestici, in particolare per famiglie e indigenti, con una vista sulle spese di efficientamento che sarebbero necessarie per ridurre nella fattispecie i consumi elettrici e al piano di transizione energetica. Da qui nasce la proposta che segue, che è stata inviata anche per conoscenza alle istituzioni afferenti al tema.

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Il consumo standard di una prima casa per una famiglia non «sprecona» è di circa 2500-3000 kWh/anno, prima delle varie crisi la tariffa media completa era di 0,2 €/kWh senza Iva, mentre ora è di circa 0,35 senza Iva. Facendo un veloce calcolo si hanno i seguenti costi annui a parità di consumi.

Gerbo analisi costi annui bollette
Analisi costi annui bollette. Fonte Roberto Gerbo Ege

Così lo Stato incassa circa 80-100 €/anno in più a famiglia

La riduzione di oneri di sistema è utile ma di portata limitata, anche per famiglie con reddito medio e poi è sempre transitoria. Non possiamo considerare corretto che si spenda il 75% in più per consumi essenziali di vita come: frigorifero, lavatrice, illuminazione, etc. Inoltre con un provvedimento a pioggia generalizzato si rischia quanto già accaduto, chi consuma troppo beneficia di bonus più di chi consuma meno. Guardiamo al gas che ha visto l’Iva ridursi al 5% e ora è tornata al 10%/22% in base a consumi per usi domestici.

Come ridurre le spese ma non intaccare il “tesoretto” dell’Iva per lo Stato

Guardando i conti e le spese, lo Stato, anche in ottica transizione energetica, potrebbe agevolare le famiglie virtuose nei consumi elettrici portando l’Iva al 5% o al 10% consumi medi negli ultimi anni di 200 kWh/mese (2400 kWh/anno) e non oltre 3500 kWh/anno, mantenendo invece per consumi residui da 2400 a 3500 kWh/anno,
mentre per chi ha consumi >3500 kWh/anno l’Iva resta invariata al 22%.

Gerbo proposta caro bollette
Per ridurre la spesa a chi consuma in linea con gli standard o meno, in particolare portando l’IVA al 5% o al 10% per consumi 200 kWh/mese e non oltre 3500 kWh/anno, IVA quindi con IVA al 22% per consumi residui. Fonte Roberto Gerbo Ege

Quanto sarebbe il risparmio

Per chi consuma meno di 3500 kWh/anno con IVA al 10% la perdita di IVA per lo
Stato (risparmio per utente) sarebbe di 60-42 €/anno con tariffa a 0,2 €/kWh e di
105-126 €/anno con tariffa a 0,35 €/kWh.

In questo modo lo Stato verrebbe incontro ai consumatori più efficienti e alle famiglie indigenti, in modo semplice e facile da implementare automaticamente. Si tratterebbe anche di accettare un minore introito presumibilmente gestibile e mantenere comunque invariato introito dalle famiglie più energivore (e più ricche in genere).

Una spinta culturale ed economica per l’efficienza

Applicando una simile iniziativa sarebbe possibile otterrebbe un secondo vantaggio importante per la transizione energetica. Le famiglie prossime allo standard dei consumi citato, quindi tra 2400 e 3500 kWh/anno, sarebbero indotte a ridurre i propri consumi con interventi di efficientamento energetico o con uso di FER (FV/AUC /CER) per usufruire di IVA al 10%.

Mentre chi supera lo standard (oltre 3500 kWh/anno) sarebbe indotto a valutare in modo diverso i propri consumi cercando di ridurli ove possibile, con interventi di efficientamento energetico o con uso di FER (FV) per rientrare nel range con IVA 10%. In questo modo si avrebbe una azione integrata, equa e in linea con la transizione energetica.


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Energy manager, Ege ed ex Dirigente presso Intesa Sanpaolo