Una buona parte dell’inquinamento ambientale (circa il 4-5%) è causato dai farmaci. L’impatto di tali sostanze ha conseguenze negative sugli ecosistemi, a tutti i livelli. Si tratta di un fenomeno “molto importante e in parte anche sottostimato. Per avere la misura del fenomeno è necessario effettuare analisi e ricerche, ma non sempre c’è interesse ad approfondire questi aspetti”. Lo afferma in una nota stampa Francesco Bortoluzzi, segretario nazionale dell’Associazione italiana gastroenterologi e endoscopisti digestivi ospedalieri (Aigo) e dirigente medico di gastroenterologia presso l’Azienda Ulss 3 Serenissima di Mestre-Venezia.
Numerosi studi hanno documentato l’ampia diffusione ambientale dei prodotti farmaceutici. In particolare, questo tipo di inquinamento è connesso a fenomeni di eccesso di diagnosi e “over treatment”, ossia un abuso di farmaci. Sono legati in parte al consumismo sanitario e in parte alla facilità di accesso ai farmaci. Questo tipo di contaminazione proviene, in particolare, dai sistemi di depurazione che, nella maggior parte dei casi, non riescono a eliminarli completamente, per cui vengono rilasciati nelle acque di effluvio.
Gli effetti della dispersione: l’antibiotico resistenza
La presenza di prodotti farmaceutici è stata rilevata sia nelle acque di superficie sia in quelle di profondità. Anche l’ambiente acquatico e marino ne viene coinvolto e tracce di prodotti farmaceutici sono rintracciabili in varie specie di animali marittimi e fluviali: “Gli effetti della dispersione di questi componenti chimici si manifestano sull’ambiente, in special modo sulla fauna marina” sottolinea Bortoluzzi, evidenziando che “l’assorbimento di estrogeni da parte dei pesci palla ha causato in alcune aree la femminilizzazione della specie ittica”. Uno studio condotto in India ha dimostrato che la causa della moria degli avvoltoi era l’insufficienza renale dovuta all’assunzione indiretta di farmaci antinfiammatori riversati nell’ambiente.
In particolare, l’attenzione delle ricerche è posta sul ruolo che tali sostanze possono svolgere nel determinare l’antibiotico resistenza in vari batteri e le conseguenze a livello umano: “Quello degli antibiotici è un problema emergente della nostra sanità. Sia quando i medicinali sono utilizzati negli allevamenti, sia quando li assumiamo indirettamente attraverso l’alimentazione” chiarisce Bortoluzzi. I residui dei farmaci vengono assorbiti nel terreno, “anche a causa di processi di smaltimento inadeguati, dove sono assorbiti da batteri che ne diventano così resistenti e possono contaminare l’uomo”.
Farmaci alternativi, prescrizioni appropriate e corretto smaltimento
L’analisi delle sostanze rilevate nelle acque superficiali e sotterranee mostra quali sono i prodotti farmaceutici più utilizzati tra gli individui. Tra i più comuni, nel nostro Paese sono stati rilevati, oltre agli antibiotici, specialmente dove è più frequente l’uso anche in campo veterinario e per gli allevamenti intensivi, quelli a base di metformina per la cura del diabete e gli antinfiammatori. A tal riguardo, Bortoluzzi ricorda che, per la cura di alcune patologie, esistono farmaci alternativi altrettanto efficaci e con un minor impatto ambientale: “Sin dalla progettazione e produzione, istituzioni e aziende dovrebbero tenere in considerazione i rischi per l’ambiente. Spetta in una seconda fase ai medici aumentare l’appropriatezza delle prescrizioni e favorire un uso responsabile dei farmaci”. Infine, la raccolta e lo smaltimento dei farmaci avanzati o scaduti è fondamentale nel garantirne il corretto recupero.
Come praticare il corretto smaltimento? Negli appositi cassonetti che si trovano nelle farmacie per la raccolta dei farmaci scaduti, si possono conferire sciroppi, pastiglie, pomate, flaconi con residui di medicinale, fiale e disinfettanti. Le compresse andrebbero estratte dai blister e questi dovrebbero essere differenziati nella raccolta della plastica, così come la confezione di carta e i bugiardini in quella della carta.
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