LEcittà non sono solo palazzi e strade, rappresentano le aspirazioni e le speranze della società. Si potrebbe dire che ogni città esprime una sua personalità, la cui anima si manifesta attraverso il patrimonio culturale, ambientale, le tradizioni, gli spazi pubblici. Ma anche attraverso la capacità di evolvere attraverso una pianificazione armoniosa, che coinvolge i cittadini. Sono queste alcune delle considerazioni più significative che oggi modellano lo sviluppo urbano sostenibile. La pianificazione, come disciplina, può stimolare la coesione sociale articolando una visione strategica che descrive un futuro comune per la comunità che vive la città.
Canale Energia ha approfondito il tema con Fabrizio Capaccioli, presidente di Green Building Council Italia e autore del libro Urbano e Umano. Ripensare le città per un equilibro tra progresso e umanità (Book Editors Group).
Qual è il valore simbolico delle città e quali sono le correlazioni tra sviluppo urbano e qualità della vita umana?
Le città non sono solo spazi fisici, ma rappresentano un concentrato di simbolismo e identità. Ogni città è il frutto delle interazioni umane, delle culture che vi si incontrano e delle storie che vi si intrecciano. Questo valore simbolico le rende non solo centri economici e politici, ma anche luoghi dove si esprime la creatività e si sviluppano le comunità.
La qualità della vita nelle città dipende dalla capacità di conciliare crescita urbana e benessere umano. Lo sviluppo urbano influisce direttamente su aspetti fondamentali come l’accesso a spazi verdi, i trasporti pubblici, i servizi essenziali e il senso di appartenenza degli abitanti. Tuttavia, le città possono anche amplificare disuguaglianze sociali e ambientali se lo sviluppo non è gestito in modo inclusivo e sostenibile. La chiave è considerare l’urbanizzazione come un’opportunità per costruire un modello di vita più equo, resiliente e culturalmente ricco.
La sostenibilità al centro delle politiche di rigenerazione urbana: cosa significa rendere le città sostenibili?
Rendere le città sostenibili significa affrontare le loro complessità in modo integrato, combinando la riduzione degli impatti ambientali con il miglioramento della qualità della vita per tutti i cittadini. La sostenibilità urbana non è solo una questione tecnica, ma una trasformazione culturale e sociale.
Questo implica adottare un approccio olistico che guardi oltre l’aspetto ambientale, includendo l’inclusione sociale, l’equità e la partecipazione attiva delle comunità. Un esempio concreto è rappresentato dalla rigenerazione di quartieri degradati, dove interventi mirati possono creare spazi più vivibili, accessibili e resilienti. Sostenibilità significa anche preservare l’identità delle città, rispettando la loro storia e cultura, mentre si adottano soluzioni innovative per affrontare le sfide moderne, come i cambiamenti climatici e la crescita demografica.
In tale contesto, quale ruolo può svolgere la riconversione degli spazi di lavoro abbandonati e degradati?
La riconversione degli spazi abbandonati è uno degli strumenti più potenti per rigenerare il tessuto urbano e favorire la sostenibilità. Spazi che rappresentano risorse preziose, capaci di rispondere a nuove esigenze sociali, economiche e ambientali.
Questi luoghi possono diventare poli multifunzionali: centri culturali, spazi di coworking, aree verdi o luoghi di aggregazione sociale. Ad esempio, un ex stabilimento industriale può essere trasformato in un parco urbano o in un hub per l’innovazione sostenibile. La riconversione non solo riduce l’impatto ambientale legato alla costruzione ex novo, ma promuove anche il senso di appartenenza nelle comunità locali, valorizzando la storia e l’identità degli spazi.
Attraverso quali strumenti e modelli si può rendere davvero efficace la pratica urbanistica, in linea con le politiche di sostenibilità indicate dall’Agenda 2030?
Per rendere la pratica urbanistica realmente efficace, suggerisco un approccio multidisciplinare che integri i princìpi dell’Agenda 2030, come inclusione, equità e sostenibilità ambientale. Tra gli strumenti chiave, la pianificazione partecipativa attraverso il coinvolgimento attivo delle comunità locali nei processi decisionali, per garantire che le soluzioni urbanistiche rispondano alle loro reali esigenze; l’utilizzo di tecnologie digitali, attraverso strumenti di monitoraggio e simulazione urbana, come i digital twin, per pianificare interventi più mirati ed efficienti; protocolli di certificazione, per adottare standard made in Italy (come GBC Historic Building) o di matrice internazionale che promuovano la qualità ambientale e sociale degli interventi sul costruito.
Questi modelli devono essere applicati con una visione di lungo termine, che consideri i territori come ecosistemi dinamici da preservare e valorizzare. Solo così sarà possibile creare città sostenibili che rispettino gli obiettivi fissati dall’Agenda 2030.
Con particolare riferimento al miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici, quali sono gli elementi fondamentali per una buona governance urbana?
Una governance urbana efficace per migliorare l’efficienza energetica deve basarsi su tre pilastri fondamentali: politiche pubbliche chiare, partnership pubblico-private e coinvolgimento delle comunità locali. Ritengo fondamentale stabilire incentivi economici per la riqualificazione energetica degli edifici, accompagnati da normative che promuovano l’utilizzo di materiali sostenibili e tecnologie innovative. Inoltre, è fondamentale creare sinergie tra governi locali, aziende private e istituzioni di ricerca, per favorire lo sviluppo di soluzioni integrate. Pubblico e privato devono interagire con più strutturalità e costanza.
Un altro aspetto cruciale è il ruolo dei protocolli di certificazione, che forniscono rating e linee guida chiare e misurabili per garantire la sostenibilità, anche economica, degli interventi sul costruito.
In conclusione, nel volume afferma che “il processo di urbanizzazione non è solo un fenomeno economico, ma è anche un fenomeno sociale e politico che include opportunità ma anche nuove problematiche per i diversi gruppi sociali ed economici della città.” Come cogliere le opportunità e, viceversa, superare le possibili problematiche?
L’urbanizzazione è una forza trasformativa, ma che porta con sé tanto opportunità quanto sfide. Per coglierne i benefici è fondamentale promuovere politiche urbane che incentivino la coesione sociale, l’accesso equo alle risorse e la partecipazione attiva delle comunità.
Allo stesso tempo, bisogna affrontare problemi come le disuguaglianze economiche, la segregazione sociale e l’inquinamento attraverso un approccio inclusivo e sostenibile. Questo significa adottare strategie che favoriscano l’integrazione tra quartieri, migliorino i trasporti pubblici e creino spazi pubblici accessibili.
Le città devono essere progettate come ecosistemi viventi, dove le diversità siano accolte come risorse e dove il benessere collettivo sia al centro dello sviluppo urbano. Solo così sarà possibile superare le criticità e costruire comunità più forti e resilienti.
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