Idroelettrico, affidamento concessioni: “Rischio logica di sistema”

Le organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil sui casi delle prime concessioni scadute e messe a gara in Lombardia

Se non saranno modificate le attuali modalità di affidamento delle concessioni per l’idroelettrico, è alto il rischio di una “logica di sistema”. A lanciare l’allarme sono le organizzazioni sindacali di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil che portano all’attenzione il caso delle prime due concessioni scadute e messe a gara dalla Regione Lombardia, e per le quali si sono registrate undici offerte tra straniere e italiane.

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Foto di T L su Unsplash.

Preoccupazioni che sarebbero rafforzate da un sistema che, secondo i sindacati, “premia la necessità di fare cassa della Regione Lombardia, anziché prediligere il buon funzionamento degli impianti e un interesse più generale legato alla gestione del sistema elettrico nazionale in una logica integrata tra le varie fonti” si legge nella nota stampa congiunta.

Sindacati: sistema “premia la necessità di fare cassa”

Dagli incontri con i vari soggetti interessati, emergerebbe la volontà di modificare gli “attuali perimetri di concessione”, innescando una “logica di sistema”: si fa riferimento al pericolo, per l’idroelettrico, di attuare uno “spezzettamento dei vari bacini che intervengono su una risorsa idrica, a discapito dell’efficienza dell’intero sistema”. Inoltre, “fa riflettere la mancata previsione, da parte della Regione Lombardia, di precisi obblighi verso il territorio con riferimento alla gestione delle risorse idriche”.

Già dall’approvazione del dl semplificazioni (legge 12/2019), era stata manifestata la “contrarietà per la scelta di delegare alle Regioni, senza un indirizzo chiaro, un bene fondamentale per il Paese come quello della produzione di energia elettrica, pulita e programmabile, realizzata attraverso gli impianti idroelettrici”.

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Idroelettrico, “potenziali rischi per il futuro infrastrutturale degli impianti”

La scelta dell’assegnazione delle concessioni tramite procedura ad evidenza pubblica, partenariato o società pubblico-privata, determinerebbe, secondo quando temuto, “potenziali rischi per il futuro infrastrutturale degli impianti, per i livelli occupazionali correlati, per le realtà territoriali delle Regioni stesse” si mette in evidenza. Tali condizioni starebbero dunque pregiudicando l’impegno verso investimenti a favore degli impianti, obsoleti ed usurati, con “serio pregiudizio della loro efficienza e capacità produttiva, oltre che di possibili rischi legati alla sicurezza del territorio e degli operatori”.

Sarebbe ad oggi impraticabile la riassegnazione al concessionario uscente degli impianti idroelettrici, che dovrebbe garantire di un impegno per un piano d’investimenti serio ed attuabile. Mancherebbe, inoltre, la condizione di reciprocità con gli altri Stati dell’UE: “In sostanza, le società estere possono partecipare alle gare per l’aggiudicazione di concessioni in Italia, mentre la stessa condizione non è garantita per le società italiane che volessero partecipare a gare fuori dal perimetro nazionale” conclude la nota.

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