Il Consiglio europeo ha dato il via libera definitivo, il 5 novembre, alla revisione della direttiva UE sul trattamento delle acque reflue urbane. Le nuove norme estendono l’ambito di applicazione anche alle piccole realtà urbane, garantendo una copertura ad un numero maggiore di inquinanti, compresi i microinquinanti, e si rafforzano gli obiettivi verso la neutralità energetica.
L’adozione delle nuove norme rientra tra gli obiettivi chiave del piano d’azione europeo Inquinamento zero al 2030, che si prefigge di ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo a livelli non considerati dannosi per la salute e per gli ecosistemi naturali.
Acqua reflue urbane: le disposizioni del Consiglio EU
La revisione della direttiva impone agli Stati membri di raccogliere e trattare le acque reflue provenienti da tutti gli agglomerati con oltre 1.000 abitanti, laddove in precedenza si stabiliva una soglia minima di 2.000 abitanti. Per contrastare l’inquinamento, ed evitare gli scarichi nell’ambiente di acque reflue urbane non trattate, tutti gli agglomerati con un numero di abitanti equivalenti devono essere dotati di reti fognarie, alle quali devono essere collegate le fonti di acque reflue domestiche entro il 2035.
In base alle norme, si dovrà altresì rimuovere la materia organica biodegradabile prima dello scarico nell’ambiente. Saranno previste particolari deroghe solo per gli Stati membri in cui la copertura delle reti fognarie è molto limitata e richiederebbe pertanto investimenti significativi, ma potranno beneficiare di deroghe anche quegli che hanno aderito recentemente all’UE e che hanno già effettuato investimenti significativi per attuare l’attuale direttiva (Romania, Bulgaria e Croazia).
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Disposizioni su microinquinanti verso la neutralità energetica
Entro il 2039 sarà inoltre obbligatoria l’eliminazione dell’azoto e del fosforo per gli impianti di trattamento con carico di 150.000 abitanti o più: oltre a ciò, entro il 2045 gli Stati membri dovranno applicare un trattamento supplementare per rimuovere i microinquinanti. Più nel dettaglio, i produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici, che rappresentano la fonte principale dei microinquinanti presenti nelle acque reflue urbane, dovranno contribuire almeno all’80% dei costi aggiuntivi del trattamento secondo un regime di responsabilità estesa.
Il settore, come indicato, “potrebbe svolgere un ruolo importante nel ridurre notevolmente le emissioni di gas a effetto serra e nell’aiutare l’UE a conseguire il suo obiettivo di neutralità climatica” si legge nelle disposizioni del Consiglio EU. Le nuove norme introducono un obiettivo di neutralità energetica, il che significa che entro il 2045 gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, che trattano un carico di 10.000 abitanti equivalenti o più, dovranno utilizzare energia da fonti rinnovabili generata dai rispettivi impianti.
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