A pochi giorni dal disastro di Valencia, a Ecomondo 2024 sono diverse le iniziative che si interrogano sulle prossime sfide del ciclo idrico integrato.
La crisi climatica e idrica che stiamo vivendo ha diverse sfaccettature. Su questo la tecnologia può giocare un ruolo strategico grazie a un know how che l’Italia ha in chiave trasversale se vediamo quanto fatto finora nelle reti elettriche e gas.
Un bene quello dell’acqua su cui, riflette Alessandro Marangoni ceo di Althesys nel corso di un dibattito che si è svolto preso lo stand Acea il 6 novembre, si parla da sempre di “ciclo integrato dell’ acqua”. Cosa che evidenzia come, rispetto altri business, l’acqua sia sempre stata percepita come circolare.
Un bene circolare ma non gratuito nella sua disponibilità, come sottolinea Marangoni difatti si considera sempre poco quanto l’acqua sia “un bene che di deve produrre, in quanto deve essere lavorato per essere reso disponibile“. Questo fa sì che “Il servizio complessivo non sia solo acqua del rubinetto, ma qualità dell’ambiente“. Tutti elementi oggi resi ancora più urgenti dalla crisi climatica.
Investimenti e nuove tecnologie sempre più un asset strategico
Ci sono alcuni fattori di accelerazione di investimento nel settore idrico negli ultimi anni. “L’intervento di regolazione delle tariffe dell’Autorità ha fatto crescere gli investimenti.” spiega il ceo di Althesys, che chiarisce come lo stesso Pnrr stia agendo in tal senso, ma non mancano anche “segnali di investimenti finanziari in questa direzione”. Per quanto “i fenomeni della siccità hanno svolto un ruolo” non mancano le eccellenze tecnologiche anche nel nostro Paese “come la dip irrigation”.
In questo scenario acquisiscono un nuovo ruolo anche attività come “Il recupero e il riuso dell’acqua al termine dei processi di trattamento” chiarisce Marangoni, sottolineando che si tratta di strategie già sviluppate in altri paesi, ma che stanno prendendo piede anche da noi.
Infrastrutture intelligenti e comunicanti, la strategia di Acea per la resilienza idrica
“La metà dell’acqua che inseriamo in rete la perdiamo” allerta nel corso del dibattito Paolo Ricò, direttore generale Acea Infrastructure con cui abbiamo approfondito alcuni aspetti dell’approccio dell’utility, anche nel video sottostante. “Dobbiamo partire dal tema funzionale delle infrastrutture. Questo vuol dire avere un sistema ridondato con la previsione di un backup. Il secondo elemento è agire sulle interconnessioni tra grandi sistemi idrici. Ad esempio tra tutti i sistemi bacini a sud”.
Non a caso l’utility ha recentemente annunciato l’intento di realizzare una società sotto cui andranno a convergere tutte le imprese dell’utility dedicate al comparto idrico.
Il problema è agire sulle reti in essere, mentre è relativamente più semplice lavorare in ottica di tecnologia smart e manutenzione predittiva nelle reti in via di progettazione.
“Il machine learning e la manutenzione predittiva possono evitare che il disservizio si manifesti” sottolinea Ricò, riducendo così i costi ed evitando un disservizio. “Oggi serve fare investimenti importanti nelle infrastrutture. Costi che non possono essere lasciati solo al gestore del servizio” rimarca. “Immagino un’azione in due fasi. Con un breve periodo di importanti investimenti al livello centrale e a seguire una intelligenza delle reti in ambito locale”.
Centrale anche l’azione sui bacini idrici e di laminazione. Strutture in grado di accumulare l’acqua in vista di eventi etremi che sono “ingestibili perché non compensati dalla rete che abbiamo”.
I bacini di emergenza così realizzati potranno anche diventare una fonte per riuso irriguo o se opportunamente trattate anche di risorsa ai fini potabili. “Queste opere in alcune zone in Italia sono già state fatte“. Serve inoltre ragionare secondo una logica dei vasi comunicanti ,per rendere resiliente l’intera rete.
Nella giornata infine vengono citate anche le tecnologie No Dig come elemento strategico per ridurre l’impatto ambientale dei cantieri.
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