Il progetto REHOUSE per abitazioni più sostenibili e inclusive

Come migliorare la qualità degli edifici e a contrastare la povertà energetica in Europa, con soluzioni replicabili in Italia, Francia, Grecia ed Ungheria

Migliorare il comfort degli edifici e le condizioni sociali tramite interventi e soluzioni tecnologiche innovative; raggiungere un buon livello di replicabilità e contrastare la povertà energetica: sono questi gli obiettivi del progetto REHOUSE (Renovation packagEs for HOlistic improvement of EU’s bUildingS Efficiency, maximizing RES generation and cost-effectiveness), finanziato con 10 milioni di euro dal programma di ricerca Horizon Europe che coinvolge 25 partner, tra i quali l’ENEA, impegnata in tutte le azioni progettuali tecniche e responsabile del demo italiano: un edificio popolare situato nel Comune pugliese di Margherita di Savoia, nella provincia di Barletta-Andria-Trani. In occasione di Edilsocialexpo, che si è tenuto nei giorni scorsi al Centro Congressi La Nuvola in Roma, ENEA e gli atri partner italiani (UNIBAS, Rina Consulting, TERA, Steel tech, R.I., Pedone Working), con la partecipazione di ARCA Capitanata e la supervisione della Sezione Politiche Abitative della Regione Puglia, hanno presentato i risultati del primo anno di interventi di riqualificazione sulla palazzina popolare. Un progetto ambizioso, di grandi dimensioni e orizzonti che punta non solo all’innovazione edilizia e alla ristrutturazione di nuova generazione, ma tiene conto anche delle esigenze degli inquilini che fisicamente abitano l’immobile oggetto dell’intervento.

Il progetto REHOUSE: punti di forza ed interventi mirati

Il progetto REHOUSE durerà quattro anni e svilupperà otto soluzioni innovative, non ancora commerciali e quindi in fase di dimostrazione, per processi di ristrutturazione efficienti, economici e sostenibili che saranno applicate a quattro edifici selezionati in Grecia, Italia, Francia e Ungheria.

In particolare in Grecia ed in Ungheria, il progetto riguarderà due residenze per studenti, in Francia e in Italia, invece, si interverrà su abitazioni di social housing.

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Sul palazzo popolare di Margherita di Savoia, un edificio del 1987 di quattro piani con un totale di otto unità abitative, verranno testate due soluzioni integrate ed innovative: un esoscheletro progettato per l’installazione di pannelli fotovoltaici verticali e di un pannello isolante in canapa, oltre ad un sistema di accumulo termico a cambiamento di fase. Previsti anche altri tipi di interventi più tradizionali come la sostituzione degli infissi e dell’impianto termico, che da autonomo passerà a centralizzato, un consolidamento strutturale in alcuni appartamenti e l’abbattimento delle barriere architettoniche. La diagnosi energetica ha previsto un miglioramento della classe energetica, con un passaggio dalla classe E alla classe A.

Il coinvolgimento degli inquilini

“Si può riqualificare un edificio ma non si può dimenticare il contesto in cui l’edificio è collocato. La riqualificazione energetica diventa un driver per la rigenerazione urbana e la partecipazione sociale” ha ricordato Monica Misceo, responsabile del Laboratorio progetti e buone pratiche per la Riqualificazione Energetica degli Edifici di ENEA. Sin da subito il progetto ha coinvolto gli inquilini e le famiglie attraverso una progettazione integrata con la collaborazione di tecnici ed esperti che si sono confrontati con loro e gli hanno fornito tutte le informazioni sugli obiettivi, le attività, le tecnologie che sarebbero state utilizzate e gli impatti che queste ultime avrebbero avuto sulla loro vita. “Lo sviluppo non può essere sostenibile se non è anche umano. Noi proponiamo a queste persone un cambiamento tecnologico, introduciamo innovazione ma se l’innovazione non è compresa, allora è fine a sé stessa. Il cambiamento che vogliamo promuovere è legato ad un uso diverso dell’energia e al modo in cui le persone percepiscono l’utilizzo dell’energia nelle operazioni della vita quotidiana” ha spiegato durante il suo intervento Maritè Cuonzo, Referente Sezione Politiche Abitative della Regione Puglia.

Gli assegnatari di questo patrimonio di edilizia pubblica sono fragili e vulnerabili. I problemi più comuni sono difficoltà economiche, problemi di salute, abbandono scolastico, solitudine delle persone anziane, insieme a disabilità psico-motorie, intellettuali e relazionali. Sono state così raccolte tutte le loro aspettative, i bisogni legati alla loro condizione di vulnerabilità, i dubbi e le resistenze in merito al progetto, al fine di facilitarne l’accettazione. C’è stata anche una co progettazione di alcuni spazi perché attraverso la consultazione è emersa la necessità di lavorare non solo a livello del singolo edificio ma anche sugli spazi di socializzazione. Gli inquilini, dunque, hanno avuto un ruolo attivo in tutte le fasi e hanno partecipato anche ad un gioco di simulazione in modo da rendere più concreti sia il cambiamento di scenario, seguito all’intervento sulla palazzina, che il percorso decisionale finalizzato alla riqualificazione energetica dell’immobile.

Come rendere replicabile il progetto ed abbattere i costi

“Il settore residenziale – ha dichiarato Ilaria Bertini, Direttrice del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica (DUEE) di ENEA – impatta notevolmente sotto il profilo energetico. In un contesto di grandi sfide, la transizione energetica in questo momento non può avvenire senza un coinvolgimento di tutti. Da questo ventennio, in cui abbiamo parlato di efficienza energetica, cercato di formare i professionisti, fatta tanta informazione e diffuso consapevolezza, bisogna passare all’azione. Progetti come REHOUSE ci servono a capire quali possono essere i modelli da replicare. L’efficienza energetica in generale, ed in particolare nell’edilizia, sfugge alla standardizzazione, soprattutto in un territorio come il nostro che è così eterogeneo sotto il profilo storico delle costruzioni. Questo progetto deve servire come riferimento sia sotto il profilo delle tecnologie e dello studio ma anche sotto il profilo del network che si è creato. Se si potessero aggregare aziende di dimensioni più grandi, si riuscirebbe ad ottenere una riduzione dei costi e dei tempi. Abbiamo visto con il superbonus che non siamo pronti ad affrontare questa sfida, l’incentivo va bene però dobbiamo puntare al rafforzamento della filiera in modo da renderla più integrata”.


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Giornalista ed addetta stampa freelance, si occupa della comunicazione di diversi progetti europei per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi marini. Laureata in Scienze della comunicazione, ha frequentato un master in comunicazione ambientale per la professione giornalistica e la divulgazione socio-istituzionale. Lavora come redattrice e web editor scrivendo articoli su ambiente, mobilità sostenibile, fonti energetiche alternative e green economy.