L’alluvione che sta colpendo l’Emilia-Romagna con piogge record, fiumi e corsi d’acqua esondati sta portando devastazione in tutta la regione. I terreni interessati dai raccolti sono impraticabili, e lo resteranno a lungo: il rischio è di perdere il 30% della superficie destinata a grano e orzo. A lanciare l’allarme è Confagricoltura: “I campi sono inzuppati, se non addirittura allagati, in più l’eccesso di pioggia favorisce la crescita di erbe infestanti facendo lievitare i costi per arrestarne lo sviluppo” si legge nella nota stampa.
“Stagione tra le peggiori degli ultimi quarant’anni”
La situazione è critica, “si chiude una stagione tra le peggiori degli ultimi quarant’anni”. Le aziende si stanno impegnando nella programmazione delle colture, per sostituire le semine dei cereali autunno-vernini con quelle primaverili di mais e sorgo: “In alcune zone sono caduti più di 1.200 millimetri di pioggia da inizio anno, quando la media annuale in Emilia-Romagna si attesta a 600-700 millimetri. Preoccupa anche la crescente disaffezione verso la coltura, spinta da un andamento dei prezzi fortemente penalizzante sia per il tenero che per il grano duro” si evidenzia nella nota.
Nella sola provincia di Bologna, che conta più di 40.000 ettari a grano e orzo, l’organizzazione agricola prevede mancate semine su 3.000 ettari nelle zone collinari interessate da fenomeni franosi e su 5.000 ettari in pianura, inclusi quelli ora alluvionati, dove però si dà per certa la pianificazione di altre colture tra i mesi di febbraio e marzo prossimi.
L’emergenza in Emilia-Romagna: colture a rischio
La situazione di emergenza interessa anche il reggiano dove sono migliaia di ettari ancora sott’acqua, edifici parzialmente sommersi e centinaia di agricoltori danneggiati. In tutta l’area la semina salterà completamente e stessa sorte colpisce gli oltre mille ettari allagati nel ferrarese che non potranno essere destinati a semine autunnali, “ma sono a rischio anche quelle primaverili e c’è chi pensa di abbandonare le coltivazioni” si legge a commento.
I ritardi nella semina del grano duro, solo nel modenese è stato finora seminato il 5-10% del grano previsto così pure in Romagna, dipendono anche dalle frequenti precipitazioni che spesso non hanno consentito di terminare la raccolta della soia e di liberare i terreni per i cereali autunno-vernini. Nella provincia di Parma si teme lo slittamento delle semine; anche nel piacentino le lavorazioni del terreno sono bloccate, a causa di smottamenti nelle zone collinari e di montagna, e per la persistenza di allagamenti in pianura.
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