Gli scienziati di ClimaMeter, progetto di ricerca finanziato dall’Unione europea e dal Centro nazionale francese per la Ricerca scientifica (CNRS), hanno pubblicato oggi uno studio che dimostra come la tempesta che ha colpito l’Italia tra il 18 e il 19 ottobre sia stata alimentata dai cambiamenti climatici.
Il ruolo del riscaldamento globale
L’analisi di ClimaMeter, effettuata utilizzando un metodo peer-review, dimostra che la tempesta è stata molto intensa, sia per forza che per intensità, rispetto alle osservazioni storiche degli ultimi quarant’anni. A causa del riscaldamento globale, fenomeni come questo portano fino a 10 mm di pioggia in più al giorno (un aumento del 25 per cento) e producono venti di intensità fino a 6 km/h in più (un aumento del 10 per cento), rispetto all’inizio del secolo (periodo 1980-2000).
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L’impatto sul territorio emiliano
L’Emilia-Romagna è la regione che ha subito i danni peggiori. In particolare, a Bologna sono caduti oltre 160 millimetri di pioggia in sole quattro ore, causando pericolose inondazioni e più di tremila evacuazioni in tutta la regione. Un ragazzo è tragicamente morto dopo essere stato travolto da un’alluvione a Pianoro. Le inondazioni hanno coinvolto anche città come Ravenna, Modena e Reggio Emilia, mentre lo straripamento di fiumi e torrenti ha causato ulteriori danni.
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Le parole dei ricercatori
Ci sono indizi che cicli naturali come l’Oscillazione decadale del Pacifico e l’Oscillazione multidecadale atlantica possano aver influenzato tali eventi, ma non possono spiegare da soli l’entità dei mutamenti osservati: prove consolidate dimostrano che un’atmosfera più calda può trattenere una maggiore quantità di umidità, portando a nubifragi più violenti.
“Stiamo assistendo a eventi estremi simili che si verificano in rapida successione e in più regioni contemporaneamente. Si tratta di una conseguenza diretta del riscaldamento globale indotto dall’uso di combustibili fossili, che porta a una cascata di impatti imprevedibili che aumenteranno la vulnerabilità delle regioni colpite in tutto il mondo”, ha dichiarato Erika Coppola, ricercatrice dell’International Centre for Theoretical Physics e principale autrice dello studio.
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