La rete di distribuzione elettrica giocherà un ruolo fondamentale nell’abilitare la transizione energetica in Italia, sia grazie alla crescente connessione di impianti distribuiti, sia grazie alla partecipazione dei consumatori finali che si stanno rapidamente trasformando in prosumer. Solo nel 2023, per avere un’idea, sono state effettuate oltre 370mila connessioni, sette volte in più rispetto a dieci anni fa, a riprova dell’importanza che la generazione elettrica decentralizzata sta assumendo .
È quanto emerge dallo studio “Il ruolo della distribuzione elettrica per una transizione energetica sicura”, realizzato da TEHA in collaborazione con Enel, e presentato il 7 settembre al 50esimo Forum di Cernobbio.
Necessario prevedere sei miliardi di euro l’anno
“L’evoluzione del sistema elettrico e il ruolo della distribuzione richiedono nuovi importanti investimenti nella rete per garantire la continuità delle performance: in Italia nei prossimi dieci anni saranno previsti circa sei miliardi di euro di investimenti all’anno, che potranno attivare rilevanti impatti diretti, indiretti e indotti nell’economia del Paese”, ha commentato Lorenzo Tavazzi, Senior Partner e Board Member di The European House – Ambrosetti e TEHA Group.
“Per sostenere questa nuova importante fase di sviluppo della rete di distribuzione attraverso capitale investito e innovazione, è necessario garantire un assetto in continuità che permetta una stabilità finanziaria e una gestione sostenibile per gli operatori della rete di distribuzione”, ha aggiunto Gianni Vittorio Armani, direttore Enel Grids and Innovability di Enel.
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Attenzione anche alla resilienza climatica
Lo studio evidenzia come più dell’80 per cento dell’elettricità consumata nel nostro Paese provenga dalla rete di distribuzione, che rappresenta un servizio essenziale per oltre trenta milioni di utenti domestici e circa sette milioni di utenze commerciali e industriali.
Gli investimenti futuri serviranno anche a rendere la rete più resiliente di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici, considerando che l’aumento dei fenomeni meteorologici estremi rischia di causare gravi danni alle infrastrutture.
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“Occorre quindi che l’evoluzione prospettica del sistema normativo-regolatorio non costituisca, nella seconda metà del decennio in corso, un freno agli investimenti di cui l’evoluzione della rete necessita”, concludono gli autori dello studio.
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