100 firmatari per l’appello “100% Rinnovabili network”

L’iniziativa contro il nucleare di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

Sono 100 i primi firmatari dell’appello “100% Rinnovabili network”, promosso dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile. Si tratta di rappresentanti delle principali associazioni ambientaliste, della società civile, del mondo dell’università e della ricerca, delle imprese e del terzo settore.

I sottoscrittori ribadiscono il proprio dissenso nei confronti del nucleare e del programma del PNIEC, che prevede la realizzazione di nuovi impianti nucleari per 400 MW già nel 2035, un mix elettrico con una quota nucleare “tra l’11% e il 22% per il 2050” e la realizzazione di SMR (Small Modular Reactor), AMR (Advanced Modular Reactor) e impianti a fusione.

Per i promotori dell’appello l’unica strada che l’Italia deve seguire per un futuro energetico sostenibile e per contrastare la crisi climatica è quella tracciata dallo sviluppo delle rinnovabili.

Tra i primi firmatari, oltre al vertice della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e delle principali associazioni ambientaliste, anche Greenpeace Italia, Legambiente, Kyoto Club e WWF Italia.

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Foto: Pixabay

 “Le fonti energetiche rinnovabili – solare, eolica, idrica, biomassa, geotermica – sono amiche del clima, disponibili, sicure e, se ben programmate e pianificate, sono a basso impatto ambientale ed economicamente convenienti. In Italia, come in altri Paesi, le rinnovabili – si legge nell’appello – sono in grado di soddisfare il 100% del fabbisogno di energia, sia attuale sia dei prossimi anni, utilizzando in modo integrato le diverse fonti, adeguando e gestendo in modo intelligente le reti, governando la domanda e migliorando l’efficienza e il risparmio energetico, investendo in sistemi di accumulo, inclusi quelli in fase di sviluppo, di breve e di lunga durata”.

Secondo i promotori, il ritorno al nucleare avrebbe un costo enorme. “La costruzione di centrali nucleari è ormai talmente costosa da richiedere ovunque il sostegno dello Stato: basti vedere cosa è accaduto in Francia dove la società che le costruisce e le gestisce, fortemente indebitata, è stata resa al 100% pubblica”.

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