DL Agricoltura 63/2024 e Decreto Aree Idonee tra criticità e plausi

La delusione delle rinnovabili eccetto biogas e biometano

DL Agricoltura 63/2024 e Decreto Aree Idonee hanno segnato questa prima settimana di luglio e come tutte le misure molto attese e strategiche ci sono diverse luci e ombre rispetto quanto stabilito, vediamone alcune.

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Foto di Rosy / Bad Homburg / Germany da Pixabay

DL Agricoltura 63/2024  il “plauso” per biogas e biometano

Sul fronte delle agroenergie, asset strategico per la transizione ecologica, Confagricoltura “plaude alle misure introdotte per garantire la continuità̀ produttiva agli impianti di biogas e biometano alimentati con biomasse agricole, con l’estensione della portata applicativa dei prezzi minimi garantiti”. Più contenimento di entusiasmo sul fronte del fotovoltaico, dove l’associazione del comparto agricolo “avrebbe auspicato alcune aperture sulla produzione di energia da parte delle imprese agricole e, in materia fiscale, una maggior flessibilità sulla tassazione degli impianti a terra oltre i limiti previsti“.

Per Coldiretti “rappresenta un passo cruciale per il futuro sostenibile dell’agricoltura e dell’industria italiana, fornendo al contempo un impulso decisivo al percorso di transizione agroecologica del nostro Paese” come sostiene il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini.

Sul comparto del biogas il DL chiarisce quale sia la platea delle aziende aventi diritto all’accesso al meccanismo dei prezzi minimi garantiti per gli impianti biogas e promuove l’uso del biometano nei settori hard to abate andando a favorire la stipula di contratti di lungo periodo tra produttori di bioenergia e utilizzatori. Annoverando tali accordi anche nella definizione di autoconsumo.

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Una misura che fatta in questo modo secondo Coldiretti va a sostenere gli investimenti delle aziende agricole nella digestione anaerobica e rafforza il supporto allo sviluppo del biometano, sostenendo la competitività industriale.

Critiche e dubbi di incostituzionalità per il fotovoltaico

Un DL che nell’articolo 5 presenta, secondo il parere degli avvocati Stefano Lucarini, partner Tonucci & Partners e Teresa Di Mario associate Tonucci & Partnersevidenti profili di illegittimità costituzionale e di contrasto con la normativa europea, criticità che, evidentemente, non sono stati ben evidenti al Legislatore in sede di conversione e che, conseguentemente, dovranno essere fatte valere dagli operatori, chiamati a difendere, nuovamente, ciò che dovrebbe essere ovvio”. Tra i punti evidenziano gli avvocati di Tonucci & Partnersil principio di proporzionalità, come previsto dall’articolo 15 della Direttiva RED II”.

Un fatto che ha già avuto dei precedenti e che ha visto riconoscere dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) “l’importanza del principio di proporzionalità nelle politiche energetiche degli Stati membri, affermando che le misure nazionali che ostacolano l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile devono essere giustificate da ragioni imperative, concrete, di interesse generale e devono essere proporzionate rispetto agli obiettivi perseguiti.” concludono gli avvocati di Tonucci & Partners.

Decreto Aree Idonee è pubblicato in Gazzetta: obiettivi e delusione del comparto

Il 2 luglio 2024 il Decreto Aree Idonee, che “disciplina per l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili” è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 153.

Gli obiettivi esplicitati dal DL sono:

  • Ogni Regione dovrà definire gli obiettivi annuali di produzione da fonte rinnovabile in termini di MW di impianti installati nel proprio territorio (vedi art.2 Tabella A – Ripartizione regionale di potenza minima per anno espressa in MW);
  • stabilire dei principi e dei criteri omogenei con cui Regioni e Province Autonome considerino le aree idonee all’installazione degli impianti da fonti rinnovabili.

Nel caso in cui le Regioni non rispettino le tempistiche per l’adozione delle leggi regionali lo stesso decreto prevede l’intervento del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. Il MASE si attiverà anche nel caso in cui le Regioni non riescano a raggiungere i propri obiettivi annui in termini di MW installati.

Stando a un’analisi realizzata da Celeste Mellone e Ivano Saltarelli, partner regulatory & public law di Green Horse Legal Advisory “su mera base prognostica”, “i progetti che le Regioni vorranno autorizzare, senza opporre particolari eccezioni, saranno quelli ricadenti all’interno di aree industriali, cave e miniere cessate, aree interne agli impianti industriali e agli stabilimenti, le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distino non più di 500 metri dal medesimo impianto o stabilimento, le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri”. Vedi l’analisi completa a cura dello Studio qui.

La delusione del comparto rinnovabili

Un testo che trova la totale contrapposizione del Coordinamento FREE, Coordinamento Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica) è un’Associazione che raccoglie attualmente, in qualità di Soci, 25 Associazioni in toto o in parte attive in tali settori.

Il Decreto “avrebbe dovuto indicare i criteri di riferimento in modo specifico per poi demandare alle regioni la sola mappatura territoriale. – afferma il presidente del Coordinamento FREE, Attilio PiattelliCi chiediamo allora perché ci siano voluti ben 930 giorni (oltre due anni e mezzo) dalla pubblicazione della 199/2021 perché il Decreto vedesse la luce visto che, per delegare tutto alle regioni, sarebbe stato sufficiente solo qualche giorno”.

Una scelta che secondo l’Associazione potrebbe portare a un “caos normativo” che disincentiverà gli investitori, nazionali ed esteri, dall’investire nello sviluppo delle rinnovabili in Italia, perdendo così punti di Pil e posti di lavoro“. Uno scenario in netto contrasto con il raggiungimento dell’obiettivo +80 GW di nuove rinnovabili al 2030 indicato nel Decreto stesso.

Necessaria “l’apertura di un dialogo costruttivo non solo con il MASE, ma anche con il MASAF, MIC e MIMIT” rimarca Andrea Cristini Presidente Anie Rinnovabili che auspica “un intervento urgente per risolvere queste incoerenze normative e sostenere la filiera italiana delle rinnovabili, strategica per la sicurezza energetica del Paese e per il raggiungimento degli obiettivi europei già recepiti nel PNIEC e nel Net Zero Industry Act. Chiediamo pertanto  – conclude Cristini – nel miglior spirito collaborativo, , in quanto ministeri competenti chiamati a collaborare per trovare soluzioni condivise che possano garantire un futuro energetico sostenibile e competitivo per l’Italia”.

*ultimo aggiornamento 8, luglio 2024


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.