A Milano il lancio ufficiale dell’Italian Business @ Biodiversity Working Group

Il gruppo di lavoro si occuperà anche di supportare i suoi membri nell’applicazione del Natural Capital Protocol, tramite l’Italian Capitals Coalition Hub

Il 25 giugno, a Palazzo Lombardia, è avvenuto il lancio ufficiale dell’Italian Business @ Biodiversity Working Group. La sua nascita era stata annunciata all’European Business & Nature Summit di ottobre 2023 dalle tre realtà fondatrici: Regione Lombardia, Etifor e Forum per la finanza sostenibile (ItaSIF).

Italian Business @ Biodiversity Working Group
Alessandra Norcini (Regione Lombardia), Alessandro Leonardi (Etifor) e Alessandro Asmundo (ItaSIF). Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Sono più di novanta le aziende e le istituzioni finanziarie che, da allora, si sono iscritte al gruppo di lavoro. Lo scopo è quello di “creare un network che voglia contribuire a un futuro nature positive, in linea con gli obiettivi del Global Biodiversity Framework e della Nature Restoration Law europea”, come ha spiegato Alessandro Leonardi, CEO di Etifor.

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Il connubio fra sostenibilità economica e ambientale

“Abbiamo impegni che derivano dal quadro normativo comunitario e l’esigenza di interagire con un ecosistema territoriale complesso. Questo è per noi uno stimolo all’innovazione e a renderci conto del valore del capitale naturale”, ha commentato Alessandra Norcini, dirigente della struttura “natura e biodiversità” della Regione Lombardia.

“La vera sfida è dimostrare che la sostenibilità ambientale può andare di pari passo con quella economica e sociale”, ha aggiunto Gianluca Comazzi, assessore al territorio. “Ci sono tante aziende che hanno capito che investire nella biodiversità significa avere anche delle opportunità sul piano dello sviluppo economico”.

Le finalità dell’Italian Business @ Biodiversity Working Group

Le finalità del working group consistono nell’accompagnare attività finanziare e d’impresa lungo un percorso virtuoso, rappresentarle a eventi come la prossima COP16 in Colombia, favorire lo sviluppo di competenze (tramite webinar, eventi formativi, ecc.), promuovere partnership.

Grazie all’istituzione dell’Italian Capitals Coalition Hub, inoltre, il WG supporterà le aziende italiane nell’applicazione del Natural Capital Protocol elaborato dalla Capitals Coalition, un network che lavora per trasformare il modo in cui le decisioni aziendali e governative prendono in considerazione il valore del capitale naturale.

Etifor, in collaborazione con ISPRA e i membri del WG, sta realizzando un report con l’obiettivo di raccogliere dati a livello italiano sul target 15 del Global Biodiversity Framework, da presentare nel corso di un side event alla COP16. Il target 15, come ha spiegato Lorenzo Ciccarese dell’ISPRA, “richiede alle grandi aziende e alle istituzioni finanziarie di monitorare, misurare e rendere noto il loro impatto sulla biodiversità lungo l’intera catena del valore”.

Global Biodiversity Framework
L’intervento di Lorenzo Ciccarese dell’ISPRA. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Il legame fra economia e capitale naturale

Del resto, dipendiamo fortemente dalla biodiversità: “Il 75 per cento dei raccolti globali, per esempio, dipende dagli insetti impollinatori. E il 55 per cento delle fonti di acqua potabile ha origine dalle foreste”, come ha ricordato Lucio Brotto, Business Development Director di Etifor. Gli eventi meteorologici estremi e la perdita di biodiversità hanno impatti diretti sull’economia. “Pensiamo alla tempesta Vaia, che ha causato danni a lungo termine a molteplici settori: edile, alimentare, idrico, energetico e turistico”.

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Come possono fare però le aziende a mettere la natura al centro delle loro decisioni? Occorre prima di tutto analizzare il contesto e “capire il posizionamento in termini di iniziative private e politiche pubbliche, per poi guardare a esempi di strategie e reperire le risorse finanziarie”, ha chiarito Brotto, aggiungendo che l’Unione europea è molto avanti dal punto di vista delle policy. Fra le iniziative private, ci sono la Taskforce on Nature-Related Financial Disclosures (TNFD) e il Science Based Targets Network (SBTN). La Fondazione per lo sviluppo sostenibile e l’Autorità di bacino distrettuale del Po hanno recentemente costituito anche il Nature Positive Network. “LUCAS” è invece l’acronimo dell’approccio strategico proposto da Etifor.

LUCAS Etifor
L’approccio strategico proposto da Etifor. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Il paper ItaSIF su finanza e biodiversità

Il lancio del gruppo di lavoro è stato preceduto dalla presentazione del paper su finanza sostenibile e biodiversità realizzato da ItaSIF e da due sessioni tecniche sulla misurazione degli impatti ambientali e sugli strumenti finanziari per investire nella natura che hanno visto la partecipazione di aziende di vari settori, fra cui quello energetico e agricolo (e, in particolare, vitivinicolo).

“Voglio ricordare che stiamo affrontando una triplice crisi: perdita di biodiversità, cambiamento climatico e inquinamento”, ha commentato Alessandra Zampieri, direttrice per le risorse sostenibili del Joint Research Center (JRC) della Commissione europea.  “Abbiamo bisogno di politiche basate sulla scienza e sui dati raccolti dalla ricerca: tutto quello che non si può misurare non si può governare. Per questo, il JRC ha ideato il Centro di conoscenze per la biodiversità, che ha elaborato degli indicatori utili a monitorare il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia europea. I servizi ecosistemici nell’UE valgono almeno 187 miliardi di euro.

Alessandra Zampieri JRC
L’intervento di Alessandra Zampieri del JRC. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Gli strumenti per investire nella natura

“Esiste un’interdipendenza fra natura e sistemi socioeconomici, come le città. Il capitale naturale ha un impatto significativo anche sulle attività delle imprese, e viceversa. È necessario un decoupling fra sviluppo economico e depauperamento delle risorse naturali: la CSRD ne tiene conto. È importante sia valutare l’impatto delle attività produttive, sia il valore economico dei servizi ecosistemici. Fra gli strumenti per incorporare i valori della natura, ci sono i crediti di biodiversità e i pagamenti per servizi ecosistemici, ha aggiunto Benedetta Lucchitta, Research Fellow, Sustainable Urban Regeneration Lab e centro di ricerca DIRB, Università Bocconi.

I crediti di biodiversità (Biodiversity Credits) sono strumenti economici che possono essere utilizzati per finanziare progetti che producono risultati positivi e misurabili per la biodiversità (ripristino degli ecosistemi, reintroduzione di specie in pericolo, ecc.) attraverso la creazione e la vendita di unità di biodiversità (WEF, 2022).

I pagamenti per servizi ecosistemici (Payments for Ecosystem Services, PES) sono accordi volontari e condizionati da alcune regole concordate tra almeno un fornitore (venditore del servizio) e almeno un acquirente (beneficiario del servizio) in riferimento a un definito servizio ambientale (Wunder, 2015).

“Passare da 1,5 a 2 gradi di riscaldamento globale, a livello planetario, fa una grossa differenza. La mitigazione dei cambiamenti climatici, una transizione equa, la lotta contro il greenwashing e l’economia rigenerativa sono fra gli obiettivi della nostra organizzazione. Per raggiungere la neutralità climatica, occorre puntare su energia pulita, efficienza energetica, compensazione delle emissioni. Quest’ultimo tassello può tradursi nella realizzazione di progetti a tutela e promozione della biodiversità”, ha concluso Elena Stoppioni, presidente di Save the Planet.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.