La “plastisfera” dei fiumi che minaccia l’ecosistema

La ricerca sui microorganismi che vivono sui rifiuti di plastica

Fiumi e laghi inquinati di tutto il mondo sono diventati la casa di una nuova popolazione di microorganismi e batteri, insediati sulla superficie delle plastiche. Secondo una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Science Direct sul tema, questo nuovo ecosistema legato ai rifiuti, soprannominato “plastisfera”, presenta molte conseguenze negative: dall’esaurimento dell’ossigeno nell’acqua, alla potenziale introduzione di patologie. Inoltre, sta alterando la salute complessiva dei grandi sistemi fluviali.

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Rifiuti nel fiume Mekong, Cambogia

I fiumi offrono un’ampia gamma di servizi ecosistemici: dalla fornitura di acqua potabile, all’irrigazione per le colture, fino al sostegno alla pesca nelle acque interne, che centinaia di milioni di persone utilizzano come risorsa alimentare”, ha detto Veronica Nava, autrice principale dello studio e ricercatrice alla Bicocca. “I microorganismi che crescono sui materiali plastici che inquinano i corsi d’acqua stanno cambiando il ciclo dei nutrienti e la qualità delle acque del fiume, causando una drammatica riduzione dell’ossigeno nel sistema fluviale”.

Il caso del fiume Mekong

Un consorzio di istituti di ricerca ha analizzato la plastisfera del sistema del fiume Mekong inferiore in Cambogia, uno dei fiumi più diversificati e produttivi del mondo. Monitorando i diversi impatti sulla salute del fiume, i ricercatori hanno scoperto che le fiorenti popolazioni di batteri che vivono sulla superficie dei residui di plastica alterano in modo significativo la qualità complessiva dell’acqua e incidono sui servizi ecosistemici, soprattutto nelle aree con rifiuti mal gestiti. Inoltre, i ricercatori hanno osservato la presenza di organismi potenzialmente patogeni che potrebbero avere implicazioni per la salute umana.

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Il fiume Mekong fornisce sostentamento a oltre 60 milioni di persone, ma è anche uno dei fiumi più stressati del pianeta a causa dei cambiamenti idrologici dovuti alla costruzione di dighe e all’impatto degli usi del territorio, tra cui la deforestazione, la pesca eccessiva e il commercio illegale di pesci giganti ambiti in tutta la regione. Inoltre, nelle sue acque, i rifiuti di plastica gettati nel fiume stanno diventando sempre più comuni.

La riduzione dell’ossigeno produce gas serra

Il fiume Mekong e i suoi affluenti sono ricchi di biodiversità, ma l’inquinamento da plastica è un problema crescente” ha affermato il professor Sudeep Chandra, uno degli autori dello studio e direttore del Global Water Center dell’Università del Nevada. “È possibile che, a causa dei microrganismi che popolano le isole di plastica galleggianti che riducono l’ossigeno nel fiume, inizieremo a trovare ‘zone morte’ dove i pesci e altri animali non possono sopravvivere, specialmente durante la stagione secca.” Il calo dell’ossigeno e dei nutrienti potrebbero infatti avere un impatto sulla salute dei pesci e degli altri abitanti dei fiumi. Inoltre la colonizzazione di batteri e alghe che formano il biofilm sulla plastica, “ingannare” gli organismi più grandi, spingendoli a ingerire tali rifiuti.

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Il gruppo di ricerca sul fiume Mekong

Si ipotizza poi che la riduzione dell’ossigeno contribuisca anche alla produzione di gas serra come l’anidride carbonica e il metano. “Elevati livelli di inquinamento da plastica potrebbero creare punti caldi biogeochimici che produrrebbero gas serra all’interno dei fiumi”, ha concluso Chandra.

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