Nasce “Fashion & Finance”, community nazionale e internazionale di operatori ed esperti del settore Fashion a cura di Deloitte. L’obiettivo è incentivare il dialogo e supportare la diffusione di buone pratiche in ambito ESG e favorire la transizione green di un settore chiave per il Made in Italy e l’economia nazionale.
Diverse difatti sono le direttive e i regolamenti UE che guardano a una stretta dell’impatto ambientale di questa filiera. dalla “Corporate Sustainability Reporting Directive” al “Regolamento Ue sull’ecodesign per prodotti sostenibili” per passare poi al fine ciclo di produzione con la “Waste Framework Directive”. Inoltre su tutto corre l’ombra della direttiva cosiddetta contro il greenwashing, la “Green Claims Directive”.
La scelta di Deloitte guardando al quadro normativo europeo
“Crescente complessità dell’assetto regolatorio, monitoraggio e gestione di rischi e opportunità, Value Chain sostenibile, circolarità: queste sono solo alcune delle sfide per il settore Fashion che derivano dalle recenti normative Ue e dall’evoluzione delle tendenze di mercato”, commenta Valeria Brambilla, AD di Deloitte & Touche in occasione del lancio dell’iniziativa. “Solo con più collaborazione e sinergia tra gli attori di tutta la filiera il mondo del Fashion può emergere come un agente di cambiamento positivo per l’ambiente e per la società”.
Che chiarisce come con la “Corporate Sustainability Reporting Directive” (CSRD) “Il legislatore europeo mira, quindi, all’implementazione di un quadro normativo standardizzato, che armonizzi le pratiche di raccolta e comunicazione delle informazioni ESG in tutta l’Unione Europea. La Direttiva richiede di condurre valutazioni approfondite sugli attori della filiera, favorendo la consapevolezza dell’impronta ecologica delle attività aziendali e garantendo, al contempo, il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.”
Ecodesign e impatto sui tessili
Anche il “Regolamento Ue sull’ecodesign per prodotti sostenibili” intende agire per prolungare il ciclo di vita dei capi, il riutilizzo e la riparabilità. “Da questa nuova normativa nasce la necessità di sviluppare e diffondere l’utilizzo di tecnologie per il recupero e la rigenerazione dei tessuti, migliorando la circolarità dell’intero settore”, commenta Brambilla. “In aggiunta, è prevista a livello europeo l’introduzione del nuovo passaporto digitale dei prodotti, per consentire ai consumatori l’accesso a informazioni affidabili sull’origine e il ciclo di vita di ciò che si acquista. Il passaporto digitale garantirà che ogni fase della produzione e distribuzione sia tracciabile e verificabile, impedendo che fuorvianti dichiarazioni di sostenibilità possano erodere la fiducia degli stakeholder e dei consumatori finali”.
Scarti post-industriali e capi invenduti arriva la Waste Framework Directive
Anche il regolamento “Waste Framework Directive”, andrà a incidere sul settore per migliorare la gestione e destinazione dei propri scarti post-industriali e capi invenduti, e rafforzare la responsabilità aziendale sull’intero ciclo di vita dei prodotti, con particolare attenzione alla gestione del fine-vita. A cui infine si aggiunge la “Green Claims Directive”, volta a contrastare il greenwashing, anche con una serie di sanzioni in caso di violazioni.
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