Electric days: ecco perché abbiamo paura delle auto elettriche

Tra fake news e modelli comportamentali

I veicoli elettrici sono un perno della transizione ecologica, eppure sono anche uno dei cambiamenti che ci fanno più paura. Rinunciare all’automobile come l’abbiamo conosciuta fino ad adesso, significa rinunciare a un simbolo culturale che ha caratterizzato la nostra società per decenni.

Di questo si è parlato alla presentazione degli Electric Days, l’evento dedicato alla mobilità sostenibile che si terrà dal 7 al 9 giugno nel quartiere Eur di Roma. In questi giorni, intorno al famoso laghetto si troveranno iniziative di informazione e intrattenimento, tra cui testdrive, talk, leboratori per bambini e anche la possibilità di provare delle barche elettriche.

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Alessandro Lago, Bruno Mazzara e Alessandro Macina

Psicologia del negazionismo ambientale

A prescindere dalle pressioni di carattere economico e politico che possono provenire dall’esterno, c’è un fattore che ci condiziona direttamente nelle scelte che facciamo: il risparmio di risorse cognitive. In sostanza, il nostro cervello cerca di faticare il meno possibile quando deve prendere una decisione, e questo ci porta a fare affidamento su preconcetti e informazioni già in nostro possesso. “Per risparmiare risorse cognitive ci accomodiamo su quello che già conosciamo e sulle abitudini che abbiamo acquisito. È difficile cambiare i modelli di rapporto con la vita e con gli altri”, ha spiegato il prof di psicologia sociale Bruno Mazzara durante l’evento di presentazione.

Ma c’è anche un secondo aspetto: “Dobbiamo fare i conti con una cultura del consumo per cui la dipendenza dai combustibili fossili è fondamentale. Noi siamo drogati di petrolio: è fondamentale per una miriade di oggetti della vita quotidiana. L’automobile è un oggetto sacro e ora ci stanno chiedendo di cambiare il modo in cui l’abbiamo sempre percepita”.

 

Social e fake news

La disinformazione, si sa, viaggia a velocità doppia sui social. Ma perché questo accade? L’obiettivo delle piattaforme è farci passare più tempo possibile sulla piattaforma e guadagnare dalle pubblicità. Chi decide cosa vediamo sono gli algoritmi, che memorizzano le nostre interazioni, il tempo di visualizzazione e i like. Quindi, in realtà, “chi manovra l’algoritmo siamo noi, con le nostre decisioni”, ha spiegato Yari Brugnoni, fondatore di Not Just Analytics. E dal momento che il nostro cervello “va a risparmio”, tendenzialmente andiamo a ricercare conferme di ciò che già pensiamo. Per questo le piattaforme sono incentivate a mostrarci gli stessi tipi di contenuto.

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Yari Brugnoni

In più, i social premiano la velocità. Meno gli argomenti sono approfonditi e più avranno la possibilità di diventare virali. “Tali contenuti sono costruiti per avere vita breve, sacrificando l’efficacia e la correttezza dei video pensati per il lungo termine”, ha aggiunto Brugnoni.

Le fake news funzionano bene sul nostro cervello perché per risparmiare risorse cognitive cerchiamo conferme grazie agli algoritmi – ha commentato Mazzara – Poi c’è un altro aspetto tipico dei social: il complottismo. Ci fa sentire furbi, migliori degli altri”. Un altro meccanismo psicologico che si crea, navigano sulle piattaforme è la dissonanza cognitiva: “Sappiamo che la crisi climatica è un problema, ma se sentiamo dire che non c’è bisogno di cambiare stile di vita per salvare il Pianeta ci sentiamo assolti, e legittimati a non sostenere la transizione ecologica. Per questo siamo facilmente preda delle fake news”, ha concluso il professore.

Superare lo stallo

Siamo di fronte a un fenomeno di insofferenza sociale nei confronti di tutto ciò che viene qualificato come ‘green’: l’auto elettrica, l’efficientamento energetico delle case, la riduzione dei consumi della plastica e qualsiasi azione che potrebbe determinare un cambiamento delle nostre abitudini – ha detto Alessandro Lago, direttore di Motor1 Il problema di questa ‘controtransizione‘ è che genera pessimismo distruttivo, che si può combattere solo attraverso la condivisione della conoscenza. Electric Days nasce per questo“.

Il timore del nuovo è comprensibile, ma il più delle volte parte dalla disinformazione. Alessandro Macina, autore del libro “Chi ha paura dell’auto elettrica?”, ha spiegato che: “Noi pensiamo che quello che succede in Italia rispecchi anche il resto del mondo, ma non è così. In Italia si vendono 4 auto elettriche su 100, mentre in Europa la vendita degli e-vehicle ha superato il 15%”.

Per combattere la diffidenza bisogna affidarsi soprattutto all’informazione. “Il consumatore è definito come uno che ha fretta e che, per sua natura, è portato a scegliere scorciatoie. Per questo bisogna usare i tasti della semplificazione, e far ragionare i consumatori sulle opportunità e non sulle difficoltà della transizione ecologica”, ha detto Massimiliano Dona, presidente Unione Nazionale Consumatori.


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Nata a Roma, laureata in relazioni internazionali e giornalista professionista. Interessata all’ambiente, alla transizione ecologica e al mondo che cambia, sempre con un occhio ai social network.