Dalle alghe alle balene, come valorizzare i tesori nascosti nell’oceano

Le specie marine possono aiutarci a costruire un futuro più sostenibile, ma dobbiamo imparare a rispettarle

Si dice che il California roll, il primo uramaki della storia, sia stato inventato da uno chef giapponese che lavorava nella Little Tokyo di Los Angeles, che decise di nascondere l’alga nori all’interno del riso poiché non era particolarmente apprezzata dai clienti americani. Dovremmo invece “prendere esempio dall’Asia”, secondo Vincent Doumeizel, autore del libro La rivoluzione delle alghe e co-fondatore della Global Seaweed Coalition, nonché senior advisor delle Nazioni Unite sugli oceani.

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La rivoluzione delle alghe

“Dovremmo prendere parte a questa rivoluzione perché le alghe sono un superfood straordinario che può essere impiegato anche come fertilizzante, come materiale da imballaggio e nella preparazione di medicinali. Coltivarle non è impattante; anzi, contribuiscono all’assorbimento del carbonio e alla creazione di nuovi posti di lavoro nelle comunità costiere”, ha spiegato Doumeizel al Blue Economy Summit organizzato da One Ocean Foundation a Milano. L’evento si è svolto il 4 giugno, proprio in concomitanza con il Seaweed Day.

L’importanza delle fanerogame marine

Oltre alle alghe, gli oceani custodiscono anche le fanerogame marine, che hanno caratteristiche simili alle piante terrestri (in inglese viene usato il termine seagrass). “Negli anni Trenta, c’è stata una malattia che ha decimato le praterie sottomarine dell’Atlantico, minacciate dall’uso di prodotti chimici, dalla scarsa qualità dell’acqua e dallo sviluppo delle infrastrutture costiere”, ha spiegato Carlos Duarte, professore universitario e membro del comitato scientifico di One Ocean Foundation. “Se nei primi anni Duemila potevamo affermare di aver perso il 60 per cento delle praterie globali, ora possiamo fortunatamente osservare dei segnali di ripresa. La Water Framework Directive ha avuto un impatto particolarmente positivo in Europa”.

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One Ocean Foundation, come ha raccontato l’operations director Giulio Magni, ha dedicato diversi progetti alla salvaguardia della posidonia oceanica, specie endemica del Mar Mediterraneo. La campagna Ocean Foresting ha coinvolto per esempio l’area marina protetta di Torre Guaceto, in Puglia, e le aree marine protette di Portofino e dell’Isola di Bergeggi, in Liguria.

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Giulio Magni di One Ocean Foundation © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Il ruolo delle balene all’interno dell’ecosistema

Altri importanti serbatoi di carbonio sono rappresentati dalle balene. “Sono animali migratori e hanno un ruolo importante nella catena alimentare; quindi, sono indicatori del benessere degli oceani”, ha evidenziato Mario Lebrato, ricercatore del Bazaruto Center for Scientific Studies (BCSS), in Mozambico.

Oltre il 20 per cento degli animali migratori, balene comprese, rischia l’estinzione. Come ha spiegato la biologa Ginevra Boldrocchi, One Ocean Foundation ha attivato anche un progetto per proteggere la biodiversità del canyon di Caprera che, oltre alla foca monaca, ospita sette delle otto specie di cetacei solitamente presenti nel Mediterraneo occidentale, alcune delle quali sono considerate particolarmente rare.

Il progetto consiste in tre attività di ricerca principali: monitoraggio acustico, analisi del DNA ambientale e monitoraggio visivo. L’obiettivo è produrre prove concrete che portino l’area del canyon a essere dichiarata dapprima Important Marine Mammal Area (IMMA) e, successivamente, AMP.

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Il panel sulle balene © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Anche le aziende giocano un ruolo importante: MSC, per esempio, ha modificato le rotte delle proprie navi in Sri Lanka e in Grecia per proteggere i cetacei e sta promuovendo programmi di formazione degli equipaggi e iniziative volte a ridurre l’inquinamento acustico causato dalle imbarcazioni.

La Dichiarazione per l’oceano firmata dai leader indigeni

Non si può fare a meno di citare, infine, la Dichiarazione per l’oceanoHe Whakaputanga Moana – firmata nel mese di marzo dai leader indigeni delle comunità maori di Nuova Zelanda, Tahiti e Isole Cook: si tratta di uno storico trattato, promosso dalla Hinemoana Halo Ocean Initiative, che riconosce alle balene lo status di personalità giuridiche.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.