Come decarbonizzare l’export di minerale di ferro in Australia

Lo studio che mostra un percorso verso la neutralità climatica

Uno studio ha rivelato come le emissioni nella rotta di esportazione del minerale di ferro dall’Australia all’Asia possano essere ridotte di oltre il 90% entro il 2050 grazie all’utilizzo del gas naturale liquefatto. La ricerca è stata portata avanti congiuntamente da Pilbara Clean Fuels (PCF), Oceania Marine Energy e RINA.

L’Australia occidentale è il più grande produttore di minerale di ferro al mondo, con una produzione di oltre 850 milioni di tonnellate all’anno. I ricercatori hanno lavorato per ridurre le emissioni generate dal commercio di questa materia prima tra l’Australia e l’Asia, combinando i progetti ideati dalle tre società. Il gas naturale liquefatto (GNL) e le tecnologie prese in considerazione nello studio sono già esistenti e quindi possono essere implementate per ottimizzare le operazioni di export riducendo l’impatto ambientale.

PCF sta progettando un impianto a basso impatto carbonico per la produzione di GNL da energia elettrica. Tale impianto, inizialmente, riuscirebbe a generare gas naturale liquido con emissioni di gas inferiori a 200 kg per tonnellata, che potranno poi scendere a circa 50 kg/t e, infine, potenzialmente abbassarsi a zero grazie ai miglioramenti tecnologici.

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Port Hedland, Australia occidentale

Oceania, invece, sta sviluppando un business per lo stoccaggio di combustibile a uso marittimo attraverso navi appositamente progettate per il rifornimento di GNL nella regione dell’Australia occidentale. Ciò permetterebbe alle navi di fare rifornimento lì, senza dover deviare verso altri hub di stoccaggio più lontani. In questo caso, è prevista una riduzione delle emissioni associate al trasporto di GNL su lunghe distanze del 25%. Inoltre, il design della nave rifornitrice include una batteria da 8 MWh che consente l’operatività in porto senza emissioni.

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Infine, RINA, ha sviluppato un concept innovativo per il design di una nave alimentata a GNL, da 209mila tonnellate di portata lorda. Il progetto prevede la navigazione a velocità competitiva e un risparmio di combustibile del 12%. La nave sarà dotata anche di un impianto per la trasformazione del metano in idrogeno e anidride carbonica nella fase di pre-combustione. L’anidride carbonica prodotta a bordo verrà poi catturata e immagazzinata per essere raccolta negli hub di stoccaggio attualmente in costruzione in Australia occidentale.

 


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