Perché allevare i polpi è un problema etico e ambientale

Ne discutiamo con Chiara Caprio, responsabile media e relazioni istituzionali di Essere Animali

Già l’allevamento dei salmoni, sempre più richiesti sulle tavole di tutta Europa, sta da tempo sollevando grandi timori da parte delle associazioni che si occupano di tutela delle risorse naturali e dei diritti animali, a causa di problemi come il sovraffollamento e la diffusione di malattie. A questo rischia di aggiungersi l’allevamento dei polpi.

allevamento di polpi, Essere Animali
Foto di Vlad Tchompalov/Unsplash

L’azienda Nueva Pescanova punta infatti a costruire un’apposita struttura in un’area di 52.691 metri quadrati presso il porto di Las Palmas, sull’isola di Gran Canaria, dove i polpi (Octopus vulgaris) sarebbero rinchiusi all’interno di vasche adibite all’acquacoltura. Il progetto era stato annunciato anni fa, ma l’azienda è ancora in attesa di ottenere l’autorizzazione all’avvio dei lavori.

I polpi sono intelligenti

Come dichiarato a NPR, i responsabili ritengono che l’iniziativa sarà in grado di contribuire alla conservazione della specie, minacciata dall’aumento del consumo alimentare su scala globale: se oggi ammonta a circa 350mila tonnellate l’anno, si prevede una crescita del 21,5 per cento entro il 2028.

“Ci sono diversi indicatori che mostrano come l’allevamento sia particolarmente problematico per i polpi. Prima di tutto, esistono prove scientifiche del fatto che siano esseri senzienti: in particolare, un report della London School of Economics evidenzia l’impossibilità di allevarli garantendo loro elevati livelli di benessere”, sostiene invece Chiara Caprio, responsabile media e relazioni istituzionali di Essere Animali. L’associazione, nata nel 2011, è fra le organizzazioni che si stanno fortemente opponendo all’innaugurazione dell’allevamento a Las Palmas.

E sono carnivori

I polpi sono molluschi solitari, che possono diventare molto aggressivi negli spazi ristretti. E sono carnivori: anche se Nueva Pescanova sostiene che la loro dieta si baserà su sottoprodotti e scarti della pesca, allevarli e nutrirli rischia di aumentare la pressione sugli stock ittici.

“Inoltre, non esiste attualmente un metodo di macellazione affidabile, che sia in grado di ridurre le loro sofferenze e che possa essere applicato su larga scala a livello commerciale. È per tutti questi motivi, già evidenziati da Compassion in World Farming, che l’allevamento dei polpi è stato definito ‘una ricetta per il disastro’: niente a che vedere con le promesse di Nueva Pescanova. Per avere un’idea, basta dare un’occhiata al report di Eurogroup for Animals, di cui siamo parte, intitolato Uncovering the horrific reality of octopus farming, prosegue Caprio.

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La situazione in Italia

Come anticipato dall’esperta di Essere Animali, lo studio della London School of Economics, commissionato dal governo britannico nel 2021, ha messo nero su bianco che polpi, granchi e aragoste sono “esseri senzienti e capaci di provare sofferenza” e che dovrebbero pertanto essere tutelati, anziché bolliti vivi. In Svizzera questa pratica è vietata dal 2018, insieme all’usanza di trasportare i crostacei all’interno di casse piene di ghiaccio, cosa che anche in Italia costituisce reato di maltrattamento di animali.

“La California e lo Stato di Washington, negli Stati Uniti, hanno vietato proprio l’allevamento di polpi. Alle Hawaii è stata chiusa una struttura che li allevava, a dimostrazione dell’esistenza di un movimento che si oppone a questo tipo di attività”, continua Chiara Caprio.

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Le opportunità legate alle elezioni europee

Abbiamo però una grande opportunità di fronte a noi: le elezioni europee dell’8 e 9 giugno. “Quello che noi chiediamo, come Eurogroup, è di vietare l’allevamento di polpi su scala europea. Un obiettivo che si può raggiungere scegliendo dei candidati impegnati sul fronte dei diritti animali e contrari alle crudeltà negli allevamenti”, conclude Caprio. Non lasciamoci sfuggire l’occasione di salvare “i nostri amici in fondo al mare”.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.