La temperatura media del globo è ancora troppo elevata

Febbraio ha fatto registrare nuovi record, avverte Copernicus. E l’Artico, secondo uno studio pubblicato su Nature, potrebbe presto trovarsi a fare i conti con estati senza ghiaccio

febbraio Copernicus

Ormai siamo stufi di scrivere articoli riguardo a nuovi record di temperatura, ma purtroppo ci tocca farlo di nuovo. Il mese di febbraio del 2024 – anno bisestile, fra l’altro – è stato il febbraio più caldo mai registrato a livello globale, con una temperatura media dell’aria superficiale di 13,54 °C, superiore di 1,77 °C a quella del periodo compreso tra il 1850 e il 1900. Si tratta del nono mese consecutivo più caldo mai registrato per il rispettivo periodo dell’anno. A svelarlo è, come sempre, il puntualissimo Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus (C3S).

Una striscia di record

“Febbraio si aggiunge alla lunga striscia di record degli ultimi mesi. Per quanto possa sembrare straordinario, non è in realtà sorprendente, poiché il continuo riscaldamento del sistema climatico porta inevitabilmente a nuovi estremi di temperatura. Il clima risponde alle attuali concentrazioni di gas serra nell’atmosfera e quindi, a meno che non si riesca a stabilizzarle, ci troveremo necessariamente di fronte a nuovi record di temperatura globale e alle loro conseguenze”, commenta Carlo Buontempo, direttore di C3S.

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Le preoccupazioni riguardo all’Accordo di Parigi

A suscitare particolari timori è il fatto che la temperatura media globale degli ultimi dodici mesi (marzo 2023-febbraio 2024) abbia superato di 1,56 °C la media preindustriale, sforando quindi il grado e mezzo stabilito dall’Accordo di Parigi sul clima. L’inverno boreale (dicembre-gennaio-febbraio) è stato il più caldo a livello globale. Nell’ultimo mese, l’effetto di El Niño ha continuato a ridursi nel Pacifico equatoriale, ma le temperature dell’aria marina sono rimaste in generale a un livello insolitamente alto.

febbraio Copernicus

Le condizioni del ghiaccio marino

Il ghiaccio marino antartico ha raggiunto il suo minimo mensile annuale, il terzo più basso nella registrazione dei dati satellitari, con un 28 per cento sotto la media. L’estensione del ghiaccio marino artico è stata del 2 per cento al di sotto della media: non così bassa come nella maggior parte degli ultimi anni, ma ben al di sotto dei valori osservati negli anni Ottanta e Novanta.

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Le previsioni riguardo all’Artico

Addirittura, secondo uno studio pubblicato il 5 marzo su Nature, l’Artico potrebbe arrivare nel giro di un decennio a vivere dei periodi estivi pressoché privi di ghiaccio marino. Questo andrebbe a causare una profonda trasformazione dell’habitat di orsi e foche, con una prevalenza del colore blu al posto del bianco. Il mese di settembre potrebbe trovarsi a essere privo di ghiaccio fra il 2035 e il 2067: tutto dipenderà dalla rapidità con cui provvederemo a ridurre le emissioni causate dallo sfruttamento dei combustibili fossili.


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