1,8 miliardi di euro l’anno: è l’ammontare degli investimenti delle utilities italiane a favore della transizione ecologica su scala territoriale. 830 milioni sono indirizzati alla decarbonizzazione, oltre 500 all’economia circolare, 420 alla digitalizzazione. Analizzando tutti i settori di competenza, inoltre, il valore aggiunto distribuito dalle utilities ai diversi stakeholder arriva a 12,7 miliardi. È quanto emerge dallo studio di Utilitalia “Il ruolo delle utilities tra sicurezza energetica, sostenibilità e competitività”, presentato a Roma nel corso della giornata odierna, 12 febbraio.
Le linee strategiche di sviluppo
Sono cinque le linee strategiche di sviluppo che consentono alle utilities di offrire un contributo significativo agli obiettivi della transizione.
- Rinnovabili: fotovoltaico, eolico, idroelettrico e teleriscaldamento;
- molecole verdi: basti pensare alla produzione di biogas e biometano dai rifiuti organici o dai fanghi di depurazione;
- reti di distribuzione: dalle utilities può arrivare un importante contributo per quanto riguarda la flessibilità e la sicurezza delle reti elettriche, oltre alla riconversione tecnologica dei gasdotti per integrare nuovi gas;
- efficienza energetica: da questo punto di vista sono auspicabili celeri misure di efficientamento del meccanismo dei TEE e l’allargamento del mercato dell’efficienza energetica a progetti di economia circolare;
- economia circolare: si va dalla riconversione delle infrastrutture esistenti come hub per la CCS al recupero delle materie prime critiche, fino alla produzione di biocarburanti.
Il ruolo delle utilities nella transizione energetica
“Per le utilities, la transizione energetica è una sfida di sistema che non si limita a valutare singole tecnologie o vettori, ma che amplia la propria visione alla convergenza fra tecnologie, produzione e utilizzo delle fonti, potenzialità di economia circolare ed infrastrutture”, spiega il presidente di Utilitalia, Filippo Brandolini.
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“Il contributo più rilevante che le imprese dei servizi pubblici possono fornire alla transizione energetica passa dalla valorizzazione della loro peculiarità di attori e promotori dello sviluppo energetico territoriale: ciò vuol dire rendere incisivo un approccio integrato, l’unico in grado di coniugare investimenti industriali e innovazione con il valore circolare e sociale del servizio reso. Un approccio che accresce l’efficienza e la sostenibilità della transizione energetica e amplia i benefici energetici, ambientali e sociali resi disponibili sui territori”.
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