I servizi ecosistemici, ovvero i benefici che gli ecosistemi offrono al genere umano, sono destinati a diminuire del 9 per cento entro il 2100, a causa della distruzione del capitale naturale. L’allarme arriva da uno studio condotto dagli scienziati della UC Davis e della UC San Diego, con il contributo dei ricercatori del CMCC.
L’impatto della crisi climatica sul PIL globale
I risultati della ricerca, pubblicati il 18 dicembre sulla rivista Nature, svelano come i benefici offerti dalla natura diminuiscano all’aumentare della pressione dei cambiamenti climatici sugli habitat naturali. Entro il 2100, l’incremento dell’anidride carbonica nell’atmosfera e i mutamenti indotti nella vegetazione e nelle precipitazioni comporteranno una riduzione media dell’1,3 per cento del prodotto interno lordo (PIL) in tutte le nazioni prese in esame.
Le conseguenze per i Paesi più poveri
Tuttavia, “il 50 per cento più povero dei Paesi e delle regioni del mondo dovrebbe sopportare il 90 per cento dei danni al PIL, mentre le perdite per il 10 per cento più ricco sarebbero limitate appena al 2 per cento”, spiega il ricercatore Bernardo Bastien-Olvera. Lo studio condotto insieme ai colleghi rivela “una dimensione solitamente trascurata, ma sorprendente, degli effetti dei cambiamenti climatici sui sistemi naturali: la loro capacità di aggravare l’ineguaglianza economica globale”.
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Il ruolo del CMCC
Per giungere a questi risultati, gli scienziati hanno impiegato modelli di vegetazione globale, modelli climatici e dati della Banca Mondiale. Il ruolo del CMCC è stato quello di integrare il capitale naturale nel suo modello climatico-economico RICE50+, che ha un elevato dettaglio regionale. L’obiettivo futuro sarà quello di estendere le ricerche anche agli ecosistemi marini.
“Con questo studio, stiamo integrando sistemi naturali e benessere umano all’interno di un quadro economico. La nostra economia e il nostro benessere dipendono da tali sistemi, e dovremmo tenere conto di questi danni trascurati quando consideriamo il costo di un clima in cambiamento”, commenta la professoressa Frances C. Moore, fra gli autori dell’articolo.
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“Biodiversità e cambiamento climatico sono crisi intrecciate. Questa analisi dimostra che agire su entrambi non è solo nell’interesse del Pianeta, ma anche di tutti noi”, conclude Massimo Tavoni, direttore dell’RFF-CMCC European Institute on Economics and the Environment (EIEE).
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