Il riscaldamento globale sulle Alpi procede a velocità quasi doppia rispetto alla media internazionale. Lo rivela una ricerca finanziata dall’International Centre for Theoretical Physics e condotta dall’Università degli studi di Trieste, i cui risultati sono stati pubblicati a settembre sulla rivista scientifica Climate of the Past.
L’impiego di modelli climatici e paleoclimatici
Lo studio – coordinato da Costanza Del Gobbo e supervisionato dal premio Nobel Filippo Giorgi – svela come, durante l’ultimo massimo glaciale (LGM) fra 26mila e 21mila anni fa, il clima delle Alpi abbia registrato valori di raffreddamento quasi doppi rispetto alla scala globale. L’utilizzo di modelli climatici e paleoclimatici ha permesso di ricostruire la linea di equilibrio glaciale durante l’LGM e confrontarla con quella dei livelli preindustriali, all’inizio del 1800.
L’importanza dello studio dei climi passati
I risultati mostrano come, allora, la temperatura delle Alpi fosse mediamente inferiore di 6,8 °C rispetto ai livelli preindustriali e, quindi, fosse inferiore di circa 9 °C rispetto a oggi. Le precipitazioni annuali erano più scarse del 15 per cento circa. La stagione a subire le variazioni più significative fu l’estate con una diminuzione di 7,3 °C rispetto ai livelli preindustriali, ossia quasi 10 °C in meno rispetto alle stagioni estive attuali.
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L’analisi apre quindi nuove prospettive sull’uso dei modelli climatici regionali per lo studio dei climi passati. I ghiacciai, essendo fortemente influenzati dalla temperatura e dall’andamento delle precipitazioni, sono eccellenti indicatori del cambiamento climatico.
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