La sostenibilità in una bottiglia di vino

Il vetro incide notevolmente sull’impronta carbonica della produzione vitivinicola, ma ci sono tanti altri aspetti da non sottovalutare: le considerazioni emerse all’evento di ARGEA.

Habitat ARGEA packaging vino
Habitat, un evento di ARGEA © Elisabetta Scuri/Canale Energia

7,9 miliardi di euro è la cifra da record con cui si è chiuso il bilancio dell’export 2022 del vino italiano. Un settore che rappresenta un’eccellenza nel nostro Paese, con famiglie che si tramandano l’arte della viticoltura di generazione in generazione; tradizioni che, nel caso dei muretti a secco valtellinesi, sono divenute anche Patrimonio Unesco; giovani che hanno deciso di investire nell’innovazione e nella ricerca di soluzioni per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la loro mitigazione.

Tuttavia, la ricerca della sostenibilità non può fermarsi alla coltivazione delle viti e al processo di vinificazione, ma deve guardare anche alla distribuzione del prodotto e, nello specifico, al packaging. È proprio su questo tema che si è concentrata la seconda edizione di Habitat, l’appuntamento annuale di ARGEA sulle sfide legate ai fattori ESG, il 28 settembre a Milano.

Habitat, l’evento annuale di ARGEA sui temi della sostenibilità

“Abbiamo scelto questo nome perché abbiamo a cuore la cura del nostro habitat, e perché la sostenibilità è al centro del nostro agire”, ha spiegato Massimo Romani, CEO di ARGEA, una realtà innovativa di produzione e distribuzione di vino italiano nel mondo. Il gruppo, che rappresenta oggi il più importante player privato nel settore vitivinicolo nazionale con circa 550 collaboratori, sta investendo in energia elettrica generata al 100 per cento da fonti rinnovabili, compensazione delle emissioni di CO2, accompagnamento dei produttori lungo un percorso virtuoso.

Il vino e l’importanza del packaging

“Il vino è un prodotto che senza packaging non esiste”, ha commentato Giulio Somma, direttore del Corriere Vinicolo. Il contenitore difatti si mette al servizio del contenuto, consentendone il trasporto e la conservazione, preservandone le proprietà organolettiche, ma anche garantendo la riconoscibilità del prodotto e comunicando al consumatore una serie di informazioni preziose.

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“Anche nel mondo del design, quello della sostenibilità è un tema acquisito. Guardando al packaging, bisogna lavorare sulla questione delle materie prime, ma tenere conto anche delle utenze diverse, delle logistiche differenti, delle varie caratteristiche dei prodotti. E anche delle questioni culturali e di genere”, ha aggiunto il professor Paolo Marco Tamborrini, docente di disegno industriale presso l’Università di Parma e il Politecnico di Torino.

Il vetro

Il vetro, principe dei contenitori del vino, incide notevolmente sulla sua carbon footprint. Nell’ambito della produzione vitivinicola, infatti, l’analisi del ciclo di vita (LCA) indica che il trasporto e l’imballaggio in vetro costituiscono circa il 74 per cento dell’impronta carbonica, mentre la viticoltura e la vinificazione contribuiscono ciascuna per il 13 per cento.

“Partiamo dal presupposto che abbiamo a che fare con un materiale infinitamente riciclabile”, ha commentato Andrea Stella, Sales Coordinator Nord Est Wine & Sparkling di Verallia Italia, realtà specializzata nella fabbricazione del vetro che si è posta l’obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. “Ci stiamo impegnando a sviluppare nuove tecnologie per l’uso di energia elettrica invece del gas, a sfruttare il più possibile la rotaia invece della gomma, e abbiamo installato una serie di impianti fotovoltaici sui tetti degli stabilimenti”.

ARGEA vino packaging
Andrea Stella © Elisabetta Scuri/Canale Energia

Un’altra strategia importante su cui lavorare, ha spiegato Stella, è il recupero del rottame: per ogni 10 punti percentuali di rottame di vetro supplementari, si riducono le emissioni di CO2 del 5 per cento e i consumi di energia del 2,5 per cento. Altra necessità importante è la riduzione del peso. Verallia ha come obiettivo un alleggerimento del 3 per cento della gamma di vetro standard entro il 2025. Da questo punto di vista, ARGEA si sta preparando a lanciare una nuova bottiglia, di 100 grammi più leggera: si chiamerà Albero della Vite.

Il sughero

Quando si parla di una bottiglia di vino, però, non si può fare riferimento soltanto al vetro. Lo sanno bene i sommelier, per i quali la stappatura è un momento delicato del servizio: il sughero è fra i materiali più impiegati nella produzione di tappi. Carlos Manuel Veloso dos Santos, amministratore delegato di Amorim Cork Italia S.p.A. (declinazione italiana del più grande esportatore mondiale di sughero), ha spiegato che i cambiamenti climatici stanno colpendo il sud dell’Europa, ma le querce da sughero sono particolarmente resistenti al fenomeno della desertificazione.

ARGEA Habitat
Carlos Manuel Veloso dos Santos © Elisabetta Scuri/Canale Energia

L’azienda sta investendo in progetti di riforestazione, efficienza energetica, energie rinnovabili, gestione delle risorse idriche ed economia circolare. La riduzione degli sprechi riguarda anche la gestione dei tappi a fine vita: raccogliendoli tramite le onlus è possibile recuperarli per realizzare collezioni di design, soluzioni per l’isolamento delle pareti, pavimenti dei parchi giochi, e persino sfruttarli nei vigneti come “spugne” per assorbire e rilasciare acqua nei momenti di bisogno. Per quanto riguarda i materiali alternativi al sughero, è importante che non siano a base di plastica.

La carta

Infine, non bisogna dimenticarsi delle etichette. Anche quelle sono importanti perché, come detto prima, contribuiscono a rendere il prodotto riconoscibile, oltre a riportare informazioni obbligatorie per legge. UPM Raflatac è un’azienda di origine finlandese che produce carta adesiva da fornire agli etichettifici ed è anche fra i più importanti gestori di foreste a livello globale. Dalla sua collaborazione con ARGEA – come ha anticipato Stefano Pistoni, Senior Manager, Business Development, Wine & Spirits, Beverage – nasceranno delle bottiglie in rPET e PET realizzato a partire da glicole monoetilenico rinnovabile (BioMEG).

Il ruolo del consumatore

Gli ultimi tasselli sono acquirenti e consumatori. “Il distributore ha il compito di comunicare quello che il produttore fa. C’è ancora poca consapevolezza, da parte del consumatore, riguardo a cosa è davvero sostenibile. E la sostenibilità costa. Siamo noi a dover accompagnare gli utenti nella scelta”, ha spiegato Alessandro Rossi, National Category Manager Wine di Partesa s.r.l., in rappresentanza della distribuzione specializzata.

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“Ci sono delle sfide legate al riciclo: io, per abbassare una parte dei costi legati allo smaltimento, mi sono appoggiato a una società che compra il vetro”, ha aggiunto Eugenio Galbiati, titolare del Ristorante del Centro e del Nine Hotel di Monza. “È importante far capire al consumatore finale cosa c’è dietro. Non solo dirgli che siamo ‘bravi e belli’, andare oltre, e fargli capire che anche lui fa parte della catena e può dare un contributo”. È proprio vero. Dietro a una bottiglia di vino c’è il lavoro di chi, tutti i giorni, si prende cura del vigneto. Di chi sta in cantina. Ma anche quello di chi è al di fuori. Un bicchiere di vino, con i suoi colori, profumi e sapori, racconta tutto questo.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.