È ora di prepararsi a superare la soglia di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale

La tecnologia potrà contribuire alla mitigazione, ma occorre puntare sulla transizione energetica, senza dimenticare le strategie di adattamento: i risultati del progetto Provide.

Tradotto in italiano, il verbo inglese overshoot significa “oltrepassare”. Non a caso, l’espressione Overshoot Day fa riferimento al giorno in cui si esauriscono le risorse annuali della Terra. Nell’ambito dell’Accordo di Parigi sul clima, lo stesso verbo – che può significare anche “mancare il bersaglio” – è usato per indicare il superamento della soglia di 1,5 gradi Celsius di riscaldamento globale.

1,5 gradi riscaldamento globale Provide

Tale soglia, stando a una ricerca di due università statunitensi, rischia di essere oltrepassata già nel prossimo decennio. Il progetto Provide, nell’ambito del programma Horizon Europe, ha l’obiettivo di capire quali saranno le conseguenze di una cosa simile per il Pianeta e i suoi abitanti, anche in base alla rapidità con cui riusciremo a ridurre le emissioni di gas serra e dare modo alle temperature di abbassarsi nuovamente.

Il raggiungimento della neutralità climatica e l’inversione della tendenza

“È improbabile che l’aumento delle temperature medie globali possa mantenersi al di sotto degli 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Nel migliore dei casi, resteremo sotto i due gradi; nel peggiore dei casi, li supereremo abbondantemente”. Lo ha confermato Joeri Rogelj, professore del Grantham Institute dell’Imperial College di Londra, nel webinar organizzato l’8 settembre dai partner del progetto Provide.

1,5 gradi riscaldamento globale Provide

Rogelj ha spiegato che ci sono tre obiettivi da perseguire, nel percorso di mitigazione del riscaldamento globale:

  • riduzione delle emissioni (di anidride carbonica, ma anche di metano e degli altri gas climalteranti);
  • neutralità climatica;
  • inversione della tendenza.

La rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera

Sabine Fuss, professoressa del Mercator Research Institute di Berlino, ha spiegato che le tecniche di rimozione dell’anidride carbonica dall’atmosfera (in inglese Carbon Dioxide Removal, CDR) rappresentano strategie indispensabili per il raggiungimento della neutralità climatica. Non si parla solo delle tecnologie di cattura, utilizzo e stoccaggio del carbonio – che, per essere sostenibili, dovranno funzionare grazie all’energia rinnovabile –, ma anche delle soluzioni basate sulla natura, come la riforestazione. Sarà importante, inoltre, proteggere le foreste da siccità e incendi, dal momento che possono portarle a generare più anidride carbonica che ossigeno.

Provide riscaldamento globale

La Solar Radiation Modification

L’intervento di Benjamin Sanderson, ricercatore del Centro per la Ricerca Internazionale sul Clima di Oslo, si è concentrato invece sulla riduzione della radiazione solare (in inglese Solar Radiation Modification, SRM) e, più precisamente, sull’iniezione di solfati nell’atmosfera. Una tecnica che può contribuire in modo efficace alla risoluzione di alcuni problemi, come l’esposizione al caldo estremo, ma non di altri, come l’acidificazione degli oceani. Presenta, inoltre, alcune criticità, perché può alterare l’andamento delle precipitazioni. Stando alle analisi presentate, non è una soluzione che può permettere di ritardare il superamento della soglia di 1,5 gradi.

Solar Radiation Modification

La transizione energetica e il meccanismo di loss&damage

“Gli effetti del riscaldamento globale sono già devastanti. Figuriamoci con un ulteriore aumento delle temperature. Non c’è altra soluzione: bisogna rinunciare ai combustibili fossili, passare alle fonti energetiche rinnovabili e a un’alimentazione sostenibile. L’energia solare costa già poco e il suo prezzo è destinato a diminuire ancora”, ha commentato Kaisa Kosonen, Senior Political Advisor presso Greenpeace International.

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“La tecnologia servirà, ma concentriamoci su quello che possiamo già fare. Non è che abbiamo bisogno di un piano B perché il piano A non ha funzionato: non ci abbiamo neanche davvero provato. Gli investimenti nel petrolio e nel gas sono ancora troppo ingenti. È su questo che bisognerà lavorare alla Cop 28, insieme al meccanismo di loss&damage per i danni che ormai sono inevitabili”.

Dello stesso parere sembra essere anche la Commissione europea, come ha ricordato in conclusione Philippe Tulkens, membro della Direzione generale per la ricerca e l’innovazione. “Gli esperti della Commissione stanno analizzando il potenziale delle tecnologie presentate nel webinar che, tuttavia, non sono fra le priorità dell’Unione a livello di ricerca, almeno per il momento. Credo che, anziché incolpare le aziende perché non investono nella transizione ecologica, siano le istituzioni a dover creare le condizioni per farlo”, ha concluso Tulkens.


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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.