Il settore dell’energia in Italia e la composizione del mix energetico nazionale

Viaggio nel passato e nel futuro dell’energia rinnovabile nel nostro Paese.

Il fuel mix, o mix energetico, è l’insieme delle fonti energetiche primarie utilizzate per la produzione di energia elettrica, che possono essere rinnovabili (come l’energia cinetica dell’acqua, l’energia solare, quella geotermica o eolica), oppure non rinnovabili (come il petrolio, il gas naturale, il carbone o l’uranio).

Gli ultimi dati del GSE

Il Gestore Servizi Energetici (GSE) ha determinato la composizione del mix energetico iniziale nazionale dell’energia elettrica immessa in rete relativo agli anni di produzione 2021 e 2022. Di seguito, i dati pubblicati il 28 luglio.

mix energetico italiano

La Relazione annuale del Ministero dell’Ambiente

Il 2022 non è stato un anno semplice per il settore energetico italiano, che ha risentito della crisi internazionale determinata dalla guerra in Ucraina. La domanda primaria di energia, in termini di disponibilità energetica lorda, si è attestata sulle 149.175 migliaia di tonnellate equivalenti di petrolio (ktep), con una diminuzione annua del 4,5 per cento. L’intensità energetica è calata del 7,9 per cento rispetto al 2021 e il consumo finale di energia è diminuito del 3,7 per cento attestandosi a 109.307 ktep, come riporta la Relazione annuale del Ministero dell’Ambiente sulla situazione energetica nazionale.

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La disponibilità energetica lorda in Italia

La disponibilità energetica lorda in Italia, stando alla Relazione pubblicata il 29 luglio dal Ministero, è costituita per il 37,6 per cento dal gas naturale, per il 35,7 per cento da petrolio e prodotti petroliferi, per il 18,5 per cento da rinnovabili e bioliquidi, per il 5 per cento da combustibili solidi e per il 2,5 per cento da energia elettrica.

mix energetico italiano

Facendo riferimento a quel 2,5 per cento di energia elettrica, l’86,4 per cento è stato coperto dalla produzione nazionale – che, al netto dell’energia assorbita per servizi ausiliari e per pompaggi, è stata pari a 273,9 TWh – e, per il restante 13,6 per cento, dalle importazioni nette dall’estero.

La quota FER sul consumo interno lordo di energia elettrica

Per quanto riguarda il settore elettrico, Terna e GSE stimano per l’anno scorso una produzione complessiva da fonti energetiche rinnovabili (FER) intorno a 100 TWh. La notevole flessione rispetto all’anno precedente (-14 per cento) è legata all’eccezionale contrazione della produzione idroelettrica (-38 per cento), causata soprattutto dalle scarse precipitazioni.

La fonte solare sfruttata con tecnologia fotovoltaica segna una crescita netta (+12 per cento), ma non sufficiente a compensare le riduzioni delle altre fonti; ne segue che l’incidenza della quota FER sul consumo interno lordo (CIL) di energia elettrica, stimato su valori simili al 2021, risulta in flessione di quasi cinque punti percentuali (dal 35,3 per cento al 30,6 per cento).

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Per quanto riguarda il settore termico, sulla base delle stime preliminari relative al 2022, si rileva una flessione rispetto al 2021 pari al 6 per cento, associata al minore impiego di legna da ardere e pellet.

Gli investimenti in nuovi impianti a fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica e termica sono aumentati rispetto a quelli rilevati nel 2021, con valori intorno a quattro miliardi di euro. Le ricadute occupazionali legate alla costruzione e installazione degli impianti si attestano intorno a 23mila Unità di Lavoro per le FER elettriche e a 35mila per le FER termiche.

Il fenomeno della povertà energetica

Nel 2022, le famiglie italiane hanno consumato 47.925 ktep di energia, il 2,7 per cento in meno rispetto all’anno precedente, mentre la spesa sostenuta per il suo acquisto, pari a 113,5 miliardi di euro, è aumentata del 49,9 per cento. Non a caso, il tema della povertà energetica ha assunto un ruolo di primo piano, sia in termini di analisi e valutazione che di individuazione di politiche di contrasto, ed è stato istituito un Osservatorio nazionale dedicato.

Nell’aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC) trasmesso alla Commissione europea nel luglio 2023, ai fini del monitoraggio della povertà energetica, si fa riferimento all’indicatore “Quota di popolazione che non è in grado di riscaldare adeguatamente le propria abitazione”; nel 2022, in Italia, tale quota è pari all’8,8 per cento.

Gli obiettivi del nuovo PNIEC

Il nuovo PNIEC stabilisce anche le ambizioni dell’Italia in termini di transizione energetica. Il Paese intende perseguire un obiettivo di copertura, nel 2030, del 40,5 per cento del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili, coinvolgendo tre settori.

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  • Settore elettrico: quota dei consumi complessivi nazionali di energia elettrica coperta da fonti rinnovabili pari al 65 per cento.
  • Settore termico: quota dei consumi complessivi di energia per riscaldamento e raffrescamento coperta da fonti rinnovabili pari al 36,7 per cento.
  • Settore trasporti: quota dei consumi complessivi di energia per trasporto coperta da fonti rinnovabili, calcolata con i criteri di contabilizzazione dell’obbligo previsti dalla revisione della RED II così come modificata dalla cosiddetta RED III, pari al 30,7 per cento (a fronte di un obiettivo settoriale del 29 per cento fissato dalla medesima direttiva).

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.