Il 68 per cento degli ecosistemi italiani si trova in pericolo, il 35 per cento in pericolo critico. Il 57 per cento dei fiumi e l’80 per cento dei laghi non è in buono stato dal punto di vista ecologico. Il 30 per cento delle specie di animali vertebrati e il 25 per cento delle specie animali marine del Mediterraneo sono a rischio estinzione. L’allarme arriva dal WWF che, il 12 maggio, ha presentato il nuovo report “Biodiversità fragile, maneggiare con cura: status, tendenze, minacce e soluzioni per un futuro nature-positive”.
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Quali sono le minacce per le specie italiane
Tra le cause del declino della biodiversità ci sono il consumo di suolo, la diffusione delle specie aliene invasive, lo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e gli effetti dei cambiamenti climatici, fra cui la siccità: per via del riscaldamento globale, la disponibilità media annua di acqua si potrebbe ridurre da un minimo del 10 per cento entro il 2030 a un massimo del 40 per cento entro il 2100, con picchi fino al 90 per cento nell’Italia meridionale. Inoltre, secondo il WWF, la governance ambientale del Paese risulta “inadeguata rispetto alla complessità dei problemi e ostacolata da investimenti limitati, nonché dalla resistenza di soggetti con interessi politici o economici a breve termine”.
Gli obiettivi della Strategia nazionale per la biodiversità
Per proteggere la nostra ricchissima diversità biologica – basti pensare che contiamo metà delle specie vegetali e circa un terzo di tutte le specie animali presenti in Europa – esistono alcune soluzioni. A partire dalla messa in pratica della Strategia nazionale per la biodiversità al 2030, la quale prevede:
- che almeno il 30 per cento delle specie e degli habitat di interesse comunitario il cui stato di conservazione non è soddisfacente raggiunga un livello positivo entro il 2030;
- che il 30 per cento degli ecosistemi attualmente degradati venga ripristinato;
- l’incremento della superficie protetta al 30 per cento del territorio terrestre e marino.
Per centrare questi obiettivi, secondo il WWF, ci sono diverse strade da percorrere, dalla corretta gestione forestale al recupero delle zone umide, dalla riduzione dell’uso dei pesticidi all’introduzione di un sistema di monitoraggio delle acque interne, fino alla concretizzazione del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici.
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