L’Unione europea è l’unica macroregione dove la domanda di elettricità è calata in modo significativo – del 3 per cento, per essere precisi – nel 2022. A livello globale, in media, è aumentata del 2 per cento. A rivelarlo è l’Agenzia internazionale dell’energia (International Energy Agency, IEA), in un’analisi pubblicata il 4 maggio.
Gli autori, Eren Çam e Carlos Fernández Alvarez, spiegano che il calo è dovuto a una combinazione di fattori: il caro energia e l’inverno mediamente mite si sono infatti accompagnati a un’estate tendenzialmente calda e all’esigenza di ricorrere a sistemi di raffrescamento. Se la siccità ha influito negativamente sulla produzione di energia idroelettrica, alcuni Paesi hanno riaperto le centrali a gas per rimediare all’interruzione delle forniture dalla Russia. Con il risultato che, a fronte di una riduzione dei consumi energetici, le emissioni di CO2 del settore sono comunque aumentate.
Scendono le spese per il riscaldamento, ma salgono quelle per i climatizzatori
Il grafico sotto riportato mette in luce gli effetti di un inverno mite abbinato a un’estate torrida – la più calda nella storia del continente. Il risparmio sui riscaldamenti è stato parzialmente compensato dalle spese per il raffrescamento, specialmente in Paesi come l’Italia e la Spagna che hanno sperimentato forti ondate di calore. Secondo le stime dell’IEA, le condizioni meteorologiche si sono rese responsabili di un taglio inferiore all’1 per cento della domanda di elettricità, con la restante riduzione di oltre il 2 per cento guidata da una serie di altri fattori slegati dal meteo.
Consumatori sempre più consapevoli, ma occhio alla povertà energetica
Di che fattori si parla, dunque? L’aumento dei prezzi dell’energia è fra questi, certo. Secondo Eren Çam e Carlos Fernández Alvarez, tuttavia, il caro energia di solito non impatta immediatamente sui consumi elettrici. Per tre ragioni: il costo dell’elettricità rappresenta solo una delle tante componenti della bolletta; molti governi hanno fornito sostegno economico ai propri cittadini; spesso le fluttuazioni di prezzo impiegano del tempo prima di riversarsi direttamente sui consumatori. Questi ultimi, difatti, hanno assistito a un rincaro considerevole solo verso la fine dell’anno.
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Ciò che è cambiato davvero, è il loro comportamento: la maggior parte delle persone ha compreso una volta per tutte il valore dell’energia e, complici le campagne di sensibilizzazione, ha ridotto volontariamente i propri consumi. Un dato molto positivo dal punto di vista ambientale, ma che bisogna guardare con attenzione da un punto di vista sociale: non bisogna dimenticare, infatti, che il fenomeno della povertà energetica si è aggravato. Per questo, concludono gli analisti, per il futuro sarà fondamentale, da un lato, adottare politiche di adattamento ai cambiamenti climatici e, dall’altro, misure di sostegno per le famiglie più vulnerabili.
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