- È in programma dal 20 al 24 febbraio la Settimana internazionale d’azione per la povertà energetica.
- Nel corso della settimana, la coalizione Right to Energy ha organizzato un forum per discutere del fenomeno.
- Il dibattito del 21 febbraio ha messo in luce come povertà energetica e crisi climatica siano sempre più interconnesse.
È in programma dal 20 al 24 febbraio la Settimana internazionale d’azione per la povertà energetica, un evento istituito nel 2021 dall’Università di Manchester e dall’Unione europea nell’ambito del progetto Powerty. Nel corso della settimana, precisamente dal 21 al 23, la coalizione Right to Energy ha organizzato un forum per discutere del fenomeno. Identificato come l’impossibilità da parte di famiglie o individui di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici – riscaldamento, raffreddamento, gas, illuminazione –, riguarda circa due miliardi di persone nel mondo, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. In Europa, la cifra è compresa fra 50 e 125 milioni: non è facile stimarla con precisione proprio perché il fenomeno non è ancora stato correttamente inquadrato.
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Il legame fra povertà energetica e cambiamenti climatici
Nell’ambito del forum di Right to Energy, uno dei panel del 21 febbraio, moderato da Louise Sunderland (Regulatory Assistance Project – RAP) ha messo in luce come povertà energetica e crisi climatica siano sempre più interconnesse. “Ho sempre detto che nessuno dovrebbe essere costretto a scegliere fra ‘heating’ o ‘eating’, fra riscaldare la casa e portare del cibo in tavola. Con il global warming, sta crescendo anche il ricorso ai climatizzatori. Le temperature troppo alte hanno conseguenze negative per gli studenti, per i lavoratori, gli anziani e l’intera popolazione. C’è anche un collegamento fra povertà energetica e sicurezza. Penso all’incendio che, nel 2017, ha colpito la Grenfell Tower a Londra. La ristrutturazione degli edifici dev’essere studiata per incrementare la loro affidabilità, oltre che per renderli più efficienti da un punto di vista energetico”, ha dichiarato Theresa Griffin, direttrice del Forum for European Electrical Domestic Safety (FEEDS).
In effetti, l’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa, con le temperature nel Regno Unito che hanno superato per la prima volta i 40 gradi, e non si parla di un caso isolato: gli ultimi otto anni sono stati i più caldi nella storia del Pianeta e i prossimi saranno anche peggio. Se è vero poi che gli inverni saranno mediamente più miti, è anche vero che alle ondate di calore seguiranno ondate di gelo come quella che ha colpito il Nordamerica nel mese di dicembre. Quindi, possiamo dire che fra le strategie di adattamento ai cambiamenti climatici si debba includere la riduzione della povertà energetica.
Energia pulita per tutti
Su questo punto si è espresso in maniera molto chiara Jeppe Jensen dell’Energy Poverty Advisory Hub (EPAH). “La povertà energetica è un fenomeno che non riguarda solo gli uffici comunali che si occupano delle questioni sociali, ma che dev’essere preso in considerazione anche da chi si occupa di pianificare gli obiettivi delle città in termini di energia e clima. E ricordiamoci che interessa una fascia sempre più ampia della popolazione, non una nicchia. I decisori politici sono chiamati a comprendere la tematica, per poi adottare delle misure volte a proteggere i cittadini”.
L’intento dell’Europa è garantire “energia pulita per tutti”. Clean energy for all Europeans è infatti il nome di un pacchetto di misure approvate nel 2019 per decarbonizzare il sistema energetico in linea con gli obiettivi del Green Deal, assicurando che la transizione sia inclusiva. Per riuscirci, però, bisogna passare da un piano comunitario a uno locale, identificando i bisogni dei singoli e fornendo loro assistenza specifica, tramite la mobilitazione di autorità locali, gruppi di consumatori e della società civile.
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