“Ma è normale che la notizia di 7 comuni piemontesi, costretti in febbraio a dissetare i propri cittadini con l’ausilio delle autobotti, passi sotto traccia?”. Si domanda Massimo Gargano, dg dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la Tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi).
Il nord Italia è in sofferenza
La conferma di una situazione sempre più grave nell’Italia settentrionale arriva dal rapporto settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche. Il documento segnala che la portata del fiume Po continua inesorabilmente a decrescere. Aggiungendo i rilevamenti di Boretto e, tra poco, di Mantova ai record storici negativi, già registrati a Piacenza e Cremona.
Tra i grandi bacini, quella del lago Maggiore è la situazione più emblematica. Il bacino, infatti, pur essendo risalito al 39% del riempimento, resta abbondantemente sotto la media, al pari degli altri invasi lacustri. Anche il lago di Garda, il più grande in Italia, è ormai a pochi centimetri dal minimo storico.
La situazione è complicata poi dal repentino aumento delle temperature, che sta pregiudicando lo scarso manto nevoso alpino. In Valle d’Aosta, per esempio, il fenomeno ha comportato un innalzamento della portata nella Dora Baltea, schizzata da 18,60 a 29,90 mc/s.
Lo spreco che finisce in mare
Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, spiega: “E’ una ricchezza che, pur ristorando beneficamente il territorio, fluisce inutilizzata verso il mare, disperdendo una risorsa, che ci già ci sta mancando”.
La situazione nelle regioni
In Piemonte, regione con aree sorprendentemente a conclamato rischio desertificazione, calano i livelli dei fiumi ed il deficit nel manto nevoso arriva a toccare il 50%. L’Arpa (Agenzia Regionale Protezione Ambientale) conferma: “L’analisi dei dati relativi al primo mese del 2023 conferma la situazione registrata durante tutto l’anno 2022, evidenziando scostamenti rispetto alla media storica del mese con valori superiori al 75° percentile”.
La Lombardia, registra una riserva nivale inferiore di quasi il 54% rispetto alla media storica (49,5% il deficit complessivo delle riserve idriche). La portata del fiume Adda, inoltre, scende a 59 metri cubi al secondo, cioè oltre il 21% in meno rispetto all’anno scorso.
In Veneto, i principali fiumi (Adige, Bacchiglione, Piave, Livenza) ristagnano ai livelli minimi del decennio.
La regione Emilia Romagna ha le portate dei fiumi generalmente in calo ed è impietoso il confronto con le medie storiche del periodo (Secchia: mc/s 2,72 contro mc/s 24,10; Reno: mc/s 5,3 contro mc/s 22.60…).
Ad aggravare le preoccupazioni per una situazione idrologica già molto complessa per i mesi a venire, si aggiunge il riemergere del rischio siccità anche in alcune zone del centro Italia, a causa dell’assenza di precipitazioni significative a febbraio.
In Toscana, le piogge delle settimane scorse sono già un lontano ricordo con il fiume Serchio in magra e l’Arno tornato sotto il minimo storico mensile.
Calano anche i livelli dei principali corsi d’acqua nelle Marche. In controtendenza, aumentano di oltre 2 milioni di metri cubi, i volumi invasati nei principali bacini artificiali, segnando la migliore performance del recente quinquennio.
Nel confinante Abruzzo, il mese di gennaio è stato particolarmente generoso di pioggia con record registrati sulla Marsica (mm. 270,2 a Civita d’Antino) e lungo le coste pescarese (mm. 269,4 ad Ortona) e teatina (mm.234 a Vasto).
Il Molise registra l’altezza idrica nel bacino della diga del Liscione (m. 118,23) in linea con quella positiva dello stesso periodo del 2022.
L’Umbria vede calare l’altezza idrometrica del lago Trasimeno (in crisi da molti mesi) e del fiume Tevere.
Il tratto laziale del fiume di Roma, rimane costante, mentre nel Lazio scendono le quote dei laghi di Bracciano (-100 centimetri sul 2022) e di Nemi, nonché le portate di Sacco, Liri e soprattutto Aniene, nettamente sotto la media storica del periodo.
Calano i livelli dei fiumi in Campania, pur mantenendosi superiori allo scorso anno.
In Puglia si registra un ulteriore incremento dei volumi trattenuti negli invasi, il cui surplus sul 2022 sale a 82,49 milioni di metri cubi.
Resta saldamente in attivo anche il bilancio idrico nei bacini della Basilicata, dove è già iniziata la stagione irrigua come confermato da un calo settimanale di oltre 4 milioni di metri cubi.
La situazione della Sicilia merita un’attenzione particolare. In quanto caratterizzata da una situazione pluviometrica a macchia di leopardo e penalizzata da una deficitaria condizione infrastrutturale.
A inizio febbraio, i bacini dell’Isola contenevano complessivamente il 38% di quanto invasabile, mancando all’appello circa 200 milioni di metri cubi rispetto al 2022, nonostante settimane percepite come piovose.
In realtà, le piogge non sono state omogenee, riversando limitati quantitativi, ad esempio, sulle province di Enna (mm.50) e Palermo (mm.100).
L’anomalia si è confermata con i recenti nubifragi, che hanno interessato principalmente la zona Sud-Orientale dell’Isola, allagando le province di Siracusa, Catania e Ragusa.
In Sardegna la gestione delle risorse idriche deve fungere da esempio.
Gargano conclude: “Ciò evidenzia la necessità di completare gli schemi idrici, creando interconnessioni per poter trasferire acqua da una zona all’altra dell’isola, come anche tra Molise e Puglia dove si continua, e non è davvero comprensibile, a sversare acqua in mare”.
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