- Secondo il Piano 2030 di Elettricità Futura, il nostro Paese dovrà installare 85 GW di nuova potenza rinnovabile per centrare gli obiettivi europei.
- Investendo nello sviluppo della filiera tecnologica nazionale, si otterranno fino a 361 miliardi di euro di benefici economici e 540mila nuovi posti di lavoro.
In base al Piano 2030 di Elettricità Futura, che rappresenta oltre il 70 per cento del mercato elettrico italiano, il nostro Paese dovrà installare 85 GW di nuova potenza rinnovabile per centrare gli obiettivi del piano REPowerEU. L’associazione ha collaborato con Althesys alla realizzazione dello studio di Enel Foundation sulle opportunità per la filiera nazionale delle tecnologie verdi. I risultati sono stati presentati oggi, 8 febbraio, a Roma.
“L’idea di svolgere questa ricerca nasce un anno e mezzo fa dalla considerazione che la decarbonizzazione rappresenta una straordinaria opportunità, non solo per l’ambiente, ma anche per il nostro sistema economico e industriale. Il contesto geopolitico spinge verso la transizione ecologica e l’innovazione in campo tecnologico”, ha dichiarato Alessandro Marangoni, amministratore delegato di Althesys.
I benefici economici e la creazione di nuovi posti di lavoro
L’obiettivo dello studio era quello di delineare le dimensioni e le caratteristiche della filiera italiana delle rinnovabili e della smart energy, identificarne le potenzialità di sviluppo e capire come favorirlo. I risultati hanno evidenziato la presenza di almeno 790 aziende riconducibili alla filiera, di cui quasi 400 specializzate. L’Italia è il secondo produttore europeo di tecnologie per le rinnovabili, ed è il sesto esportatore di tali tecnologie nel mondo.
Aumentando la potenza rinnovabile come stabilito dal Piano 2030 – cosa che richiederebbe soltanto lo 0,3 per cento del territorio italiano – e investendo nello sviluppo della filiera tecnologica si otterrebbero fino a 361 miliardi di euro di benefici economici e 540mila nuovi posti di lavoro. L’Italia potrebbe anche ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas.
📅 The study by #EnelFoundation “The Italian supply chain for renewable and smart energy towards 2030” will be presented on 8 February. It assesses the economic and occupational benefits of renewable generation deployment and #decarbonization. ⚡👷🏻 🛠️ pic.twitter.com/avm0WzbkPI
— Enel Foundation (@EnelFoundation) February 7, 2023
La riduzione delle emissioni e l’aumento della sicurezza energetica
“Ricordiamoci che, nel nostro Paese, l’emergenza climatica sta peggiorando: tra il 2018 e il 2022 gli eventi meteo estremi annui sono più che triplicati rispetto ai cinque anni precedenti. Siamo anche in emergenza energetica, perché siamo ancora troppo dipendenti dall’estero per il soddisfacimento del nostro fabbisogno. Solo aumentando la quota di rinnovabili nel mix elettrico, l’elettrificazione si tradurrà in una maggiore indipendenza energetica e in minori emissioni”, ha spiegato Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura.
Da un lato, “la rete italiana è fortemente digitalizzata e questo ci dà un grande vantaggio”, ha puntualizzato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel Spa. In quanto alle procedure autorizzative per i nuovi progetti, però, siamo i peggiori in Europa per tempi e costi; ci sono stati dei miglioramenti, ma il problema non è stato risolto. Per produrre più elettricità rinnovabile, secondo gli autori dello studio, è urgente aggiornare il PNIEC; responsabilizzare regioni e sovrintendenze; rafforzare l’organico degli uffici competenti; adottare un testo unico che riordini e semplifichi il quadro autorizzativo per il settore elettrico.
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L’aggiornamento del PNIEC e un modello per l’Europa
A tal proposito, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha commentato che “per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, le rinnovabili sono fondamentali. Abbiamo una strategia nazionale che ha come obiettivo quello di snellire le procedure autorizzative per i progetti in questo settore, garantendo anche maggiori certezze a livello normativo. Abbiamo l’opportunità di far crescere un nuovo filone industriale nel Paese. Siamo a metà del guado: entro il 30 aprile, dobbiamo consegnare le nostre proposte di revisione del PNRR, armonizzandolo col piano REPowerEU. Questa dev’essere la prima parte del PNIEC nazionale da chiudere entro il 30 giugno. Dobbiamo fornire un quadro certo, che abbia valenza normativa e finanziaria, in modo da raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030, prima ancora che per il 2050. Sto chiudendo la partita delle CER, anche se ho alcuni dubbi emersi dalla consultazione pubblica, e stiamo andando avanti anche sull’agrivoltaico. Possiamo davvero, sul fronte elettrico, diventare un hub europeo”.
Punto sul quale ha concordato Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy. “Finalmente, Ministero dell’Ambiente e Ministero delle Imprese sono due binari allineati. Riconversione green e sostenibilità del sistema industriale possono andare di pari passo. Chiediamo all’Europa di fare lo stesso. Non possiamo passare dalla dipendenza energetica dalla Russia alla dipendenza tecnologica dalla Cina. Serve anche una collaborazione con il Ministero della Cultura, per far sì che la tutela dell’ambiente coincida con la preservazione dei beni culturali. Se riusciremo in questo, diventeremo un modello per tutta l’Europa”.
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