I paesi dell’Europa orientale stanno sperimentando le pressioni e gli impatti ambientali più elevati associati al consumo, rispetto ai cittadini dell’UE. Non solo, al diminuire dell’inquinamento in Europa aumenta la ricchezza e i vantaggi, difatti i cittadini dell’UE usufruiscono dell’85% dei benefici economici di tali consumi.
E’ quanto rivela uno studio pubblicato oggi, 26 gennaio, su Nature Sustainability, da un gruppo di ricercatori internazionali. Lo studio ha valutato diversi indicatori ambientali tra il 1995 e il 2019.
Quali sono gli indicatori analizzati e come sono cresciuti
Lo studio ha analizzato i seguenti indicatori: emissioni di gas a effetto serra, il consumo di materiale, l’uso del suolo, il consumo di acqua di superficie e sotterranea, la formazione di particolato, l’ossidazione fotochimica e la perdita di biodiversità dovuta alla copertura del suolo, infine l’ecotossicità di acqua dolce, marina e terrestre.
Di questi ben sette indicatori (ecotossicità, emissioni di gas a effetto serra, formazione di particolato, ossidazione fotochimica e consumo di materiale) sono aumentati soprattutto al di fuori dell’UE, mentre sono diminuiti nel blocco UE.
“Mentre studi precedenti evidenziano le grandi importazioni di emissioni indirette di gas a effetto serra da Cina all’UE, i nostri risultati suggeriscono che il consumo UE è anche collegato ad alte emissioni di gas serra in Russia e nei paesi del RoW Asia e regione del Pacifico” si legge nello studio. “Inoltre, gli aumenti totali del consumo di acqua blu e il consumo di materiali e le diminuzioni per la terra l’uso e le emissioni di gas a effetto serra legate al consumo europeo sono in linea con i risultati di studi precedenti”.
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I dati dell’inquinamento in Europa dal 1995. In Spagna i maggiori danni ambientali alla biodiversità
La più grande quota di utilizzo del suolo si realizza nel resto del mondo (RoW) con al primo posto l’Africa, che vede una crescita del 10-18% ogni anno. Le più alte percentuali di perdita di biodiversità derivanti dall’uso del suolo sono state costantemente localizzate in Spagna, contribuendo con il 15-19% alla perdita totale di biodiversità dell’UE. Sempre la Spagna ha registrato le più alte percentuali di consumo di acqua blu nel 2018 e nel 2019, mentre nel resto degli altri anni il consumo di acqua blu era più alto nell’area dell’Asia e del Pacifico (per 20 anni) o nel Medio Oriente (per 3 anni).
Rispetto le emissioni ecotossiche a terra, sistemi di acqua dolce e il mare, sono state a lungo più alte in Grecia. il paese ha contribuito al 12-19% di tutte le emissioni ecotossiche associate al consumo UE.
Germania e Francia hanno registrato la quota maggiore di formazione di particolato fino al 2004. Da allora, la formazione di particolato associata al consumo di UE è stata più alta in Cina (ad eccezione del 2017, in cui la Germania ha il più grande valore AQ9). La quota maggiore di GHGs era costantemente emessa in Germania con
15-19% di tutte le emissioni di gas serra legate al consumo UE. Anche l’ossidazione fotochimica è stata più elevata in Germania (11-16%). Analogamente, i consumi in UE hanno portato alla più alta quota di consumo di materie proprio in Germania (10-16%).
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