Cosa prevede il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici

A fine anno, il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato il PNACC, illustrando le principali strategie di adattamento alla crisi climatica da mettere in atto nel nostro Paese.

  • Il 28 dicembre, il MASE ha pubblicato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC).
  • Il documento, aggiornato rispetto alla versione del 2018, sarà sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica.
Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici
L’Adige a Verona colpito dalla siccità dell’estate 2022 © ANBI

Prima che si concludesse il 2022, in quella settimana fra Natale e Capodanno in cui solitamente non si sa neppure che giorno sia, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ci ha fatto un importante regalo in vista del nuovo anno. Il 28 dicembre, infatti, ha pubblicato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC).

Tale Piano rappresenta lo strumento di attuazione della Strategia nazionale di adattamento approvata nel 2015. Nel 2018 era già stata pubblicata una prima versione del PNACC, mai entrata in vigore. Il nuovo documento, aggiornato rispetto alla bozza precedente, sarà sottoposto alla consultazione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Dopo l’approvazione definitiva con decreto del Ministro, si procederà all’insediamento dell’Osservatorio nazionale che dovrà garantire l’immediata operatività del Piano.

L’obiettivo del PNACC

Il Ministero ha ricordato che la crisi climatica sta mettendo a dura prova il nostro Paese, con ripercussioni anche a livello economico e sociale. L’obiettivo del PNACC è proprio quello di mitigare i rischi legati all’intensificazione degli eventi meteorologici estremi, come le alluvioni che hanno colpito Ischia e le Marche l’anno scorso, e mettere in atto delle strategie di adattamento alle nuove condizioni climatiche, proteggendo specialmente le fasce più vulnerabili della popolazione.

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“Si tratta di uno strumento di programmazione essenziale per un Paese come il nostro, segnato da una grave fragilità idrogeologica”, ha commentato il Ministro Gilberto Pichetto Fratin. “Le ultime tragedie hanno di nuovo messo in luce la necessità di una corretta gestione del territorio e la realizzazione di quelle opere di adattamento che possano rendere le nostre città, le campagne e le zone montuose, le aree interne e quelle costiere più resilienti di fronte ai cambiamenti climatici”.

I settori d’intervento

Il PNACC analizza la situazione climatica odierna in Italia, il quadro giuridico di riferimento e gli scenari futuri. Sulla base di queste considerazioni, individua ben 361 strategie di adattamento suddivise per settori: agricoltura; acquacoltura; pesca; dissesto geologico, idrologico e idraulico; risorse idriche; foreste; desertificazione; ecosistemi terrestri, fluviali e marini; zone costiere; energia; industrie ed infrastrutture pericolose; insediamenti urbani; patrimonio culturale; salute; trasporti; turismo. A ciascuna di queste azioni sono assegnati dei giudizi che ne valutano l’efficacia e l’efficienza economica. Ora non ci resta che attendere l’esito della consultazione pubblica sperando che i tempi siano brevi, dato che di tempo per salvare la nostra specie ne resta ben poco.


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