Lo scorso 8 giugno 2022, sono state confermate dal Parlamento europeo le misure del pacchetto Fit for 55, che con 339 voti a favore e 249 contrari mette al bando i motori endotermici sia a benzina che diesel a partire dal 2035.
Questo significa che, a partire da tale data, non potranno più essere venduti questi autoveicoli, così che le emissioni si possano ridurre del 15% nel 2025, del 55% nel 2030 e del 100% nel 2035.
Spazio solo per l’elettrico, ed eventualmente le auto a idrogeno dunque, uniche tecnologie in grado di azzerare l’impronta carbonica nella fase di utilizzo dei veicoli.
Il relatore Jan Huitema (Renew, NL) ha dichiarato in nota stampa: “Una revisione ambiziosa degli standard di CO2 è un elemento cruciale per raggiungere i nostri obiettivi climatici. Con questi standard, creiamo chiarezza per l’industria automobilistica e stimoliamo l’innovazione e gli investimenti per le case automobilistiche. Inoltre, l’acquisto e la guida di auto a emissioni zero diventeranno più economici per i consumatori. Sono entusiasta che il Parlamento europeo abbia appoggiato una revisione ambiziosa degli obiettivi per il 2030 e abbia sostenuto un obiettivo del 100% per il 2035, fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050”.
Durante la stessa votazione, l’Assemblea ha votato contro la riforma del mercato delle quote di emissione Ets – Emission trading system, contro il Fondo sociale per il clima e il Cbam – Carbon border adjustement mechanism, il meccanismo per imporre dei dazi sull’importazione di prodotti non conformi ai parametri europei.
Le conseguenze della decisione assunta dalla Commissione UE
Ma, nelle fasi produttive dei veicoli elettrici, l’energia necessaria deriva ancora per lo più da fonti non rinnovabili.
Inoltre, la preoccupazione dilaga in merito a questa decisione per via del fatto che, imporre veicoli elettrici comporta la revisione e adeguamento di tutta la filiera produttiva.
Il rischio è che, in seguito a questa decisione, l’auto possa ritornare ad essere un “bene di lusso”, infatti i costi di produzione dei veicoli elettrici rimangono ancora elevati. In questo senso, saranno indispensabili gli aiuti di Stato o gli incentivi per fare in modo che l’elettrico diventi un mercato di massa.
L’impronta carbonica della mobilità elettrica
Il report della Goldamn Sachs riporta che, la produzione di batterie attualmente utilizzate nella maggior parte dei veicoli elettrici, concentrata in Corea del Sud, Cina e Giappone può generare 175 grammi di CO2 per ogni kWh di capacità e, che questo trend non accenna a fermarsi data la forte presenza di combustibili fossili nel mix energetico del Paese.
Oltre a ciò, i dati di Nomisma energia, riportano che ad oggi la produzione media di eolico e fotovoltaico in Europa è pari al 2% e la Germania ha scelto di aumentare la produzione di carbone dal 21 al 31%.
Infine, aspetto affatto trascurabile della mobilità elettrica rimangono la percorrenza, i tempi e l’infrastruttura di ricarica, che continuano a limitarne l’espansione.
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