Ingenti le risorse del Pnrr, pari complessivamente a 222 miliardi di euro, da ripartire in 197 misure tra riforme e investimenti, con 213 milestone e 314 target. Ma quale sarà il suo impatto sulle amministrazioni locali e sulla Pubblica Amministrazione, soprattutto in merito agli investimenti previsti in tecnologia digitale per la digitalizzazione del Paese?
Il tema è stato affrontato al webinar online, organizzato da The Innovation Group in collaborazione con il gruppo Maggioli, “Pnrr: L’ultimo miglio! Focus su Pnrr, progetti e tecnologie per la digitalizzazione delle PA locali”.
Le politiche di sviluppo sostenibile per città e Regioni
Paola Generali, presidente di Assintel (Associazione nazionale imprese Ict) ha esposto le concrete opportunità per la Pal (Pubblica amministrazione locale) e le Pmi (Piccole e medie imprese) che dovranno giocare un ruolo da protagoniste all’interno del Pnrr. Anche se, rimane la difficoltà per i Comuni italiani, costituiti per la maggior parte da meno di cinque mila abitanti, di comprendere cosa debbano fare.
Dunque, vanno presi per mano ed aiutati in questo immane processo di gestione di risorse in tempi così ristretti.
“In questo senso”, afferma Generali, “bisogna che giochino un ruolo strategico sia le aziende italiane del digitale, che le Pmi, prendendo per mano le Pal e accompagnandole nella realizzazione dei progetti”.
Continua Generali: “Noi abbiamo proposto che, se si vince un voucher perché è stato presentato un progetto, significa che è stato valutato positivamente, quindi si dovrebbe poter andare in banca con il documento protocollato che attesta il voucher e chiedere il 100% del suo valore, in modo che sia automaticamente garantito dallo Stato nel momento in cui realizzo il progetto. Banca e Cofidi giocano un ruolo importante e devono coprire e anticipare una quota del voucher, così che possa essere messo a terra. Questo perché per poter fare una strategia di digitalizzazione occorrono determinate cifre, altrimenti attuarla una sola volta non ha senso”.
Il digitale è sempre più pervasivo
Agostino Santoni, presidente di Confindustria digitale, sottolinea che il ruolo delle aziende nel settore digitale non è più solo tecnico, poiché la strategia digitale ora è il punto centrale delle città e delle imprese. Il digitale è ovunque, dunque dobbiamo rendere l’Italia più competitiva attraverso la sua accelerazione. Non un caso che la digitalizzazione è presente in tutte le Missioni del Pnrr.
Dichiara: “Abbiamo un Gruppo di lavoro per aiutare le piccole amministrazioni nell’accelerare la transizione al cloud pubblico. A noi è molto caro anche il tema dell’economia del talento: riqualificare le persone affinché abbiano competenze sul digitale. Dobbiamo avere la primaria ambizione di costruire attraverso il digitale un Paese più competitivo e inclusivo”.
Le difficoltà degli enti locali davanti al Pnrr
Il problema fondamentale che trasversalmente colpisce tutti gli enti locali italiani davanti al Pnrr è quello, come evidenziato da Mauro Savini, responsabile dell’Ufficio Sistemi economici locali e infrastrutture digitali di Anci, di una quantità di risorse enorme che va spesa in tempi sfidanti. Oltre a ciò, quasi mai gli enti locali possiedono competenze sul digitale e si tratta di criticità non sempre risolvibili nel breve periodo.
“Altro punto, dichiara Savini, le amministrazioni locali non sono per questi profili digitali e tecnici un mercato appetibile in termini di remunerazione, pertanto è difficile trovare le competenze adatte che supportino i Comuni. Bisogna lavorare quindi in termini di supporto agli enti locali. Un altro elemento è valorizzare dove ci sono le gestioni associate e considerare il ruolo di spinta degli enti sovra-territoriali che vanno coinvolti. Anci, ad esempio, sta promuovendo le assistenze tecniche offerte da Cdp e Invitalia, sistemi di supporto che vanno messi a sistema e valorizzati. Inoltre, vanno sciolti i nodi amministrativi e occorre un confronto tecnico costante non solo in fase di apertura degli avvisi, ma anche successivamente, durante le fasi attuative”.
Gli esempi virtuosi di Emilia-Romagna e Lombardia
Paolo Calvano, assessore al Bilancio, personale, patrimonio di Regione Emilia-Romagna ha rimarcato il fondamentale rapporto di sinergia che si deve costruire tra amministrazioni locali e centrali, per questo nella sua Regione è stata rafforzata la capacity building degli enti locali ed hanno gestito il Progetto “Mille esperti” del Ministero della PA per l’attuazione del Pnrr. Grazie ad esso, queste persone sono state trasferite a livello territoriale come team di supporto agli enti locali, sia per affrontare i temi del Pnrr, che per ridurre i tempi delle pratiche da evadere, quindi velocizzare i tempi amministrativi.
La Regione si è dotata anche di un piano di monitoraggio interno, così che venga garantita la coesione territoriale. Integra l’attività di advisory di supporto ai Comuni, per riuscire a realizzare un unico punto di riferimento in Regione, a cui i Comuni possono rivolgersi nella fase di organizzazione e implementazione dei progetti. Questo garantisce uniformità nella messa a terra delle risorse. Infine, è stato fatto l’aggiornamento degli appalti a causa dell’aumento dei costi, in modo che gli enti locali possano adeguare i loro bandi ai nuovi prezzari regionali. La Regione svolge anche attività di formazione per le nuove competenze ed è una sorta di hub di reclutamento.
Sulla stessa scia il Comune di Milano che costituisce un unicum grazie al nuovo Board per l’Innovazione tecnologica, di cui è coordinatrice Layla Pavone, il quale ha compreso appieno che la competenza non è mai abbastanza e all’interno del quale sono rappresentati tutti gli stakeholder della città di Milano.
“Il Board supporta, dialogando con tutti gli assessorati, anche sul tema delle competenze, perché nonostante Milano sia una città pioniera sul tema del digitale, ancora 750mila cittadini non sono in possesso dello Spid, dunque bisogna puntare sulla cittadinanza digitale. I livelli su cui lavorare sono diversi”.
La città metropolitana di Milano, come riportato da Cristoforo Massari, responsabile del Servizio di Innovazione tecnologica della città, ha posato 3700 km di fibra ottica, ha una banda ultralarga per il monitoraggio del territorio, per le scuole, l’agricoltura e il controllo dell’aria, il tutto autofinanziandosi e senza sovrapporsi alle Telco presenti, ma creando sinergie.
Tecnologie e piattaforme: le soluzioni per Regioni e Comuni
I Comuni sono destinatari di cinque avvisi. “Sono avvisi sinergici tra loro che devono semplificarne l’utilizzo in un’etica di sicurezza del dato” sottolinea Daniele Crespi, responsabile Sviluppo servizi innovativi di eGov, Gruppo Maggioli. “L’effetto di questi avvisi è di alzare molto l’asticella e chiedere un livello di qualità molto elevato”. I primi tre usciti all’inizio di aprile, riguardano tre piattaforme nazionali. Si vuole portare a regime l’80% dei Comuni su queste piattaforme, quali PagoPa e l’app IO, piattaforme che già esistono e che sono state oggetto di finanziamento l’anno scorso.
Quindi, è importante capire per i Comuni qual è la parte incrementale che possono presentare. Gli altri due avvisi, di cui uno sulla migrazione al cloud, necessita di un adeguamento del sistema infrastrutturale, a cui si aggiunge con il Pnrr il criterio di efficientamento energetico. Il secondo avviso importante è quello sull’esperienza dei servizi online della PA da parte dell’utente, poco utilizzati a causa del fatto che si tratta di servizi non troppo intuitivi, per i quali vanno fissati criteri di usabilità moderni e semplici come sono quelli privati.
Il cloud di nuova generazione
Di cloud di nuova generazione, completamente integrato con chi voglia prendervi parte, ha parlato Marco Fabriani, direttore Pubblica amministrazione & media, Hpe. La loro soluzione permette di non spostare il dato, operazione che ha dei costi non indifferenti, e lasciarlo dove viene creato, apportando dei benefici tecnologici, economici ed organizzativi.
Le reti di impresa di Infocamere per sfruttare al meglio il Pnrr
“Le Camere di Commercio sono soggetti attuatori e gran parte delle risorse finiranno sui territori, pertanto ci auguriamo di essere chiamati ai vari tavoli” come ha spiegato Paolo Ghezzi, direttore generale, Infocamere vista la visione di tutto il sistema economico della struttura grazie a una presenza capillare sul territorio. “Noi mettiamo a disposizione i dati fondamentali del Registro delle imprese e gli sportelli territoriali”.
“L’UE ci richiederà una pre-valutazione di impatto e che vengano misurati e, noi siamo in grado di monitorarli in tempo reale sui territori. Si manifesta l’esigenza di una conoscenza approfondita del territorio e della struttura produttiva che deve essere attivata per creare dei sistemi locali”.
I requisiti generali che devono rispettare le imprese per accedere alle risorse del Pnrr
Le imprese all’interno del Pnrr possono assumere il ruolo di stakeholder, di beneficiari delle misure incentivanti e di specifici progetti e infine, di soggetto realizzatore dell’opera pubblica.
Tra i requisiti generali che devono rispettare per ottenere i finanziamenti ci sono: l’obbligo di conseguimento di milestone e target, per cui l’Italia ha già ricevuto 21 miliardi di euro; il principio del Dnhs, secondo cui nessuna misura finanziata deve arrecare danno agli obiettivi ambientali; il rispetto della parità di genere e dei divari territoriali, con la clausola che il 40% delle risorse deve andare al Mezzogiorno. Infine, il principio del contributo all’obiettivo climatico (37%) e digitale (20%).
Altra novità che si inserisce con il Pnrr è il Cup, elemento cardine per il funzionamento del sistema di monitoraggio che va riportato in tutti gli atti. Ai fini dell’audit e controllo è stabilito l’obbligo di raccogliere categorie standardizzate di dati.
Tra gli incentivi diretti alle imprese, Raffaele Spallone, head of the management and control Unit – Pnrr, Mippaaf, ha illustrato quelli generali del Pnrr, con un focus su quelli relativi ad agricoltura sostenibile ed economia circolare, quali: innovazione e meccanizzazione del sistema agricolo con 500 milioni di euro a disposizione; 1,5 miliardi per il parco agrisolare; 800 milioni per lo sviluppo della logistica per il settore agroalimentare e, 600 milioni per i progetti “faro” di economia circolare (ad esempio trattamento e riciclo dei rifiuti provenienti da filiere strategiche).
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