La Camera ha approvato con 323 favorevoli e 49 contrari il disegno di legge di conversione del decreto 1° marzo 2022, n. 17, cosiddetto DL Energia, recante misure urgenti per il contenimento dei costi dell’energia elettrica e del gas naturale, per lo sviluppo delle energie rinnovabili e per il rilancio delle politiche industriali. (A.C. 3495-AR). Il prossimo passo è l’approvazione al Senato che dovrà avvenire entro il mese di aprile.
Una votazione favorevole già nei pronostici ma che non risparmia critiche sullo stato di avanzamento della transizione ecologica. “Un provvedimento emergenziale fondamentale per tanti motivi, soprattutto per dare risposte concrete a cittadini e imprese“, come rimarca l’On. Rossella Muroni di FacciamoECO : “Ma allo stesso tempo questo provvedimento dimostra quanto siamo in ritardo sul fronte della transizione energetica, anche rispetto ai nostri talenti, ai nostri brevetti e alle nostre potenzialità.
Grazie all’esame nelle Commissioni riunite Ambiente e Attività Produttive è stato possibile migliorare questo provvedimento sul fronte delle risposte strutturali alle crisi energetica, economica, democratica e climatica in atto, ossia delle semplificazioni per le nuove installazioni rinnovabili, come pure per il repowering degli impianti di fonti pulite esistenti”.
“Una norma molto importante – sottolinea Antonio Federico, capogruppo del MoVimento 5 Stelle in commissione Ambiente alla Camera, “è quella, inserita grazie a un emendamento del MoVimento 5 Stelle, che dà vita alla Strategia nazionale contro la povertà energetica: uno strumento importante che si affianca all’Osservatorio nazionale della povertà energetica per individuare e implementare misure in grado di tutelare gli utenti più vulnerabili e di garantire anche alle fasce più deboli della popolazione il diritto a utilizzare l’energia. Parallelamente abbiamo stabilito che Arera, l’Autorità di regolazione dell’energia, debba dar conto dell’effettivo utilizzo delle risorse a sue disposizione per contenere gli effetti degli aumenti dei costi di elettricità e gas”.
“Contestualmente abbiamo lavorato sull’obiettivo di medio e lungo termine, quello di affrancare l’Italia dalla dipendenza dalle fonti energetiche fossili. Lo abbiamo fatto stabilendo un principio molto importante: dove non c’è consumo di suolo, dove non si intaccano colture o aree di pregio paesaggistico, ambientale e culturale si possono e si devono installare impianti di produzione di energie rinnovabili. Dobbiamo fare di tutto per raggiungere l’obiettivo dei 70 Gigawatt di potenza installata al 2030 per ridurre le bollette, le emissioni climalteranti e il ricorso a gas, petrolio e carbone” conclude.
Il peso di un “Elefante a sei zampe”
Nonostante il successo della giornata l’On. Muroni sottolinea l’assenza di un”dibattito politico approfondito, in Parlamento, sul presente e sul futuro energetico del Paese”. Che però la Parlamentare sottolinea sia impossibile da realizzare “questa discussione non riusciamo a farla in nessuna sede”.
Accusando l’esistenza di un elefante nella stanza nello specifico “a sei zampe”, riferendosi all’Eni. “Spesso mi domando se è Eni a essere una partecipata dallo Stato o, viceversa, se è lo Stato ad essere una partecipata dall’Eni. Da troppi mesi, poi, aspettiamo e chiediamo il Piano nazionale energia e clima adeguato ai più ambiziosi impegni climatici europei. Come mi sembra incredibile che non si sappia quali sono il costo reale delle importazioni di gas, la percentuale dei contratti di fornitura indicizzata al petrolio e quindi gli extraprofitti realmente conseguiti dalle aziende energetiche.
Bene i decreti per semplificare, ma servono anche scelte chiare per un futuro energetico fatto di pace, di indipendenza, di sostenibilità e quindi di fonti rinnovabili. Per il clima, per non pesare sulle tasche degli italiani e per non essere complici delle dittature”.
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