Unirau, Associazione delle aziende e cooperative che svolgono le attività di raccolta e valorizzazione della frazione tessile dei rifiuti urbani, ha stilato ed inviato al Ministero della Transizione ecologica (Mite) un position paper sull’implementazione di un sistema Epr (Extended producer responsibility) per il settore nel nostro Paese.
Il momento è cruciale in attesa della Strategia europea per il tessile e di un possibile schema di decreto ministeriale che conterrà l’introduzione della responsabilità estesa del produttore (Epr) dei prodotti tessili.
Andrea Fluttero, presidente Unirau evidenzia: “Obiettivo dell’Associazione in questa fase delicata per il mercato che ha visto da pochi mesi l’entrata in vigore dell’obbligo di raccolta da parte dei Comuni è mettere a disposizione della politica e degli stakeholder l’esperienza maturata dagli attori della filiera in questi decenni in vista del cambiamento che attende il settore del tessile post consumo alla luce della “Strategia europea per il tessile”, che punterà a promuovere la circolarità e la sostenibilità dei prodotti tessili, sostenendo altresì la selezione dei relativi rifiuti, il riutilizzo ed il riciclaggio”.
I punti del documento
Unirau sostiene che, in un sistema Epr ci debba essere una chiara individuazione delle responsabilità anche economiche dei produttori/importatori, compresi i canali on line, e degli altri soggetti che compongono la filiera, quali gli intermediari, i commercianti e i distributori, senza che le lacune della gestione ricadano sulle fasi della raccolta e del trattamento.
Il documento affronta diversi aspetti tra cui: il campo di applicazione, la responsabilità dei produttori, i costi di gestione, il contributo ambientale, il sistema di conformità, la raccolta e selezione, il ruolo della distribuzione e le politiche per sviluppare il settore.
Il ruolo dell’Epr secondo Unirau
Secondo l’Associazione, l’Epr dovrà agire per supportare tutta la filiera nelle diverse fasi, sia per quanto riguarda la qualità ambientale, che la parte economica delle attività, anche nel caso in cui i costi di gestione dei rifiuti superino i ricavi della vendita delle materie prime o dei beni riutilizzabili.
L’Associazione ritiene inoltre controproducente che l’Epr si sostituisca al sistema vigente dei sistemi della raccolta, di cui si occupano i Comuni (affidata loro con gara pubblica), e della selezione, gestita dagli operatori autorizzati e finalizzata all’estrazione della parte valorizzabile destinata al riuso.
Secondo gli ultimi dati Ispra (Rapporto rifiuti urbani 2021), nel 2020 sono state complessivamente raccolte 143,3 kt di frazione tessile, in diminuzione del 9% rispetto al 2019.
Ad oggi, i rifiuti tessili che provengono dalla raccolta differenziata prendono tre strade: quella del riutilizzo, pari a circa il 60% per indumenti, scarpe e accessori utilizzabili direttamente in cicli di consumo, e quella del riciclo, pari a circa il 30%, finalizzato ad ottenere il pezzame industriale (10%) o materie prime seconde per l’industria tessile, imbottiture, materiali fonoassorbenti (20%). Infine, circa il 10% viene smaltito. Attualmente, il settore impiega circa sei mila addetti.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.