Il piano d’azione dell’UE per l’economia circolare introduce misure mirate in alcuni settori a forte valore aggiunto, tra cui il tessile, con target specifici di riciclo. In questo contesto, la misura intende potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento e riciclo contribuendo al raggiungimento dell’ambizioso target del 100% di recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs”. 

I “Progetti faro” di economia circolare 

A sua volta, all’interno del Pnrr, nella Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, uno degli obiettivi è quello di “rendere efficiente il sistema di gestione dei rifiuti, ponendo l’accento sulla produzione di materie prime secondarie che riducono lo smaltimento dei rifiuti nei settori industriali”. Con questa finalità, la Missione 2 – Componente 1 del Pnrr pone tra le misure i cosiddetti “Progetti faro” di economia circolare a cui destina complessivamente 600 milioni di euro da investire in progetti altamente innovativi. 

Gli incentivi per il settore tessile

I 600 milioni di euro saranno ripartiti su quattro linee destinate a riciclo e raccolta dei Raee, al miglioramento della raccolta della carta, dei rifiuti plastici e infine, la linea D viene dedicata ai “Progetti faro” nel settore tessile. Questi dovranno prevedere l’infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre e post consumo, l’ammodernamento dell’impiantistica e nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica di Textile Hubs”. Dei 150 milioni di euro destinati alla Linea D, 60 milioni sono destinati al Nord Italia.

Il Bando della linea di intervento D attualmente aperto

Per supportare le aziende che vogliano prendere parte a questo processo attraverso delle proposte progettuali, richieste dai bandi e, successivamente da sottoporre alla valutazione del Mise, la Camera di Commercio di Milano offre un servizio di orientamento gratuito per le imprese, oggetto del webinar online svoltosi oggi 2 febbraio, dal tema “Pnrr: incentivi per il settore tessile e la creazione di Textile Hubs”. L’ing. Fabiana Panella che si occupa di pianificazione dei processi produttivi e chimica dei materiali e affianca le aziende nella individuazione della valorizzazione degli scarti, ha illustrato i criteri richiesti dal bando in essere che vanno tenuti in massima considerazione nella presentazione del progetto di impianto.

Sul bando attualmente aperto “Avviso M2C.1.1 I 1.2 Linea d’intervento D “Infrastrutturazione della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post consumo, ammodernamento dell’impiantistica e realizzazione di nuovi impianti di riciclo delle frazioni tessili in ottica sistemica cd. “Textile Hubs” si possono trovare tutte le informazioni del caso sul sito dedicato al Pnrr, denominato “Italia domani”.

Per quanto riguarda il suddetto bando, la tipologia di agevolazione consiste in un contributo a fondo perduto del 35% dei costi ammissibili, che potrà essere aumentato del 20% per gli aiuti concessi alle piccole imprese e del 10% per le medie imprese. 

I soggetti destinatari del bando

All’art. 4 del bando viene specificato chi può parteciparvi: a presentare la domanda non devono necessariamente essere aziende in forma autonoma, ma possono anche aderire reti di imprese e consorzi. É però importante che si tengano ben distinte la forma di partecipazione di questa associazione di imprese e si individui il soggetto capofila che andrà poi a rapportarsi con il Mise. Gli enti di ricerca possono fornire consulenza ma non essere beneficiari. 

Gli interventi finanziabili

All’art. 5 del bando vengono specificati gli interventi finanziabili che sono: gli impianti finalizzati alla raccolta e alla cernita operativa, quelli di trattamento delle frazioni tessili e la creazione di una rete capillare ed efficiente per la raccolta e il riutilizzo dei sottoprodotti derivati dal riciclo della frazione tessile. Non sono finanziabili invece, proposte progettuali che abbiano un collegamento con discariche, Tmb (Trattamento meccanico biologico) o inceneritori. 

Sotteso a tutti i progetti ammessi al bando è il principio del Dnsh “Do no significant harm” che prevede che gli interventi dei Piani nazionali non arrechino alcun danno significativo all’ambiente. Bisogna dimostrare attraverso il progetto di riuscire a fare uno scatto di quantità e qualità rispetto a ciò che viene già effettuato con la prassi ordinaria.

Le spese ammissibili

Le spese ammissibili per la realizzazione dell’impianto o dell’intervento di ammodernamento ammontano fino al 10% dell’investimento complessivo. Tra di esse rientrano quelle per opere murarie, fino al 30% dell’importo complessivo; le spese necessarie per l’acquisto di macchinari, per brevetti e licenze ed infine, sono ammissibili anche quelle per consulenze, pari al 4% dell’importo.

I nove criteri di valutazione del bando

Se le aziende vogliono essere certe di ricevere il finanziamento messo a  disposizione dal bando, allora dovranno seguire pedissequamente i nove criteri di valutazione indicati. Il punteggio viene assegnato in base all’importanza del criterio ed infatti il primo, a cui vengono attribuiti 15 punti, è relativo alla quantità di riciclo. Quindi, la capacità di trattamento dell’impianto deve dimostrare di fare qualcosa in più e di avviare un impianto che riesce ad avere in output una quantità di materiale riciclato tanto maggiore rispetto alla quantità di rifiuto in entrata.

Il secondo criterio misura il livello di impatto ambientale dell’impianto. Il terzo, il potenziamento dei livelli di raccolta, che sarà valutato più positivamente in base alle performance previste di aumento in termini percentuali di raccolta della frazione tessile rispetto alla filiera di settore. Qui, viene valutata la capacità di soddisfare il territorio con il quale si interagisce, dimostrando di fare qualcosa in più rispetto allo stato dell’arte.

Obiettivo del bando è dimostrare che la proposta andrà ad ottimizzare non solo la singola dimensione, ma incentiverà anche la realizzazione del riciclo di più aziende, favorendo un’apertura del territorio.

Il quarto criterio valuta il livello di innovazione tecnologica, ritenendo positiva  una tecnologia consolidata nel settore tessile che non deve però essere obsoleta, nell’ottica di durabilità dell’intervento. La tecnologia deve quindi attuare pratiche di simbiosi industriale e dialogo con il territorio in termini di quantità di raccolta, intercettando le realtà circostanti. Il messaggio deve essere di collaborazione con il territorio.

Infatti, il quinto criterio gioca sulla creazione di network e distretti circolari, qui bisogna cercare di descrivere nella proposta la capacità di prevedere soluzioni di network nella filiera di raccolta e pensare a come intercettare positivamente nel distretto la materia prima seconda.

Il sesto criterio è relativo al livello di progettazione ovvero alla maturità progettuale dell’impianto che si andrà a presentare, caratteristica ritenuta premiante.

La replicabilità costituisce il settimo criterio, effettivamente, essendo un “Progetto faro”, tanto più sarà performante maggiormente costituirà un modello sul territorio, magari andando a  legarsi su più distretti.

Gli ultimi due criteri sono relativi, il primo al piano finanziario, nel quale andrà dimostrata la congruità delle spese, mentre il nono ed ultimo al cronoprogramma e tempi di realizzazione. Pertanto è bene presentarne uno che risulti coerente ed attendibile con l’impianto, essendo consapevoli che i progetti andranno presentati al massimo entro il primo semestre 2026. Saranno ovviamente valutate positivamente le proposte presentate anticipatamente rispetto a questa scadenza, ricordandosi però di mantenere fede alla tempistica. 


Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita

Tutti i diritti riservati. E' vietata la diffusione
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.
Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.