La pandemia ha influito sulla produzione di rifiuti urbani nel 2020, con le restrizioni e le chiusure che hanno influenzato i consumi nazionali e ne hanno ridotto la produzione per un ammontare superiore ad un milione di tonnellate (-3,6%).
I dati Ispra sulla produzione di rifiuti urbani
Questi sono alcuni dei dati rilevati dal “Rapporto rifiuti urbani Ispra 2021”, pubblicato lo scorso 21 dicembre. Nel 2020 la produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a 28,9 milioni di tonnellate, in calo del 3,6% rispetto al 2019 (-1,1 milioni di tonnellate).
La riduzione si registra con questa distribuzione geografica: nel centro Italia si è avuto il calo più significativo (-5,4%), seguono le regioni del nord (-3,4%) e quelle meridionali (-2,6%).
A livello pro capite, ogni cittadino italiano produce 488 chilogrammi di rifiuti all’anno, la quantità più elevata appartiene all’Emilia Romagna con 640 chilogrammi per abitante/anno.
A livello regionale, a parte la Valle d’Aosta che mantiene una produzione di rifiuti stabile, tutte le regioni italiane registrano un calo dei rifiuti prodotti anche significativo: al nord, il calo maggiore è quello del Trentino Alto Adige (-6,3%), segue l’Emilia Romagna (-3,9%) e la Liguria (-3,7%). Al centro, per il Lazio scende al -5,6%, seguito dalle Marche (-5,4%) e dalla Toscana (-5,4%). Al Sud diminuisce per la Calabria del -6,7% e per la Basilicata del -4,3%.
Le province che producono più rifiuti si trovano in Emilia Romagna e sono: Reggio Emilia, con 775 kg per abitante per anno, Ravenna con 702 kg e Rimini con 695 kg.
Le principali città ad aver avuto un calo nella produzione di rifiuti sono: Venezia e Milano, il cui calo è pari rispettivamente al 15,7% e al 14%, seguite da Firenze e Palermo con riduzioni del 12,3% e 10,8% per cui hanno influito soprattutto l’assenza del pendolarismo e dei flussi turistici.
La raccolta differenziata
La raccolta differenziata ammonta al 63% della produzione nazionale, con una crescita di 1,8 punti rispetto al 2019. Rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna macroarea, le percentuali sono pari al 70,8% per le regioni del nord, al 59,2% per quelle del centro e al 53,6% per le regioni del sud.
Il 2020, rispetto al 2019, mostra aumenti delle percentuali di raccolta differenziata. Nel 2020, raggiungono o addirittura superano l’obiettivo del 65% nove regioni: Veneto (76,1%), Sardegna (74,5%), Lombardia (73,3%), Trentino Alto Adige (73,1%), Emilia Romagna (72,2%), Marche (71,6%), Friuli Venezia Giulia (68%), Umbria (66,2%) e Abruzzo (65%). Vicine all’obiettivo Piemonte (64,5%), Valle d’Aosta (64,5%), mentre la Toscana si attesta al 62,1%.
Al di sotto del 50% solo la Sicilia (42,3%), che comunque incrementa di 3,8 punti la raccolta differenziata rispetto al 2019 (38,5%).
Tra le città metropolitane, la percentuale più elevata di raccolta si registra a Cagliari con il 73,7%, con una crescita di 2,3 punti rispetto al 71,4% del 2019.
Venezia si colloca al 73,6% e al di sopra del 60% risultano Milano, Firenze e Bologna (rispettivamente 68,9%, 67,6% e 66,3%), mentre la Città metropolitana di Roma Capitale raggiunge il 50,4%. Il valore più basso, 29,4%, lo registra Palermo, stabile rispetto al 2019 (29%).
I rifiuti maggiormente differenziati
L’organico è la frazione più raccolta in Italia con il 39,3% del totale, di cui il 68,4% della frazione organica è costituito dalla frazione umida da cucine e mense (4,9 milioni di tonnellate), il 27,1% (1,9 milioni di tonnellate) dai rifiuti biodegradabili provenienti dalla manutenzione di giardini e parchi, il 3,8% (275 mila tonnellate) dai rifiuti avviati al compostaggio domestico e lo 0,7% (circa 49 mila tonnellate) dai rifiuti dei mercati.
Il 19,2% del totale è costituito da carta e cartone, segue il vetro con il 12,2% e la plastica con il 8,6%.
Gestione e impiantistica
Lo scorso anno gli impianti di gestione dei rifiuti urbani operativi erano 673, di cui 359 al nord, 120 al centro e 194 al sud.
Al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata sono dedicati 359 impianti: 132 sono per il trattamento meccanico o meccanico biologico dei rifiuti, 131 sono invece impianti di discarica a cui si sommano 37 impianti di incenerimento e 14 impianti industriali che effettuano il coincenerimento dei rifiuti urbani.
Cresce di 205mila tonnellate la quota dei rifiuti organici che riguarda tutto il Paese, soprattutto le regioni del centro, dove i rifiuti organici gestiti mostrano un incremento del 16,5%. Viene smaltito in discarica il 20% dei rifiuti urbani pari a 5,8 milioni di tonnellate, con una riduzione del 7,4% rispetto al 2019. Il 18% dei rifiuti prodotti, pari a oltre 5,3 milioni di tonnellate viene incenerito.
Rifiuti di imballaggio
Nell’anno della pandemia il recupero dei rifiuti di imballaggio ammonta all’83,7% dell’immesso al consumo, in crescita di oltre tre punti rispetto al 2019. Attualmente, tutte le frazioni di imballaggi raggiungono gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, eccetto la plastica.
L’esportazione di rifiuti
Nel 2020 sono state esportate 581mila tonnellate di rifiuti urbani e importate 237 mila. I maggiori quantitativi sono destinati ad Austria, Spagna e Portogallo e, ad esportare maggiormente sono Campania e Lazio. I rifiuti maggiormente esportati sono quelli prodotti dal trattamento meccanico (31,5% del totale esportato) esportati in Spagna, Portogallo e Austria.
Invece, importiamo soprattutto vetro dalla Svizzera per gli impianti di recupero e lavorazione della Lombardia; importata in Veneto la plastica dalla Francia, dalla Polonia e dalla Spagna.
Il costo di gestione
Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 185,6 euro/abitante, aumentato di 8,8 euro per abitante. I costi più elevati si registrano al centro pari a 221,8 euro/abitante, segue il sud con 195,7 euro/abitante e, al nord il costo è pari a 165,6 euro/abitante.
Il costo maggiore si registra a Venezia con 376 euro ad abitante, Cagliari con 299,8 euro ad abitante e Perugia con 288,2 euro ad abitante.
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