Una forte governance climatica italiana è più che mai necessaria per dotare il Paese di uno strumento normativo specifico e trasversale che fissi obiettivi ambiziosi e vincolanti, ovvero una legge per la protezione del clima. Per fare questo, occorrono determinazione, misure e tempi per permettere all’Italia di dotarsi di uno strumento da incardinare in un sistema pertinente alle ambizioni e alle richieste degli accordi internazionali.
È l’appello lanciato alle istituzioni dal Wwf – insieme alle associazioni che hanno condiviso l’iniziativa, Greenpeace, Legambiente, Kyoto club, Transport & environment – al convegno Il ruolo del Parlamento nella governance climatica italiana promosso da Ecco, il think tank che opera sui temi del climate change con la missione di accelerare l’azione per il clima in Italia e nel mondo. L’evento si è svolto il 13 dicembre con il coinvolgimento della comunità scientifica, delle realtà della società civile e dei principali attori istituzionali.
Legge sul clima, Muroni: “Coinvolgere Regioni e Comuni”
Secondo la vicepresidente della Commissione ambiente alla Camera dei deputati, Rossella Muroni, sul raggiungimento degli obiettivi al 2030 si starebbe “giocando una grande contraddizione”. All’Italia serve cambiare passo: “Discutere di nucleare è un’operazione di distrazione di massa. Ci sono forze che lavorano affinché la nostra prospettiva energetica sia legata al gas. Affermarlo oggi vuol dire legare il Paese per almeno trent’anni all’utilizzo di una fonte fossile. Il futuro è nelle rinnovabili, nel risparmio e nell’efficientamento energetico e dovremmo riconoscerlo con le risorse destinate al Superbonus, una misura legata agli obiettivi per il clima”, ha dichiarato.
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Nei prossimi dieci anni il Paese dovrà ridurre le proprie emissioni di 200 milioni di tonnellate di CO2 per essere in linea con i target europei, lo ha ricordato la vicepresidente Muroni: “Una legge per il clima non deve essere l’ennesima legge quadro approvata e messa da parte. Deve essere un sistema di regole, di sfide e di metodo. La lotta al mutamento climatico non esiste senza il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni. Deve essere un sistema coerente e omogeneo sui territori. Una legge che ha bisogno di una consapevolezza trasversale e una forte unità d’intenti”.
Tomellini (Mite): “Cite risponde a volontà di creare struttura coerente”
Per il capo del segreteria tecnica al ministero della Transizione ecologica, Renzo Tomellini, razionalizzare le norme esistenti di diverso spessore è un concetto negoziabile: “La costituzione del Comitato interministeriale per la transizione ecologica è decisamente un passo importante nella direzione di mettere ordine e di creare una struttura coerente, nell’ambito della programmazione. Attualmente, sul tavolo del Cite c’è l’approvazione di un piano per la transizione ecologica che potrebbe giocare il ruolo di elemento unificatore in questo ambito”, ha spiegato.
Con il Next Generation EU l’Italia beneficerà di circa 200 miliardi di euro e di cui il 37% deve essere rivolto alla transizione energetica. Ne ha fatto menzione il direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea, Antonio Parenti: “Fare questo senza una legge sul clima pone più limiti che opportunità. Una legge sul clima sarebbe un passaggio positivo e necessario così come mantenere in sede parlamentare, e nel dialogo con le istituzioni, una visione complessiva di costi e opportunità” per le imprese e per l’economia europea nel suo insieme.
Midulla (Wwf): “Serve un mandato forte”
La decarbonizzazione è un elemento positivo che crea innovazione: la definizione di una legge sul clima aiuterebbe a superare le inerzie e rappresenterebbe un presidio indispensabile affinché i criteri della transizione energetica siano effettivamente rispettati. Tuttavia, secondo il giudizio della responsabile clima e energia del Wwf Italia, Mariagrazia Midulla, animatrice della proposta di legge e delle interlocuzioni con il Parlamento, “c’è una carenza di comunicazione e di mandato di cui non si è ancora sufficientemente preso atto”. Aggiungendo: “Non abbiamo nessun meccanismo per incardinare il clima nell’azione politica. Serve un mandato forte. Mettere cioè insieme la visione di lungo termine e l’azione immediata. La legge sul clima non è un modo per fare i target ma per inserirli in questa visione di lungo termine”.
L’elemento centrale della proposta è il carbon budget, necessario per affrontare il cambiamento climatico e suddiviso per settori, insieme alla necessità di istituire un comitato tecnico-scientifico.
Legge sul clima: chiamare il Paese alla partecipazione
La necessità di una legge sul clima è una sfida trasversale. La dimensione istituzionale è necessaria per rispondere alle opportunità e al miglioramento delle condizioni di vita. Si tratta però di un processo in cui la partecipazione dei cittadini diventa un elemento fondamentale. Lo ha sottolineato il co-fondatore e presidente di Ecco, Matteo Leonardi: “Ci poniamo come facilitatori. Le decisioni sfumano perché manca una rappresentanza di legge che riesca a bilanciare le diverse istanze. Istituzioni e società si replicano ma difficilmente si innovano. Abbiamo l’esigenza di accelerare l’innovazione e per far questo servono strumenti che costituiscano un forte punto di riferimento. Il vero problema è come il Paese viene chiamato e coinvolto”.
Per il direttore generale dell’Ispra, Alessandro Bratti, occorre “evitare la stratificazione normativa. L’approccio dovrebbe essere quello di integrare ciò che c’è e, nel momento in cui si integra, aggiungere qualcosa”. L’applicazione dei provvedimenti da parte del Parlamento è per Bratti un tema critico: “La legge 132/2016 (istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente e disciplina dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ndr) non ha visto ancora nessun decreto attuativo. Il Parlamento dovrebbe sviluppare molto di più la funzione di carattere ispettivo e di controllo, cioè monitorare se le leggi raggiungono gli obiettivi preposti, come è stato fatto per la legge sugli ecoreati”.
Infine, per il movimento Fridays for future Italia manca il coraggio politico: “L’unica transizione in corso è quella dal ‘fare le cose come sempre’ a ‘fare le cose come sempre facendo finta che siano green’. Secondo noi, una giusta legge sul clima deve basarsi su limiti di CO2 annuali e vincolanti, sul principio di equità, oltre che su inventari completi delle emissioni: quelli attuali escludono navigazione, aviazione, consumo di beni importati e combustione di biomassa”, ha dichiarato l’attivista Giacomo Zattini.
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