Verificare che i prezzi dell’energia riflettano i costi reali e che il settore privato dia il suo contributo. Sono questi i due punti fondamentali su cui i governi dovrebbero puntare per raddoppiare la quota di energia rinnovabile a livello globale. Un risultato che, come si legge in un articolo pubblicato sull’Huffingtonpost.com, farebbe risparmiare tra i 1,2 ed i 4,2 mila miliardi di dollari all’anno grazie a spese evitate legate a cambiamenti climatici e inquinamento atmosferico. In termini economici i risparmi ammonterebbero tra lo 0,9 ed il 3,3% del Pil mondiale nel 2030, da 4 a 15 volte maggiori rispetto al costo di implementazione. Questi dati, sono contenuti in uno studio dell’Irena che fornisce i dati della Roadmap for a Renewable Energy Future (REmap) e suggerimenti su come puntare sulle fer per contrastare il cambiamento climatico.
In particolare la ricerca mostra che velocizzare l’introduzione delle energie rinnovabili in modo consono a mantenere l’aumento della temperatura globale pari o inferiore a 2°C sia sostenibili economicamente con ingenti vantaggi per la tutela dell’ambiente. In questo contesto valutare i prezzi dell’energia rispetto ai costi reali vuol dire anche considerare altri spese legate ai combustibili fossili che invece sono assenti nel momento in cui si sfruttano le FER: tra questi le fuoriuscite di petrolio,gli impatti dei cambiamenti climatici; lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e il loro smaltimento; o l’acidificazione degli oceani. Se i prezzi dell’energia fossero stabiliti in modo da riflettere i suoi reali costi, i vantaggi economici legati alle rinnovabili sarebbero evidenti.
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