desertificazione

In Italia il rischio desertificazione è sempre più concreto: lungo tutta la penisola i terreni diventano sempre più aridi a causa delle piogge sempre più rade.

La situazione nell’Italia centrale

Il fenomeno investe anche quei territori finora considerati delle oasi. Tra questi la diga del Liscione in Molise che si ritrova con livelli inferiori di oltre 2 metri (fonte Molise Acque: 2017, m.111,54; 2021, m. 109,29).

Anche in Abruzzo la situazione non è migliore. Qui è stato sospeso il servizio irriguo dalla diga di Penne per esaurimento della disponibilità d’acqua: contiene solamente 0,6milioni di metri cubi contro una capacità di 8,80 Mmc.

Nelle Marche le dighe si ritrovano con dei volumi idrici inferiori di circa 10 milioni di metri cubi rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Inoltre, le portate dei fiumi registrano record negativi, come il Sentino, sceso a -40 centimetri sullo zero idrometrico (fonte: Protezione civile Marche).

Le zone costiere della Romagna sono sempre più siccitose. I livelli sono bassi per i corsi d’acqua minori e i fiumi Trebbia e Taro sono addirittura “a secco” dalla terza decade di agosto, con una portata di mc/s 0. Il fiume Enza è sotto il minimo storico mensile, mentre le dighe del Molato e di Mignano, nel piacentino, sono in media con lo scorso anno. 

La Toscana ha i fiumi Serchio e Ombrone sotto la media, ad essere precisi al di sotto del deflusso minimo. Anche in Umbria le precipitazioni sono inferiori alla media e la diga di Maroggia è ai livelli minimi.

I bacini settentrionali

I bacini settentrionali risultano tutti in decrescita stagionale, a parte il lago di Garda che si mantiene sopra la media. Con il calo del lago di Como, perde portata il fiume Adda in Lombardia, dove sono stati significativamente ridotti anche i prelievi dal lago Maggiore. 

L’Arpa Veneto segnala un record negativo nel livello del fiume Adige e -20% di precipitazioni in agosto. 

Il fiume Po rispetto al passato presenta delle portate dimezzate, ma attualmente è in regime di magra “ordinaria”. Il Tanaro, in Piemonte, ha una portata ridotta a meno del 30% sul livello 2020. Secondo l’indice Spi (Standardized precipitation index) di agosto, la siccità è stata significativa per tutta la fascia centro orientale della Regione (fonte: Arpa Piemonte).

Al contrario, la Dora Baltea in Valle d’Aosta registra portate abbondanti (mc/sec 70,20 contro una media settembrina di mc/sec 10,00).

Francesco Vincenzi, presidente Anbi (Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue), commenta: “Il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche conferma così la gravità dei fenomeni siccitosi sul centro-nord Italia durante questa estate ed il perdurare della carenza di significative precipitazioni che sta creando seri problemi di approvvigionamento idrico specialmente nelle regioni adriatiche”.

Il direttore generale di Anbi, Massimo Gargano, aggiunge: “La risposta per incrementare la capacità di resilienza dei territori non può che essere duplice, pena forti ripercussioni sull’economia non solo agricola del Paese. E’ necessario cioè, l’efficientamento e l’ampliamento della rete irrigua del Paese, ma contestualmente anche la realizzazione di nuovi invasi: dai mille laghetti del progetto congiunto con Coldiretti ai 23 nuovi bacini, che abbiamo proposto per essere inseriti nel Pnrr.”

La situazione del centro-sud

Se si scende al centro-sud, nel Lazio sono i fiumi Liri e Sacco a segnare le migliori performance dal 2018.

In Campania, le portate dei fiumi Sele, Volturno e Garigliano sono in aumento, stabili invece quelle del Sarno nel tratto medio. I volumi del lago di Conza della Campania e degli invasi del Cilento risultano in calo, ma dispongono di riserve elevate (fonti: regione Campania, Centro funzionale protezione civile ed Ente per l’irrigazione di Puglia Lucania e Irpinia).

I bacini appulo-lucani servono in modo efficiente gli utenti irrigatori: le dighe della Basilicata trattengono ancora quasi 296 milioni di metri cubi d’acqua, mentre quelle pugliesi oltre 115 milioni. 

I dati peggiori dal 2010 sono quelli della Sicilia.

In Sardegna, gli invasi si trovano in una situazione migliore rispetto al 2020, ma il trend è in diminuzione dal 2010: dagli oltre 1400 milioni di metri cubi di agosto 2010 si è passati ai meno di 1200 di agosto 2021.


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