L’idrogeno è uno dei fattori che sta rinnovando il panorama energetico odierno. Offre nuove prospettive nella determinazione del modello di business dell’intera filiera e sposta la frontiera dell’innovazione. In Italia, come in Europa e nel resto del mondo, il mondo legato all’idrogeno si va definendo. Sulla sua crescita, così trasversale, si concentra l’attenzione dei portatori d’interesse affinché sia davvero sostenibile. Normazione tecnica inclusa. Canale Energia intervista Ruggero Lensi, direttore generale di Uni.
Ing. Lensi, qual è il ruolo della normazione tecnica nella crescita della filiera dell’idrogeno, in Italia come nell’Unione europea?
La normazione tecnica aiuta a caratterizzare i propri prodotti. È un linguaggio che consente di misurare e valutare le prestazioni di ciò che si produce. A livello internazionale si fa riferimento alla International organization for standardization, a livello europeo al Comitato europeo di normazione, in Italia a Uni, che lavora in maniera coordinata con l’Iso e il Cen. La norma tecnica sviluppata da Uni è frutto del consenso, cioè del confronto reale tra operatori del settore che puntano alla garanzia e all’affidabilità dei prodotti. Uni vanta un catalogo di oltre 20mila norme, la più grande biblioteca di conoscenza tecnica condivisa d’Italia. Lì si trova tutto o quasi tutto, manca l’innovazione che deve ancora arrivare sul mercato. La capacità di Uni è di correre veloce quanto il mercato, stare al passo con l’innovazione tecnologica.
Immagino che l’idrogeno rientri nella voce “innovazione”.
L’idrogeno rappresenta uno dei settori più innovativi. Ad oggi non ci sono tutte le norme tecniche, anche perché gli impianti di produzione, stoccaggio e trasporto sono ancora in costruzione. In Uni ci sono i più grandi esperti di ogni settore. Il bello della normazione tecnica è che spalanca le porte a chiunque: chi dispone delle competenze su di un tema specifico può sedersi ai nostri tavoli di confronto e contribuire a scrivere un testo migliore. È così che garantiamo un processo di miglioramento continuo che porta alla costruzione dello stato dell’arte. A questo processo collaborano anche, ad esempio, il Comitato italiano gas, e il Comitato termotecnico italiano, solo per citare due dei sette enti federati ad Uni che si occupano del tema idrogeno.
Quali sono le priorità sulle quali la normazione tecnica deve concentrarsi?
Tutto il materiale normativo che è sviluppato in ambito internazionale nel comitato tecnico Iso/TC197 Hydrogen technologies viene travasato a livello nazionale con la pubblicazione delle norme Uni Iso, così da evitare di discutere di una tecnologia già decodificata. A livello nazionale, pianifichiamo lo sviluppo della normativa in base ai settori trainanti sul mercato. Al momento, siamo coinvolti in tanti progetti. Ad esempio, lavoriamo sul trasporto in blending dell’idrogeno con l’auspicio di redigere una norma tecnica che dall’Italia possa essere esportata a livello internazionale. Siamo partner del progetto europeo e-Shyips, coordinato dal Politecnico di Milano, per individuare le linee guida all’introduzione efficace dell’idrogeno nel trasporto marittimo dei passeggeri.
Da tempo gli attori industriali aspettano la Strategia nazionale sull’idrogeno, di cui esistono solo delle linee guida, che diano concreti indirizzi di sviluppo. Siete coinvolti nel suo sviluppo?
Le norme tecniche di Uni sono sempre volontarie, nascono come detto dal consenso degli operatori. Il legislatore può decidere se trarvi ispirazione e, a questo punto, si tratta di un processo di cogenza fuori dalla nostra responsabilità. È chiaro che quando la tecnologia è fortemente d’interesse è meglio prestare attenzione alla garanzia della tutela della salute e della sicurezza di operatori e cittadini.
Normazione tecnica e regolazione: come farle procedere di pari passo?
Il dialogo con l’Arera è costante per quanto riguarda i settori idrico, gas e rifiuti. Insieme garantiamo che l’attività di normazione tecnica accompagni quella di regolazione.
Come garantite l’acquisizione di nuove competenze per quei professionisti che devono già oggi rispondere ai celeri cambiamenti del settore energetico?
Il tema della formazione è complesso, riguarda sempre più lo sviluppo di competenze non solo settoriali, ma anche trasversali. Il Parlamento ha delegato l’Uni, con la legge 4/2013 “Disposizioni in materia di professioni non organizzate”, alla definizione di principi e criteri per disciplinare le professioni non regolamentate. Questo potrà riguardare anche l’idrogeno, ad esempio potrebbe nascere la figura di tecnico manutentore dell’impianto a idrogeno.
Leggi anche Idrogeno, il punto della normazione tecnica al convegno Uni
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