Una fra le interessanti prospettive dalle quali osservare il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è quella delle imprese e dei professionisti che operano nel settore energetico e ambientale, che per il momento, come tanti altri operatori, passivamente e lentamente apprendono il significato del Piano e, nel tempo, impareranno ad apprezzarne i contenuti ed i vantaggi.

Personalmente ritengo che costoro, tuttavia, non possono essere biasimati fintanto che il Pnrr continua ad essere sbandierato dagli attori politici come la panacea di tutti i mali, destando l’effetto del “miraggio”, contrario a quello che ci si auspicherebbe.

L’articolazione del Pnrr e il quadro europeo degli interventi

L’attuazione del Pnrr si articola in modo da assicurare la realizzazione di specifici interventi e di necessarie riforme cui provvedono, nelle rispettive competenze, i singoli ministeri, nonché le Regioni e gli Enti Locali. Le Amministrazioni sono responsabili dei singoli investimenti e delle singole riforme e inviano i loro rendiconti alla Struttura di coordinamento centrale che è localizzata presso il ministero dell’Economia e delle Finanze.

In particolare, il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato svolge il monitoraggio e il controllo centralizzato sull’attuazione e costituisce il punto di contatto con la Commissione europea. È prevista anche una cabina di regia presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il compito di garantire il monitoraggio dell’avanzamento e il rafforzamento della cooperazione e di proporre le modifiche normative necessarie per l’implementazione delle misure del Piano.

Per il Pnrr proposto dall’Italia l’anticipo previsto è del 13% delle risorse disponibili pari a 191,5 miliardi di euro,di cui un terzo a perdere e due terzi da restituire. A questo si aggiungono ulteriori 43,64 miliardi da risorse nazionali e dal programma ReactEU per l’assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa.

La composizione

Come noto, il Piano è suddiviso in sei Missioni e 16 Componenti, per ciascuna è individuata la quota di risorse assegnate. Tra le missioni, quella maggiormente e direttamente legata agli usi energetici e ambiente è la “2-Rivoluzione verde e transizione ecologica”, che mira ad avviare una radicale transizione ecologica verso la completa neutralità climatica e lo sviluppo ambientale sostenibile per mitigare le minacce ai sistemi naturali e umani.

Si compone di:

  • C1. Economia circolare e agricoltura sostenibile.
  • C2. Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile.
  • C3. Efficienza energetica e riqualificazione degli edifici.
  • C4. Tutela del territorio e della risorsa idrica.

L’insieme delle misure ha per obiettivo il raggiungimento e il superamento degli obiettivi definiti dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima 2030 (Pniec) in vigore, nonché il raggiungimento degli ulteriori target ambientali europei e nazionali:circolarità, agricoltura sostenibile, biodiversità, etc. La transizione ecologica dovrà avvenire in sincrono con la cosiddetta “transizione burocratica”, che includerà riforme fondamentali nei processi autorizzativi e nella governance. Il tutto in modo inclusivo ed equo contribuendo anche alla riduzione del divario tra le Regioni italiane.

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L’assegnazione delle risorse

Per capire la logica di assegnazione delle risorse è interessante osservare che l’ipotesi di base è che il capitale pubblico contribuisca in misura significativa e persistente alla produttività e alla competitività del sistema economico. È il caso delle infrastrutture energetiche e di trasporto che possono avere impatti diretti ed esternalità positive sul sistema produttivo nazionale. Secondo l’approccio “bottom-up” il modello di equilibrio economico adottato dalla Commissione europea attribuisce le componenti di spesa ai singoli prodotti e riaggrega poi tali attribuzioni per ottenere la classificazione della spesa a livello delle 16 Componenti delle sei Missioni oltre che di tutto il Piano.

Il risultato di tale modellazione è:

  • il 61,8% delle risorse è destinato a investimenti pubblici;
  • il 12,2% è costituito da spesa corrente;
  • il 5,0% è trasferito alle famiglie;
  • il 2,4% è costituito da contributi datoriali;

fra cui risaltano:

  • la spesa per investimenti in costruzioni è il 32,6% della spesa totale;
  • il 18,7% sono incentivi alle imprese;
  • la spesa per prodotti informatici, elettronici e ottici è il 12,4%;
  • per la realizzazione di piattaforme informatiche e database la spesa è del 3,8 %.

a chiaro beneficio degli operatori del settore.


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Libero professionista in possesso di plurime certificazioni delle competenze in ambito italiano (Ege, Esperto in energetica) ed europeo (Energy auditor, Training provider, etc.), riveste il ruolo di Energy manager per PA, imprese a forte consumo energetico e società di servizi energetici in tutta Italia. Componente di tavoli tecnici permanenti e membro di Comitati tecnici di Certificazione presso Organismo internazionale di certificazione per Ege, AE, Lead Auditors ed Energy Management Systems ISO50001.