Con il supporto del Gestore dei servizi energetici sono stati attivati 2,2 miliardi di investimenti nella green economy. È stimata invece in 51mila unità di lavoro annuali (equivalenti a tempo pieno) l’occupazione legata alle iniziative nuove e già in corso sostenute dal Gse. Questo è quanto emerge dal report annuale della attività svolta nel 2020 dal Gse. “Nell’anno delle grandi sfide, l’impegno del Gse si è concretizzato in oltre 15 miliardi di euro destinati allo sviluppo sostenibile e in circa 1 milione di progetti dedicati alla transizione energetica. Risultati, questi, resi possibili dalle persone del Gse che hanno potuto svolgere il proprio lavoro e consolidare la percezione del valore sociale di chi lavora nella Pubblica Amministrazione”, ha detto l’amministratore delegato Roberto Moneta.
“La pandemia ha contribuito a rafforzare la consapevolezza dell’importanza dello sviluppo sostenibile e dell’urgenza di mettere in campo tutti gli sforzi necessari per raggiungere gli obiettivi ancora più impegnativi che l’Europa ha reputato di darsi”, ha dichiarato il presidente del Gse, Francesco Vetrò, sottolineando che “la transizione energetica costituisce la chiave principale per superare il momento storico così complesso che ci troviamo a vivere e per puntare decisi alla decarbonizzazione al 2050 e, perché ciò si realizzi, occorre, già nel breve termine, cogliere le opportunità offerte dalle ingenti risorse che con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza l’Europa destina alla ripresa economica del Paese. Il processo”, ha poi concluso, “dovrà essere adeguatamente governato e il GSE saprà mettere al servizio del Paese le consolidate competenze tecniche e gestionali di cui dispone.”
“Il nostro sforzo è volto ad incrementare quote sempre crescenti di rinnovabili nei sistemi energetici“, ha dichiarato il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, “a partire dal settore elettrico, che ha potenzialità di decarbonizzarsi per primo rispetto ad altri, facendo leva sull’abbondanza di risorsa rinnovabile a disposizione e su tecnologie prevalentemente mature. Ma la ratio dei nostri interventi si fonda anche su un miglioramento immediato della qualità della vita, come nel caso dello sviluppo della mobilità sostenibile che, oltre ai fini della decarbonizzazione, costituisce un tangibile apporto positivo alla vivibilità. Oppure, come nel caso del rafforzamento dell’efficientamento energetico attraverso l’incremento del livello di efficienza del parco immobiliare, una delle leve più virtuose per la riduzione delle emissioni in un Paese come il nostro, che soffre di un patrimonio edilizio in cui oltre il 60% degli edifici ha un’età superiore a 45 anni”.
Gli impianti di rinnovabili in Italia
A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950.000 impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936.000 sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti (idraulica, geotermica, bioenergie).
Il prossimo anno vede aperta la sfida delle comunità energetiche su cui l’ente sta già agendo con azioni di divulgazione e con la realizzazione di una guida di regole tecniche pronte all’uso.
I numeri dell’efficienza energetica
Rispetto l’efficienza energetica, le domande di accesso al Conto Termico sono state 113.498, corrispondenti a 451 milioni di euro di incentivi richiesti, di cui 320 milioni in accesso diretto e 131 milioni relativi a interventi prenotati dalla Pubblica Amministrazione. Sono poco più di 1,7 milioni di Titoli di Efficienza Energetica riconosciuti di cui il 59% per interventi in ambito industriale, il 32% nel settore civile, il 5,5% per progetti di illuminazione e i restanti nel settore dei trasporti.
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