Nonostante l’irreversibilità del processo che vede i veicoli elettrici (EV) e quelli ibridi plug-in (Phev) conquistare sempre maggiori fette di mercato, fino ad arrivare al 20% delle vendite di nuove auto nei prossimi 10 anni a livello globale, ci sono ancora delle aree in cui lo zoccolo duro del combustibile tradizionale resiste.
In controtendenza rispetto alla nuova era del combustibile alternativo, rimane il Nord America che dovrebbe addirittura vedere un aumento della domanda di carburante tradizionale entro il 2030. Le cause sembrerebbero riconducibili alla difficoltà nella costruzione di adeguate infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici e al consumatore americano che ancora non vede il vantaggio di possederne uno. Questa combinazione di motivazioni ha l’effetto di rallentare la crescita del mercato, come dichiara GlobalData, società leader di dati e analisi.
Svetlana Doh, analista Upstream Oil & Gas di GlobalData, commenta: “il fatto che la transizione verso auto senza carburante sia supportata da molti governi, dalle principali case automobilistiche e dalle compagnie petrolifere e del gas aiuta a mantenere la domanda complessiva di carburante relativamente costante entro la fine del decennio. Tuttavia, mentre in Europa e in Asia la domanda di carburante dovrebbe diminuire del 5%, ciascuno entro il 2030, alcune altre regioni dovrebbero ancora vedere un aumento della domanda di carburante. Infatti, in Nord America, per esempio, la domanda di carburante vedrà un aumento di circa il 3% entro il 2030. Doh prosegue: “gli operatori del petrolio e del gas stanno tentando varie strategie per trovare la propria nicchia nel business dei veicoli elettrici. Per esempio, Shell ha il piano più ambizioso di aumentare il numero di punti di ricarica EV a quasi mezzo milione entro il 2025, mentre Total sta progettando di fornire un’intera catena di valore dalla generazione di energia alla produzione di batterie per EV. Nel frattempo, Woodside Petroleum sta entrando nel business della fornitura di idrogeno alle stazioni di ricarica”.
E’ razionale e lungimirante che un settore come quello dei trasporti, che produce un quarto delle emissioni di CO2, veda da parte dei governi un processo di progressiva sostituzione dei veicoli tradizionali.
Doh ha concluso dicendo che, al fine di rispettare le proprie scadenze sulle emissioni di carbonio, molti Paesi sono stati in procinto di sviluppare politiche che favoriscono il business dei veicoli elettrici rispetto alle auto a gas, introducendo incentivi e riduzioni fiscali. Per esempio, negli Stati Uniti, le case automobilistiche possono richiedere prestiti fino al 30% per rinnovare le loro fabbriche per la produzione di veicoli a combustibili alternativi.
Ma come suddetto, in Nord America non sembrano ancora pronti a fare questo balzo in avanti. Attualmente, a guidare la transizione verso i veicoli elettrici sono l’Europa occidentale e centrale, il Giappone, la Corea e la Cina.
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