In tempi di pandemia la logistica ha contribuito in maniera determinante al mantenimento di un minimo di normalità nella nostra vita, ad esempio garantendo la presenza di beni essenziali sugli scaffali della grande distribuzione. La logistica è impegnata in un percorso di lungo corso rivolto alla sostenibilità e alla circolarità.
In particolare, le attività logistiche e i trasporti seguono la bussola della circolarità per ridurre il proprio impatto sulla vita del pianeta e delle persone. Durante la sessione “La logistica per la circolarità e la logistica circolare Shipping”, dell’evento digitale Forwarding&Logistics meet Industry (8-10 marzo), promosso da
ClickutilityTeam e The International Propeller Club Port of Milan, è stato fatto il punto sui risultati finora ottenuti.
Sostenibilità, i quattro pilastri della logistica
Cartina tornasole in tal senso è la Carta di Padova, firmata dalle associazioni del settore a novembre 2020, che fissa quattro pilastri per lo sviluppo della logistica sostenibile, come illustrato dal presidente di Sos Logistica Daniele Testi. Il “documento è estremamente sintetico e usa un linguaggio comune” per avere la massima pervasività, spiega Testi. Le quattro aree di lavoro riguardano: formazione, cultura e comunicazione; innovazione aperta e trasformazione digitale, per mettere in discussione i modelli di business che non funzionano più; metriche e presupposti scientifici per la sostenibilità, l’asse ambientale del manifesto; risorse e governance.
L’intermodalità e i terminal portuali
In termini di intermodalità, l’intervento del vicepresidente di Assologistica Umberto Ruggerone ha spiegato le potenzialità del terminal come magazzino. “Si è sempre tenuto conto dei km percorsi, della distanza tra due porti che deve essere inferiore a quella definita come standard per l’efficacia dell’intermodalità”, eppure per rendere efficace il trasporto intermodale bisogna rivedere le distanze sulla base del contesto geografico nazionale, “efficientare gli stessi terminal” e “supportare politiche italiane ed europee che eliminino costi penalizzanti per il traffico”.
Trasporto e circolarità dei rifiuti
Sulla circolarità dei rifiuti si sono soffermati i presidenti del Consorzio nazionale imballaggi in plastica Arnaldo Satanassi e di Rilegno Nicola Semeraro. Fissate le distinte caratteristiche e applicazioni della plastica e del legno, ogni materiale ha vissuto una grande crescita negli ultimi anni in termini di raccolta e avvio al recupero. Per quanto riguarda la plastica, “in cinque anni i volumi sono triplicati” con una crescita “del 5% ogni anno”, ha spiegato Satanassi, e “gli italiani hanno risparmiato circa 18 milioni di euro”. Inoltre, sono usati per i bancali “materiali che si farebbe fatica a utilizzare, eterogenei e pesanti, altrimenti destinati alla discarica”. Sono poi “500 i camion che ogni giorno trasportano rifiuti in legno”, ha aggiunto Semeraro, “e si dirigono nel Nord Italia, dove sono ubicati quasi esclusivamente gli impianti di trattamento”. “Delle 840 milioni di tonnellate recuperate, 60 milioni diventano pellet rigenerato”.
Un quadro completo sul trasporto dei rifiuti è stato delineato da Manuela Medoro analista ambientale di Ecocerved. Nel 2018 la movimentazione stimata dei rifiuti si è attestata sulle 200 milioni di tonnellate. I flussi si possono distinguere in logistica di prossimità, da Sud a Centro Italia o all’interno della regione, che rappresenta la percentuale maggiore, e di lungo percorso, oltre i 300 km. “Negli ultimi dieci anni il recupero è aumentato progressivamente ed è incrementato il recupero di energia”. Gli “scambi con l’estero rappresentano una parte minoritaria”. L’import di rifiuti di tipo metallico, pari a “6/7 milioni di tonnellate ogni anno”, è “estremamente concentrato nelle regioni del Nord Italia”. In conclusione, ha evidenziato, “questo è l’emblema dell’economia circolare”: i rifiuti devono viaggiare perché il ciclo di gestione si chiuda.
Stesso dicasi per i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche che, come evidenziato da Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di coordinamento Raee, sono “i distributori insieme agli installatori sono i principali attori del sistema che si fa carico del ritorno dei rifiuti”. È da lì che nasce la logistica e la possibilità di diventare materia prima seconda.
Waste to fuel
A completare il quadro, la tecnologia waste to fuel di Eni presentata da Gianluca D’Aquila, responsabile Taf management e progetto “sviluppo waste to fuel – forsu” di Eni Rewind. Questa tecnologia, ha asserito, vuole rappresentare “un’alternativa agli impianti di biogas e biometano o al compostaggio”. Produce bio-olio dalla forsu, la frazione organica dei rifiuti. Sfruttando un processo di termoliquefazione è in grado di trasformare i rifiuti in olio, che può anche essere impiegato nella raffinazione. La resa dipende dalla presenza di grassi e proteine dei rifiuti, varia dal 3 al 16%. In ogni caso punta ad intercettare una parte dei rifiuti che altrimenti dovrebbero essere trasportati e, di conseguenza, avrebbero un impatto ambientale.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.