1 km di autostrada può diventare molto di più, se possiamo riciclarla interamente per comporre un nuovo manto stradale di qualità anche superiore. È la sfida che ha vinto Mapei con gli additivi Acf-L1, Acf-L2 e Acf-L3, per cui ha ottenuto il premio Best performer dell’economia circolare 2019/2020 promosso da Confindustria.
“Un riconoscimento che nasce dalla collaborazione con Bocconi-Sant’Anna e Assolombarda nell’ambito del progetto Cerca2 (Circular economy come risorsa competitiva per le aziende) e la sintesi che abbiamo effettuato nella valutazione della messa in opera del prodotto e calcolo del ciclo di vita del sistema” evidenzia a Canale Energia Mikaela Decio, corporate environmental sustainability manager di Mapei. Un calcolo da cui è emerso che da 1 km di asfalto, con un recupero del 40% del materiale, si ottiene un risparmio ambientale, in termini di CO2, pari a non effettuare 2799 viaggi tra Milano e Roma.
“Si tratta di riutilizzare un rifiuto speciale non pericoloso, il fresato d’asfalto, che altrimenti andrebbe depositato in discarica, e reimpiegarlo nella filiera con una resa equivalente a circa la metà dello strato originale” spiega Gilberto Del Zoppo, road engineering manager di Mapei, l’area che si occupa di realizzare prodotti come questo.
Un risparmio importante per l’ambiente e il recupero di preziosa materia prima seconda “soprattutto gli strati più alti che, compressi dagli pneumatici, sono composti da inerti molto pregiati”.
La procedura di lavorazione del fresato di asfalto
Che si tratti di asfalto di autostrada o meno non ha importanza, il punto è che sia fresato di asfalto “La procedura è standard e prevede che il Rap (Returned Asphalt Pavement), prelevato con appositi macchinari, le frese, sia trasportato negli appositi centri impianti di trattamento. Lì viene vagliato e separato nelle sue componenti granulometriche. Ad esempio l’asfalto dell’autostrada è più pregiato rispetto a quello delle strade di città. Si effettua una determinazione del contenuto di legante di queste frazioni, dopodiché si può reintrodurre nel mix di un nuovo asfalto” spiega Del Zoppo. “Si tratta di materiale Cod ser 17 03 02, il cui requisito essenziale è che non contenga catrame che altrimenti sarebbe pericoloso. Non è un problema da porsi in Italia, dato che da noi è vietato”.
La chimica verde si fonde con la chimica classica e l’economia circolare
Una scelta, quella della sostenibilità, che vede Mapei coinvolta da tempo sia a partire dalla struttura delle sue componenti che nell’impiego delle stesse.
Progetti volti ad allungare la vita del conglomerato bituminoso, produrre meno scarti con meno impatto anche per la salute degli operatori. “Scelte di sostenibilità che vengono poi misurate nel ciclo di vita completo del prodotto, con la metodologia Lca (Life cycle assessment). Dal trasporto, alla trasformazione, all’applicazione e, in caso, anche al suo riciclo. Un approccio che permette di concretizzare con un numero confrontabile e testabile l‘impatto ambientale dei prodotti” rimarca la Corporate environmental sustainability manager.
“Ci stiamo spostando verso la chimica verde, quindi materiale naturale interamente biodegradabile” conferma il Road engineering manager di Mapei, “adesso stiamo per mettere nel mercato un attivante di adesione che sarà 100% di origine vegetale. Si tratta di prodotti in grado di allungare la vita dei conglomerati bituminosi senza avere un impatto nocivo sull’ambiente e la salute”.
“Rispetto all‘economia circolare abbiamo un accordo con Iren per cui riutilizziamo il polietilene e polipropilene di scarto raccolto. Il materiale viene da noi aggiunto nel conglomerato bituminoso al fine di dargli maggiore portanza. Con questa soluzione abbiamo realizzato alcune grandi opere come l’aeroporto di Venezia”.
Il green all’estero è più sentito
Tutte tecnologie di sostenibilità ambientale e salute per gli stessi addetti che ancora trovano poca sponda in Italia. “Con i Cam sta crescendo l’attenzione e la consapevolezza a questo tema, ma c’è bisogno ancora di sviluppare una cultura e una preparazione adeguata” conclude Mikaela Decio, “mentre il nord Europa è già più sensibile a soluzioni sostenibili, soprattutto la Norvegia. L’America invece guarda ad aspetti diversi della sostenibilità rispetto all’Europa, ma c’è comunque un’attenzione”.
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